Coltivare la memoria!

22.04.2025

Durante il Processone del 28 maggio 1928, il Pubblico ministero fascista Michele Isgrò, concludendo la sua requisitoria contro Antonio Gramsci, aveva esclamato: «Bisogna impedire a questo cervello di funzionare per almeno vent'anni». La sentenza, pronunciata il 4 giugno successivo, decretò la condanna a vent'anni, quattro mesi e cinque giorni di reclusione; di fatto, si trasformò in una condanna a morte, perché Gramsci morirà il 27 aprile 1937 dopo anni di carcere duro e un ultimo periodo di ricovero in diverse cliniche per la precarietà del suo stato di salute.

Gramsci, con i suoi scritti, ha sempre dato una grande rilevanza alla necessità di approfondire gli insegnamenti che provengono dalla conoscenza della Storia e dei fatti storici in essa contenuti; si può ricordare una sua nota affermazione, per sintetizzare l'importanza della memoria al fine di non ripetere gli stessi errori: «La storia insegna, ma non ha scolari» (L'Ordine Nuovo, 11 marzo 1921, anno I, n. 70).

Il ricordo della Resistenza, nazionale e internazionale, contro il nazifascismo, dalla quale è nata la nuova Repubblica Italiana e la sua Costituzione, rientra tra le memorie storiche più recenti, che acquistano importanza tanto maggiore di fronte al risorgere degli istinti peggiori delle destre, nazionali e internazionali, che stanno mettendo in pericolo la pace e la stabilità della democrazia nel mondo intero.

La Resistenza al nazifascismo si sviluppò sia a livello nazionale che internazionale. Ci sembra quindi importante riportare alcune notizie, anche con il contributo ricevuto da Eleonora Corveddu, come quelle che i sardi che hanno partecipato alla Resistenza sono stati da 6500 a 7000, e che ci informano sulla partecipazione di alcuni pattadesi a questi momenti storici, tra i quali possiamo ricordare Francesco Deiana, Pietro Maria Campus, Giovanni Satta, Mario Chessa, Giovanni Dettori, Pietro Mandras, Giovanni Regaglia, Antonio Nino Manca, Costanzo Gradara.

Nel 1944 avvenne la Liberazione dell'Albania dal nazifascismo, nella quale ebbero un ruolo alcun partigani sardi. È importante ricordare questo avvenimento perché rappresenta una pagina della Resistenza degli italiani all'estero. Tra i partigiani sardi, pluridecorati per aver partecipato alla Resistenza internazionale, ci fu anche Francesco Deiana di Pattada, insignito con una onorificenza presso l'ambasciata d'Albania a Roma il 29 novembre 1984, nella ricorrenza del 40° anniversario della costituzione dello Stato albanese.

Francesco Deiana ha ottenuto anche altri importanti e significativi riconoscimenti: il 9 dicembre 1973, firmato dal Presidente della Regione Toscana Lelio Lagorio, una riconoscenza come combattente nella Divisione Partigiana Garibaldi, per la liberazione dei popoli iugoslavi; il 27 febbraio 1985, firmato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, un Diploma d'onore al combattente per la libertà d'Italia (1943-1945), in quanto partecipante alla guerra di liberazione inquadrato in reparti regolari delle forze armate.

Dopo il suo rientro a Pattada, Francesco Deiana frequentava assiduamente le riunioni e le iniziative promosse dalla locale sezione del PCI, alla quale aveva donato le sue onorificenze per le attività di partigiano, proprio per conservare la memoria di queste sue attività in un luogo legato alle sue esperienze di lotta partigiana.

Un altro combattente pattadese fu il partigiano Pietro Maria Campus, figlio di Luigia Sanna e Stefano, nato a Pattada (SS) il 17 gennaio 1920. Alla lotta partigiana prese parte in Italia con il nome di battaglia Rino.

Come indicato nella sua scheda personale, Campus fece parte della Divisione Garibaldi Natisone dal 15 marzo 1944 al 21 maggio dello stesso anno, data della sua morte. Questa formazione partigiana operò in Friuli e, a partire dal 1944, anche in territorio jugoslavo.

Due comandanti partigiani, Giacuzzo e Scotti, nel libro Quelli della montagna descrivono le imprese del Battaglione d'assalto Trieste facente parte dell'omonima brigata partigiana Garibaldi. In un capitolo intitolato Arrivano i sardi, i due autori raccontano l'ingresso nella formazione, verso la fine del gennaio 1944, di 54 militari provenienti dalla Sardegna che avevano disertato Salò [al termine del conflitto i sardi presenti in questa Divisione saranno un centinaio].

