Allarme antibiotici

Potrebbe essere un racconto di fantascienza, e Bulgakov sarebbe fiero di noi, ma non è così. E' il triste presagio che prevede l'esaurimento delle molecole antimicrobiche per uomo e animali, in particolare antibiotici, entro il 2050. È considerata a tutti gli effetti la patologia del millennio.
Si parla di antimicrobico-resistenza quando batteri, virus, funghi e parassiti non rispondono alla terapia che viene messa in atto per debellarli. Ogni agente infettivo responsabile di malattia ha i suoi farmaci specifici (antibiotici, antivirali, antifungini, antiparassitari) che agiscono diretta-mente sul microorganismo target, di-struggendone la struttura o ostacolando il suo metabolismo.
I batteri sono le rockstars di tale resistenza; rispetto ad altri microorganismi sono i più esperti nell'inattivare le molecole che tentano di ucciderli e i più veloci e precisi nello sviluppare geni di resistenza e tra-smettere queste informazioni genetiche da batterio a batterio. La resistenza è un fenomeno naturale che normalmente si sviluppa in tempi assai lenti, ma il fatto che gli antibiotici siano tra i farmaci più usati nel mondo accelera questo processo. Nella lista dei microrganismi resi-stenti agli antibiotici (OMS, 2017) c'è una variante dello Staphylococcus aureus, microbo responsabile degli ascessi in generale (nell'uomo), e di gravi infezioni mammarie in bovini e ovini. La sua variante re-sistente MRSA, problemone nelle terapie intensive umane, sta rischiando di diventare un vero e proprio rischio zootecnico, perché il suo isolamento dagli animali domestici (pollame, suini, bovini) è sempre più frequente. E se l'MRSA delle terapie intensive ha un ciclo di trasmissione univoco uomo a uomo, l'MRSA veterinario può avere un ciclo di trasmissione da uomo ad animali e viceversa, diventare un problema di sanità pubblica, e mettere a rischio la salute degli animali e la salubrità degli alimenti di origine animale. Il ragionamento vale anche per moltissimi altri batteri resistenti agli antibiotici. Un quadro che diventa apocalittico, se all'impatto sanitario sommiamo quello economico e sociale. Le persone e gli animali che mori-ranno di infezioni da batteri resi-stenti saranno una perdita, affettiva e numerica, consistente. Solo in Italia si contano dai 5000 ai 7000 morti all'anno per infezioni da batteri resi-stenti, e si stima che, se non cambieranno le tendenze, in 10 anni la popolazione mondiale in età lavorativa diminuirà di due anni. In termini di PIL, il mondo perderebbe circa 28 miliardi di dollari, di cui 20 nei paesi della UE. Nel settore zootecnico si avrebbe entro il 2050 la riduzione dell'11% della produzione di bestia-me, con rincaro dei prezzi di carne, uova, latte dovuti alla minore disponibilità di tali beni alimentari.
La lotta alla resistenza agli antibiotici richiede perciò una spinta politica e sociale che garantisca sforzi multidisciplinari, medici e ambientali: è l'approccio One Health (unica salute), un tipo di governance che al momento non esiste o è insufficiente. Da qualche anno è in vigore il sistema di tracciabilità del farmaco veterinario attraverso la ricetta elettronica veterinaria, ma i dati sull'uso degli antibiotici in medicina umana sono sottostimati, e mancano le rilevazioni sull'impatto ambientale dell'uso degli antibiotici, sia in ambito zootecnico che ospedaliero.
In attesa di scelte politiche illuminanti, è bene informarsi.
Anna Giagu