Compagno Francesco

15.01.2021

Una delle espressioni più insulse che ha invaso il discorrere di politica (non politico) è questa: «Né di destra né di sinistra».

Cosa significa se riferito, per esempio, a una persona? Sicuramente significa che quella persona non è di destra (o se lo è, giustamente se ne vergogna); ma significa anche che non è di sinistra (perché, forse, non sa esattamente cosa significa anche se magari gli è stato spiegato più volte).

Proviamo a interpretare (magari attribuendo alla cosa più significato di quanto chi l'ha detta volesse attribuirgli), perché questi due termini (destra e sinistra) sono piuttosto pericolosi per chi non avesse sufficiente dimestichezza con la storia; e partiamo da un assunto molto semplice: se uno non è di destra e non è di sinistra sarà, giocoforza, di centro. Un tempo avremmo detto democristiano; ma quel centro non esiste più e, nonostante la struggente nostalgia di alcuni, non sarà fortunatamente oggetto di una palingenesi.

Quella espressione, comunque, sebbene abusata e spesso usata a sproposito, non ha mai consentito di raggiungere gli obiettivi che chi ne abusava si prefiggeva. Ma una folta compagnia gli si accalca intorno, visto che, allo stato, solo la cosiddetta sinistra radicale e massimalista parla di sinistra e di programmi politici di sinistra, di soccorso ai de-boli e agli ultimi come imperativo categorico dell'agire politico, e si scandalizza dell'economia di mercato che sta affamando milioni di persone e che ha dato luogo ad una distribuzione della ricchezza che, forse, ha riscontro solo nel Medio Evo o in epoche ancora più remote e che ha devastato l'ambiente riducendo drasticamente e pericolosamente la vivibilità del nostro pianeta. Avete mai sentito quelli né di destra né di sinistra scandalizzarsi per questa situazione che grida vendetta agli occhi del Signore? La citazione biblica non è casuale; nessuno, infatti, parla di questi temi se non papa Francesco.

Il Papa denuncia lo stato in cui versa l'economia globale e richiama energicamente ad apportare a questo agire economico, che affama una parte importante della popolazione mondiale, drastiche e urgenti modifiche poi-ché «non siamo condannati a modelli economici che concentrino il loro interesse immediato sui profitti come unità di misura e sulla ricerca di politiche pubbliche simili che ignorano il proprio costo umano, sociale e ambientale».

Questi temi costituiscono il contenuto di The Economy of Francesco, un luogo di confronto per mettere a fuoco e approfondire i temi che sono stati posti alla base di un recupero della dignità umana di milioni di diseredati.

La chiamata di Francesco è rivolta soprattutto ai giovani, rivolgendosi ai quali France­­sco afferma: «le conseguenze delle nostre azioni e decisioni vi toccheranno in prima persona, pertanto non potete rimanere fuori dai luoghi in cui si genera, non dico il vostro futuro, ma il vostro presente. Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra». Un chiaro appello ad impegnarsi nell'azione politica avendo chiaro in mente l'obiettivo da raggiungere.

Questo manifesto è, a dir poco, rivoluzionario per i benpensanti né di destra né di sinistra che non hanno nemmeno il coraggio di parlare di tassa patrimoniale per non turbare i sonni dei potenti e degli abbienti; e vengono sorpassati a sinistra da imprenditori (Della Valle, De Benedetti) che da tempo affermano il desiderio di un canale attraverso cui veicolare parte delle loro ricchezze verso i settori più sofferenti della società, perfettamente consapevoli che la ricchezza tenuta nei forzieri non serve a nessuno, nemmeno a chi la possiede.

Emilio Fenu

IL MANIFESTO CONCLUSIVO DELL'EVENTO

Noi giovani economisti, imprenditori, change makers del mondo, convocati ad Assisi da Papa Francesco, nell'anno della pandemia di COVID-19, vogliamo mandare un messaggio agli economisti, imprenditori, decisori politici, la-voratrici e lavoratori, cittadine e cittadini del mondo, per trasmettere la gioia, le esperienze, le speranze, le sfide che in questo periodo abbiamo maturato e raccolto ascoltando la nostra gente e il nostro cuore. Siamo convinti che non si costruisce un mondo migliore senza una economia migliore e che l'economia è troppo importante per la vita dei popoli e dei poveri per non occuparcene tutti.

