Chiesa e politica hanno lo stesso fine: il bene comune

Intervista al Parroco don Gianfranco Pala
Abbiamo posto alcune domande al Parroco di Pattada, don Gianfranco Pala, sui rapporti che sono intercorsi e che possono intercorrere tra la Chiesa e le problematiche politiche e sociali che hanno attraversato la storia di Pattada, con le vicende del primo dopoguerra ma anche nei periodi successivi. Lo ringraziamo per la sua disponibilità.
Don Gianfranco Pala, da quanti anni svolgi il tuo ministero religioso a Patta-da, e quali considerazioni puoi fare sul-la situazione attuale e sull'azione della Chiesa a Pattada?
Sono a Pattada dal 14 marzo del 2014. Non credo che la situazione di Pattada si discosti da quella delle realtà della diocesi. Sono molte, infatti, le situazioni socio-culturali ed economiche, che si condividono. Anche la Chiesa, nella sua dimensione universale, sta attraversando un momento non facile, a causa del secolarismo e della difficoltà a trovare modi e strumenti per comunicare con una società in continua evoluzione. Anche da noi, è facile individuare una realtà ben radicata di religiosità tradizionale, per esempio tra gli anziani, ancora sensibili a dare un senso alla vita in chiave religiosa. Difficile invece la realtà giovanile, che pur non essendo completamente refrattaria, tuttavia si presenta con una certa indifferenza ad un approccio religioso alla vita. Forse non è neppure vuota, ma semplicemente annoiata e a tratti frastornata da un nichilismo che impedisce loro di dare un sapore all'esistenza. Anche a Pattada forse è sottovalutato il problema della droga, e della formazione dei genitori, spesso indifferenti anche all'invito a lasciarsi aiutare in un compito non facile come l'educazione. Ci spaventano poi le situazioni emergenziali, che allarmano per un frangente di tempo, per poi ritornare allo status quo. Ho cercato di sensibilizzare, prima dell'emergenza Covid, e continuerò a farlo, ma la risposta è sempre molto modesta. Finché non si prenderà coscienza che, prima ancora dei ragazzi e giovani, è necessario che ci educhiamo noi adulti, il problema sarà sempre più grave. C'è una emergenza educativa, ma non riguarda solo i ragazzi.
Tenuto conto che in questo numero si raccontano le varie vicende politiche, sociali e religiose, come si sono storicamente succedute nel primo dopoguerra a Pattada, quali riflessioni e valutazioni puoi svolgere, anche sulla base dei documenti d'archivio della Chiesa locale, sulle stesse vicende e sul clima vissuto in quel periodo?
Come giustamente detto, io non ho vissuto in prima persona quella fase storica, che ho potuto attingere dalle testimonianze dei più anziani e dalle cronache dell'archivio parrocchiale. Era certamente una fase storica e così, a posteriori deve essere letta: senza pregiudizi e senza condanne. Una chiave di lettura potrebbe essere l'individuazione nel panorama sociale e religioso di quegli anni, del fatto che si sono scontrate due forze ben strutturate e di alto spessore culturale e solida formazione. Mi spiego meglio. Forse un partito comunista come quello di Pattada, ben strutturato, formato e radicato, era difficile da trovare, almeno nelle realtà dei nostri paesi: una sezione che portava avanti un discorso politico e ideologico, a tappeto, senza tralasciare nulla nella formazione e nella propaganda. La chiesa locale non era da meno: doveva difendere la Chiesa, per ordini che venivano impartiti dalle Gerarchie, da quello che si presentava come un serio pericolo. Il comunismo era un pericolo per la Chiesa: era dichiaratamente ateo e anticlericale. Far finta di nulla significava accettare questi due presupposti, che rappresentavano una minaccia. D'altronde ciò che è capitato nei paesi satelliti dell'Unione sovietica, poteva capitare anche da noi. Due forze si sono scontrate e combattute, a tratti in maniera aspra. Un riscatto sociale, il desiderio di uscire dal tunnel della povertà e della miseria, il desiderio di affrancarsi da un potere economico che era in mano a pochi, hanno senza dubbio innescato alcune dinamiche sociali. Insomma una guerra tra poveri, di cui forse ancora si pagano le conseguenze.
Anche la Chiesa locale ha conosciuto al suo interno, nei decenni passati, qualche sofferenza, anche conseguente alle diverse posizioni espresse dai vari parroci che si sono via via succeduti. Quali considerazioni ritieni di poter svolgere sulle stesse vicende?
Ogni parroco segue la luce che è in lui, e di conseguenza agisce, penso sempre in buona fede, per il bene del suo popolo; perciò non mi sento di dare valutazioni sulle persone. Posso solo dire che la nostra gente era, ed è buona: non sempre - o, meglio, quasi mai - i comunisti erano atei, se non per tenere alto un baluardo di bandiera o per il desiderio di riscattarsi dalla povertà. Forse era solo anticlericalismo. Per formazione e indole, cerco sempre di salvare la buona fede delle azioni e la bontà intrinseca che le ispira. Anche perché sono convinto che, ci si creda o no, è sempre Dio che ispira e ci indica il bene da perseguire, indipendentemente dal credo politico e dalle appartenenze ideologiche. Il cristiano non è buono a prescindere, né il non credente cattivo in quanto tale. Essere buoni è una conquista di tutti i giorni, è un obiettivo che tutti dobbiamo perseguire.
Quali sono le tue valutazioni sull'attuale situazione di sofferenza e di disagio economico e sociale, soprattutto conseguenti al disastro del Covid 19, e sul modo in cui la comunità pattadese, ai vari livelli, sta affrontando questa situa-zione?
Mi pare che, soprattutto in queste ultime settimane, ci sia un grande senso di responsabilità. Il momento è difficile per tutti. Ritengo che per i ragazzi e i giova-ni, che vivono una fase delicata e spensierata, che tra l'altro non tornerà più, sia un grande sacrificio. Dobbiamo capirli, ma dobbiamo fare ogni sforzo per aiutarli a superare al meglio questo momento. Certo, per gli adolescenti il rifugio nell'alcool o nella droga, non aiuta, anzi distrugge anche quel poco che si deve e si può salvare. Ci sarà tempo per la ripresa economica, ora bisogna puntare sulla difesa della salute, della vita e delle persone.