Conosciamoci meglio

13.03.2021

Un territorio ambientale e sociale da indagare e valorizzare secondo i principi dell'ecologia integrata


Sono passati 35 anni dall'approvazione dell'ultimo strumento urbanistico generale. Era il 1986: stavano circolando i primi computer e i primi esemplari, mastodontici, di telefoni cellulari. A quei tempi l'unica cosa che interessava era dove e quanto si potesse costruire; perché si costruiva, allora, si costruiva molto, anche se con poco criterio. Il nucleo abitato di Pattada veniva slabbrato in ogni direzione, con lottizzazioni private avulse da ogni forma urbana, dove la cosa più importante era la dimensione del lotto e i metri cubi edificabili (e, ovviamente, il valore del terreno che aumentava a dismisura rispetto all'appezzamento confinante ma escluso dalla zona di espansione).

Siamo ancora a quel punto. Si sono succedute sette amministrazioni e altrettanti sindaci, ma nessuno ha avuto la forza o la volontà di affrontare il problema: qualche correttivo alla bisogna, piccole varianti, ma senza una visione generale, nonostante la cultura urbanistica andasse elaborando un approccio più sensibile agli aspetti economici e ambientali della pianificazione.

Oggi redigere un piano urbanistico è molto più complesso, e anche molto più costoso; e, in tempi di tagli ai Comuni, qualche giustificazione è ammessa. Resta il fatto che la mancanza di un piano che non deve riguardare più solo l'edilizia, ma l'intero contesto economico e anche sociale del paese, non è più giustificabile: con un po' di coraggio e di fantasia, con il coinvolgimento delle professionalità esistenti nella nostra comunità, eventualmente assistite dagli esperti che mancano o direttamente dall'Università che li forma, con la partecipazione attiva dell'intera cittadinanza, si può - anzi, si deve - iniziare a costruire un documento che permetta una conoscenza più approfondita di Pattada: delle sue risorse e delle sue carenze, delle opportunità e dei rischi presenti nel territorio e nel contesto sociale. Ogni ulteriore ritardo non solo sarebbe ingiustificato, ma impedirebbe di avere un quadro sufficientemente completo che permetta ai pattadesi di progettare la propria vita e di organizzare le proprie iniziative economiche.

Per non parlare dell'esigenza di miglio-rare, in bellezza e fruibilità, gli spazi pubblici: piazze, strade, verde attrezzato (che non può essere solo relegato alla Pineta) e via dicendo. Nelle periferie del paese cresce il degrado: non si riesce neppure a immaginare che in qualcuna di esse ci possa essere un barlume di vita sociale; non solo un bar, o una bottega, ma neanche una panchina dove gli Ale e Franz di turno possano scambiarsi opinioni o amenità. Intorno all'abitato c'è da ricucire le slabbrature di cui si diceva prima; più distante c'è da pensare al modo più conveniente di usufruire delle potenzialità agricole, forestali, ambientali. E anche nel centro storico, bi-sogna decidere cosa fare dei sempre più numerosi ruderi (alcuni perfino pericolosi). E poiché occorrerà del tempo, oc-corre iniziare subito. Su questo giudicheremo gli amministratori. A proposito, chi si occupa di urbanistica?