Per questo, a nome dei giovani e dei poveri della Terra,

noi chiediamo che:

1. le grandi potenze mondiali e le grandi istituzioni economico - finanziarie rallentino la loro corsa per lasciare respirare la Terra. Il COVID ci ha fatto rallentare, senza averlo scelto. Quando il COVID sarà passato, dobbiamo scegliere di rallentare la corsa sfrenata che sta asfissiando la terra e i più deboli;

2. venga attivata una comunione mondiale delle tecnologie più avanzate perché anche nei paesi a basso reddito si possano realizzare produzioni sostenibili; si superi la povertà energetica - fonte di disparità economica, sociale e culturale - per realizzare la giustizia climatica;

3. il tema della custodia dei beni comuni (specialmente quelli globali quali l'atmosfera, le foreste, gli oceani, la terra, le risorse naturali, gli ecosistemi tutti, la biodiversità, le sementi) sia posto al centro delle agende dei governi e degli insegnamenti nelle scuole, università, business school di tutto il mondo;

4. mai più si usino le ideologie economiche per offendere e scartare i poveri, gli ammalati, le minoranze e svantaggiati di ogni tipo, perché il primo aiuto alla loro indigenza è il rispetto e la stima delle loro persone: la povertà non è maledizione, è solo sventura, e responsabilità di chi povero non è;

5. che il diritto al lavoro dignitoso per tutti, i diritti della famiglia e tutti i diritti umani vengano rispettati nella vita di ogni azienda, per ciascuna lavoratrice e ciascun lavoratore, garantiti dalle politiche sociali di ogni Paese e riconosciuti a livello mondiale con una carta condivisa che scoraggi scelte aziendali dovute al solo profitto e basate sullo sfruttamento dei minori e dei più svantaggiati;

6. vengano immediatamente aboliti i paradisi fiscali in tutto il mondo perché il denaro depositato in un paradiso fiscale è denaro sottratto al nostro presente e al nostro futuro e perché un nuovo patto fiscale sarà la prima risposta al mondo post-COVID;

7. si dia vita a nuove istituzioni finanziarie mondiali e si riformino, in senso democratico e inclusivo, quelle esistenti (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale) perché aiutino il mondo a risollevarsi dalle povertà, dagli squilibri prodotti dalla pandemia; si premi e si incoraggi la finanza sostenibile ed etica, e si scoraggi con apposita tassazione la finanza altamente speculativa e predatoria

8. le imprese e le banche, soprattutto le grandi e globalizzate, introducano un comitato etico indipendente nella loro governance con veto in materia di ambiente, giustizia e impatto sui più poveri;

9. le istituzioni nazionali e internazionali prevedano premi a sostegno degli imprenditori innovatori nell'ambito della sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale perché solo ripensando la gestione delle persone dentro le imprese, sarà possibile una sostenibilità globale dell'economia;

10. gli Stati, le grandi imprese e le istituzioni internazionali si prendano cura di una istruzione di qualità per ogni bambina e bambino del mondo, perché il capitale umano è il primo capitale di ogni umanesimo;

11. le organizzazioni economiche e le istituzioni civili non si diano pace finché le lavoratrici non abbiano le stesse opportunità dei lavoratori, perché imprese e luoghi di lavoro senza una adeguata presenza del talento femminile non sono luoghi pienamente e autenticamente umani e felici;

12. chiediamo infine l'impegno di tutti perché si avvicini il tempo profetizzato da Isaia: "Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Is 2, 4). Noi giovani non tolleriamo più che si sottraggono risorse alla scuola, alla sanità, al nostro presente e futuro per costruire armi e per alimentare le guerre necessarie a venderle. Vorremmo raccontare ai nostri figli che il mondo in guerra è finito per sempre.

Tutto questo - che noi viviamo già nel nostro lavoro e nei nostri stili di vita - lo chiediamo sapendo che è molto difficile e magari da molti considerato utopico. Noi invece crediamo che sia profetico e quindi che si possa chiedere, richiedere e chiedere ancora, perché ciò che oggi sembra impossibile, grazie al nostro impegno e alla nostra insistenza, domani lo sia meno. Voi adulti che avete in mano le redini dell'economia e delle imprese, avete fatto molto per noi giovani, ma potete fare di più. Il nostro tempo è troppo difficile per non chiedere l'impossibile. Abbiamo fiducia in voi e per questo vi chiediamo molto. Ma se chiedessimo di meno, non chiederemmo abbastanza.

Tutto ciò lo chiediamo prima di tutto a noi stessi e ci impegniamo a vivere gli anni migliori delle nostre energie e intelligenze perché l'economia di Francesco sia sempre più sale e lievito dell'economia di tutti.