Bournville di Jonathan Coe

20.03.2023

Bournville è la storia di una donna, Mary, che attraversa gli ultimi settanta anni della storia inglese: dalla celebrazione della vittoria sul nazifascismo nel 1945 (la protagonista ha allora 11 anni), fino alla pandemia Covid del 2020. Il romanzo, ricco di uno humour tipicamente britannico, racconta come Mary e la sua famiglia incrociano altri cinque momenti topici, compresi tra i due eventi iniziale e finale: l'incoronazione della Regina Elisabetta II nel 1953, la finale dei mondiali di calcio disputata tra Inghilterra e Germania nel 1966, l'investitura di Carlo come principe di Galles nel 1969, il matrimonio dello stesso Carlo con Lady Diana Spencer nel 1981, il funerale di Diana nel 1997 e la celebrazione del 75° anniversario del Giorno della vittoria (2020, in piena pandemia).

In occasione di questi eventi storici, si dipanano le piccole vicende della famiglia, ambientate appunto a Bournville, un sobborgo di Birmingham, dove ha sede una famosa fabbrica di cioccolato. Vicende raccontate con piacevole leggerezza, che gettano uno sguardo disincantato, ma a volte severo, sullo spirito di una nazione che continua a considerarsi un Impero, stenta a riconoscere il suo declino come potenza globale e sopporta male le regole che, per esempio, l'Unione Europea impone in modo quasi ossessivo alle sue piccole abitudini: tanto da non considerare vero cioccolato quello prodotto a Bournville, per la presenza di grassi vegetali in percentuale difforme da quella imposta da Francia, Germania e Italia. Fino alla decisione della Brexit!

I numerosi personaggi del romanzo sono tratteggiati con fresca ironia, nei loro caratteri e nelle loro piccole o grandi ossessioni; ricordando sempre la grande considerazione di sé di un popolo tutto sommato scettico, ma capace di grande unità nei momenti più difficili. Il popolo, più che chi lo governa. Le ultime righe ricordano Mary, morta «senza godere di alcun sollievo dalla sofferenza, senza che nessun famigliare potesse avere con lei un contatto personale. Ma allora, come migliaia di famiglie in tutto il paese - e a differenza degli occupanti del numero 10 di Downing Street - noi seguivamo le regole che ci erano state imposte».

Salvatore Multinu