1992: l'anno delle stragi

18.05.2022

L'immagine del titolo è molto simile a quelle che quotidianamente arrivano dall'Ucraina. E, in fondo, è proprio un'immagine di guerra, quella che trent'anni fa sventrò un tratto di autostrada a Capaci e un edificio a Palermo, in via D'Amelio, massacrando tre magistrati e otto poliziotti della scorta.

Nell'arco di due mesi (da maggio a luglio) furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, protagonisti di una lotta alla mafia di rara efficacia.

Nel numero di prospettive dedicato in gran parte alla giustizia, in occasione dei referendum del 12 giugno, ci è sembrato giusto ricordare uno dei tanti eventi tragici (e ancora non del tutto chiariti) dell'Italia di allora.

Soprattutto, confrontare il prestigio di cui godeva allora una Magistratura impegnata su tutti i fronti caldi della società italiana, e il diffuso discredito di cui la stessa Magistratura soffre oggi, a causa di comportamenti che, per quanto probabilmente i-solati, gettano un'ombra sull'azione complessiva di questa istituzione, vitale per ogni Stato democratico.

Alcuni dei quesiti referendari intendono incidere pesantemente sull'organizzazione del nostro sistema giudiziario, e hanno provocato la dura reazione dell'Associazione Italiana Magistrati, che ha proclamato uno sciopero per il 16 maggio; sciopero al quale ha partecipato meno della metà dei giudici, a dimostrazione dello stato di sofferenza percepito anche all'interno di quella che molti, per lo più politici, definiscono casta.

Che l'ordinamento giudiziario italiano abbia bisogno di una revisione profonda, è indubbio. Ma non saranno i referendum a produrla; anzi, qualcuno dei quesiti rischia di aggravare i problemi, invece di risolverli.

Spetterebbe al Parlamento scrivere le leggi di riforma necessarie, ma - a parte la qualità degli attuali parlamentari - si è creata tra politica e magistratura una reciproca diffidenza che rasenta l'insofferenza, se non un aperto dissidio; da cui difficilmente possono nascere buone leggi.

Nel focus di questo numero facciamo una rapida, ma - crediamo - completa, panoramica sui quesiti referendari e ospitiamo qualche commento che può agevolare la scelta per il Sì o per il No.

Anche se, a dar retta ai sondaggi, difficilmente la consultazione referendaria raggiungerà il quorum del 50%+1 degli elettori.