Ai Bilozziu: tra impegno e goliardia

C'è stato un tempo, per molti ormai lontano, in cui a Pattada si era tutti orgogliosamente "Bilozziani".
Atei, credenti più o meno bigotti, benestanti imprenditori edili e manovalanza qualunque; laureati certificati e tuttologi della vita, maschi e femmine, servi e padroni.
Spero non badiate all'eccessivo trasporto emotivo di chi scrive, ma questa è la storia di un'avventura nata per goliardia (il vero significato del nome Ai Bilozziu è tuttora argomento di dibattito tra i più assidui frequentatori della movida pattadese), ma che in un modo sorprendente ha tirato fuori il meglio da una comunità ancora unita e partecipe. È la storia di cinque menti vulcaniche: Gian Piero Mongiu, Pierangelo Deroma, Pietro Campus, Tonio Fais e Tomaso Satta, che - nell'Estate del 1998 - decisero di stampare un «giornaletto» per fare la cronaca scalcagnagnata delle gesta di chi, all'epoca, si cimentava nel seguitissimo torneo di calcio estivo in paese. Il giornale veniva distribuito tra il pubblico presente alle partite e nei bar di Pattada, e ha contribuito (ben prima dei meme ai quali siamo inesorabilmente assuefatti), a creare vere e proprie figure mitologiche «di bidda»: King Kongiu, Tore Sattero, L'Antica Cubedderia del Corso, Poddinzio, Truberta, La Pantera Crosa... per non citare i calembour dei nomi delle squadre partecipanti al torneo: Real Imbreaghera, Deportivo La Cogogna, Culilenos, Totu che pare, Pube de Oro.
La Cazzata dello Sport, così venne (s)battezzato il giornale, è sicuramente custodito in qualche anfratto polveroso e nostalgico di parecchie dimore pattadesi. Insomma, una fucina di gag difficilmente replicabile - al giorno d'oggi - ma senz'altro imperiture, anche perchè qualcuno più vecchio di me già aveva capito che «scripta manent».
L'era del cinghiale rampante, iniziata quasi in sordina (come quasi tutti i romanzi di provincia), prosegue nel 2003, con la nascita di quella che diverrà una vera e propria associazione culturale, con tanto di logo beffardo, più volte esibito anche oltre i confini dell'Isola.
L'esordio come associazione non poteva essere più ossimorico e dissacrante di un manipolo di miscredenti sinistroidi che organizzò - collaborando con la pro loco - nientemeno che i festeggiamenti per Santa Sabina! Un'esperienza faticosa ma incredibile; praticamente un remake di un episodio di Don Camillo e Peppone.
Il curriculum dell'associazione è impressionante, sia per la varietà delle iniziative, sia per i traguardi raggiunti. Citerò qui solo alcuni di questi, per dare un'idea (a chi non ricorda più, ma specialmente a chi non ha avuto la fortuna di respirare la gioia di questa esperienza), di come a Pattada la Libertà è stata partecipazione trasversale.
1 Gennaio 2005: un maremoto devastante colpisce nel Sud-est Asiatico e, senza pensarci più di tanto, JBK Cuguttu e Ai Bilozziu, organizzano una serata benefica in discoteca. Il ricavato viene devoluto a quattro associazioni impegnate negli aiuti alle associazioni colpite dal disastro.
Venne quasi spontaneo, in seguito a questa iniziativa, rischiare un'ulteriore sfida, quella cioè di organizzare una serie di incontri con esperti e giornalisti su tematiche strettamente legate alle problematiche "croniche" della Sardegna: stoccaggio dei rifiuti tossici nei luoghi più improbabili e senza il consenso dei cittadini, la piaga delle servitù militari e la questione - accantonata da anni - dell'uranio impoverito, o la valorizzazione e diffusione della Limba Sarda).
Si aveva molto timore di fallire nel nostro testardo intento di informare e sensibilizzare più gente possibile su temi per alcuni di noi imprescindibili, ma la presenza delle tante persone che vennero a questi incontri, i dibattiti talvolta molto accesi e la generosità infinita di persone competenti come il dottor Migaleddu, Piero Mannironi, Nanni Falconi, Bustianu Cumpostu, Walter Falgio, Bainzu Piliu e tantissime altre persone preziose, ci convinsero che potevamo lanciare il nostro cuore entusiasta oltre l'ostacolo e gettare le critiche sterili alle ortiche.
L'apogeo di questa avventura resterà senz'altro il progetto, prolungatosi per tre edizioni, del BURKINA FASOL LA SI DO, una manifestazione multiculturale benefica a favore della costruzione di infrastrutture e servizi di base in questo paese africano. La scintilla scatta dall'esperienza di volontariato di Lucrezia Satta proprio in un villaggio del Burkina; un'idea di cooperazione concreta che ha innescato una serie di eventi che hanno portato alla costruzione di dormitori, refettori, pozzi e scuole, in uno dei paese Africani più poveri e dimenticati. Grazie alla determinazione di Lucrezia e al contatto quotidiano e diretto con il responsabile del centro di accoglienza per ragazzi di strada del villaggio Koupèla, Aloys Kaborè, si è riusciti ad attraversarse l'atavica diffidenza sul «fare beneficenza senza sapere dove finiranno i soldi». In tre edizioni (più altri eventi collaterali successivi), è avvenuto un miracolo di fiducia e generosità che ha unito tutto il paese. Sappiate che c'è una goccia di Pattada nell'immenso continente Africano.
Ricordo ancora, e ho impressi parole e volti di persone che ci fermavano per strada per dare un'offerta, mettere a disposizione un oggetto per la pesca di beneficenza, i «grazie» come se la gente avesse affidato a noi la voce e le braccia per raggiunfere un obiettivo comune: un altro mondo possibile, poco per volta.
Ho tralasciato diverse cose che, age-volmente, potrete trovare sul sito dell'Associazione: https://aibilozziu.jimdofree.com.
Le vite trascorrono, prendono vie inaspettate o rimangono ancorate. Ai miei compagni di gioventù e alle compagne mie sodali, posso dire che il cuore resta, alcune corde sbiadiscono ma tengono il nodo, ma io sento l'esigenza di augurare al mio paese sempre più diffidente e chiuso, di aprire una soglia alla speranza e alla gioia.
Angela Falchi
* A Vincenzo Migaleddu, Piero Mannironi, zio Salvatore Campus e a... Mario Pintus, il tifoso più accanito e sboccato dell'Ai Bilozziu.
Con Amore impagabile.