Scrivono Giacuzzo e Scotti: "Tutti si dimostra-rono in seguito ottimi combattenti, convalidando la scelta fatta con il sacrificio della propria vita. Non è possibile ricordarli tutti, ma alcuni nomi di caduti restano impressi nella memoria". Tra i combattenti che persero la vita viene citato anche Pietro Maria Campus.

Sempre Giacuzzo descriverà, insieme a Mario Abram, la vicenda riguardante la morte di Campus nel libro: Itinerario di lotta, cronaca della Brigata d'assalto Garibaldi – Trieste.

Campus faceva parte di una caraula - termine italianizzato della parola slovena karaula - indicante un posto di guardia dove sono in forza gruppi di uomini, corrieri o staffette, che dipendono da un centro specializzato per i collegamenti da un settore all'altro. Il 20 maggio 1944 la caraula n. 3 del settore di Ranziano, di cui faceva parte Campus, venne scoperta e attaccata da una colonna tedesca impegnata in un'azione di rastrellamento nella zona. Caddero sotto le raffiche Giuseppe Cucchiara, Pietro Maria Campus, Zvonimir Saksida e i componenti della famiglia che li ospitava, Joze e Angela Mozetiè, con la figlia Angela. I loro corpi bruciarono nella casa data alle fiamme. Il capo caraula Armando Romualdi e il giovane corriere Mario Agostinelli vennero catturati per poi essere giustiziati; si salvò solo Battista Borio che riuscì a nascondersi. Le spoglie di Campus sono tumulate a Ranziano.

Su altri Partigiani di Pattada, le seguenti notizie mi sono state fornite da Marco Sini, già Presidente dell'ANPI Sardegna fino al 2019.

Giuseppe Puxeddu, marinaio, morto nell'affondamento della Corazzata Roma, silurata dai tedeschi al largo dell'Asinara il 9 settembre 1943.

Giovanni Marrazzu, classe 1923, partigiano, nome di battaglia Stretto o anche Sforza, 20° Brigata Trieste, combattente nella battaglia di Ranziano, piccolo centro urbano della Slovenia, insediamento del comune di Ranziano -Voghersca.

Battista Cherchi, Partigiano della 20° Brigata Trieste-Ranziano-Voghersca.

Salvatore Brundu, Militare del Gruppo Arditi del IX Reparto d'Assalto. Il Reparto Arditi è stato formato in Sardegna con i resti di un battaglione decimato in Africa. L'8 settembre ha contrastato i tedeschi nella zona di Bosa ed è stato quindi trasportato a Napoli e inviato in linea a Monte Lungo di Cassino a fianco del II Corpo USA del gen. Keyes. Dal 23 marzo il "Legnano" opererà tra il Corpo polacco e la 91a Divisione americana. Il 10 aprile occuperà la parrocchia di Vignale e continuerà poi l'offensiva nella valle dell'Idice, superando le difese tedesche e attestandosi sulle colline attorno a Bologna. I bersaglieri entreranno in città da Porta Santo Stefano la mattina del 21 aprile.

Gavino Cambiganu, Pasquale, nato a Pattada il 12/02/1882. Operaio, ha partecipato dall'1 ottobre 1943 alla lotta contro i nazifascisti con le prime formazioni partigiane operanti nel Savonese. In seguito si è aggregato alla 1ª Divisione Garibaldi "Gin Bevilacqua", dislocata nella 2ª Zona operativa ligure (Savonese), assumendo compiti di responsabilità nel Comando della stessa. È stato ferito il 3 aprile 1945 a Osiglia (SV) nel corso di un combattimento contro reparti nazifascisti. Per aver collaborato e contribuito alla lotta di liberazione gli è stata riconosciuta la qualifica di Partigiano combattente col grado di tenente.

Ines Porqueddu, nata a Pattada il 15/08/1914. Ha partecipato dal 1 ottobre 1943 alla lotta contro i nazifascisti con le prime formazioni partigiane di città, prima di far parte del Comando militare regionale ligure del Cln. Per aver collaborato e contribuito alla lotta di liberazione gli è stata riconosciuta la qualifica di Partigiano combattente.

Poiché anche altri pattadesi potrebbero essere stati coinvolti in queste vicende storiche, i ricordi qui riportati potrebbero e dovrebbero essere approfonditi a livello locale, attraverso ricerche di documentazioni, per le quali sarebbe importante anche il coinvolgimento delle Istituzioni locali e delle Scuole.

Lasceremo queste note come un libro aperto alla ricerca, che aggiorneremo nel tempo.