Cambiare le leggi elettorali

17.02.2022

Come si vota negli altri paesi dell'Unione Europea. Quale sistema favorisce la partecipazione. Il fallimento delle coalizioni. Occorre rappresentare la complessità della società moderna e ripristinare il primato della politica.


Il sistema elettorale italiano ha tre caratterisiche: la prima è quello di essere estremamente differenziato a seconda dei diversi livelli istituzionali (parlamento, regioni, enti locali); la seconda è di essere assai precario: accade spesso che la maggioranza del momento, in vista delle elezioni, lo modifichi per trarne vantaggio o per creare svantaggi agli avversari; la terza è di prevedere coalizioni che si presentano unite all'appuntamento elettorale entrando in crisi subito dopo e rendendo vano l'obiettivo di consentire ai cittadini di indicare il governo (il che non è previsto, per altro, dalla nostra Costituzione, che affida al Parlamento - e quindi non ai cittadini ma ai loro rappresentanti - il compito di dare o meno la fiducia a un governo indicato dal Presidente della Repubblica).

Negli altri Paesi europei non è così: le leggi elettorali sono piuttosto stabili, salvo correttivi di poco rilievo. Se si eccettua la Gran Bretagna, dove c'è un maggioritario secco fondato su collegi elettorali abbastanza piccoli nei quali viene eletto chi prende un voto in più degli avversari, negli altri paesi vigono sostanzialmente due sistemi: il maggioritario a doppio tutrno (Francia) e il sistema proporzionale - declinato con qualche correttivo per assicurare la stabilità degli esecutivi - vigente in tutti gli altri grandi paesi europei.

Delle tre caratteristiche del sistema italiano citate sopra, tutte negative, la più perversa è l'esistenza di coalizioni: nate per lucrare qualche vantaggio nella ripartizione dei seggi, volevano illudere l'elettore di scegliere il governo, in contrasto con quanto prevede la Costituzione.

L'esistenza delle coalizioni non ha evitato l'eccessiva frammentazione politica (rispetto ai 7-8 partiti presenti nelle schede elettorali della Prima Repubblica, ora abbiamo decine di simboli, che rendono le schede difficilmente comprensibili); e non ha evitato l'instabilità: si forma una coalizione per vincere le elezioni, ma poi i partiti che la formano sono liberi di andare per conto loro in ogni occasione. Negli altri paesi si salvaguarda l'esistenza dei partiti: anche attraverso il finanziamento pubblico, come in Germania, o, come in Spagna, col divieto di passare da un gruppo all'altro una volta eletti).

Senza ripristinare una corretta rappresentanza attraverso i partiti (anche con riferimenti culturali, se non ideologici), la democrazia rischia di finire in mano a poteri estranei alla politica e non democratici, come quelli finanziari o malavitosi.

I SISTEMI ELETTORALI IN EUROPA

Francia

I 577 seggi dell'Assemblea nazionale sono eletti col sistema maggioritario a doppio turno. Se al primo turno nessuno dei candidati supera il 50%+1 dei voti, vanno al secondo turno i candidati che al primo turno hanno ottenuto almeno il 12,5% dei voti degli aventi diritto (non dei votanti). Il Presidente della Repubblica, che in Francia ha poteri esecutivi, viene eletto direttamente dai cittadini con lo stesso sistema, in periodi diversi. È possibile - e si è realizzata in qualche occasione - la cohabitation di un Presidente di orientamento politico diverso da quello dell'Assemblea, alla quale spetta di esprimere la fiducia al Governo proposto dal Presidente.

Germania

I 598 seggi del Bundestag sono eletti con un sistema proporzionale: la metà dei componenti viene eletto in collegi uninominali, la restante metà in liste bloccate di partito associate ai candidati nei collegi. Se gli eletti di un partito nei collegi uninominali non bastano a coprire i seggi spettanti a quel partito nella ripartizione proporzionale dei voti, si attinge alla lista bloccata di quel partito, in ordine di presentazione; se, invece, gli eletti nei collegi uninominali superano la quota di seggi spettanti a quel partito, si attribuiscono agli altri partiti ulteriori seggi in modo da ripristinare le percentuali dei voti espressi dagli elettori; può perciò accadere che il numero dei componenti il Bundestag superi i 598. Per ridurre la frammentazione è previsto che possono concorrere alla ripartizione dei seggi solo i partiti che hanno superato lo sbarramento del 5% dei voti espressi o che hanno vinto almeno tre collegi uninominali. Per garantire la stabilità di governo è previsto il meccanismo della sfiducia costruttiva: una volta eletto, un governo non può essere sfiduciato senza indicare contemporaneamente un nuovo governo.

Spagna

I 350 seggi del Congresso sono eletti con sistema proporzionale in 50 circoscrizioni. I partiti presentano liste bloccate ma molto corte (mediamente di 4-5 nomi); solo in quelle più grandi (Madrid o Barcellona) si possono avere fino a 30 candidati per lista; in qualcuna c'è un solo candidato. La caratteristica del sistema proporzionale spagnolo è di essere applicato solo a livello circoscrizionale, senza resti da ripartire nazionalmente: questo fa sì che ci sia uno sbarramento implicito alto ma consente che siano rappresentati partiti forti localmente (per es. in Catalogna). Per evitare la frammentazione nelle circoscrizioni grandi c'è comunque uno sbarramento del 3%.

Grecia

Il Parlamento è composto da 300 membri, eletti in 56 circoscrizioni, attraverso un sistema proporzionale rafforzato: al partito (non alla coalizione) che ottiene la maggioranza relativa vengono infatti assegnati 50 seggi in più di quelli conquistati proproporzionalmente, allo scopo di favorire la formazione dei governi: in pratica, con poco più del 41% dei voti si ottiene la maggioranza assoluta di seggi. Non partecipano alla ripartizione dei seggi le liste che non superano lo sbarramento del 3%. All'interno delle liste l'elettore può esprimere delle preferenze (da 1 a 5 a seconda della dimensione della circoscrizione).