COVID: Libertà e Costituzione

Di fronte alle decine di milioni di italiani che, liberamente e in coscienza, hanno scelto di vaccinarsi per difendersi dal Covid 19, che ha causato milioni di morti in tutto il mondo, persiste in Italia una sacca minoritaria di persone (nell'ordine, però, di alcuni milioni di persone), che, con varie motivazioni, continuano a rifiutare il va-cino, mettendo così a rischio la loro stessa salute e la sic-rezza degli altri cittadini.
Queste posizioni, veramente poco comprensibili e non a-cettabili, si potrebbero riassumere, grossolanamente, in due diverse tipologie: quelle di alcune forze politiche e di movimenti no-vax (prevalentemente schierate sulla destra del fronte politico), che cercano di giustificare questa scelta con la difesa del principio di libertà, e quelle di quei cittadini che, per paura, per scarse conoscenze scientifiche, per noncuranza, ritengono di non doversi vaccinare.
Di fronte alla prima tipologia, sembra evidente la strumentalità della scelta, tesa a cavalcare gli umori più diversi, per ottenerne vantag-gi di tipo politico e di consenso populista.
Per quanto riguarda la seconda tipologia, pur nel rispetto della loro libertà di scelta e delle diverse motivazioni addotte, sembra necessaria, più che una valutazione di semplice condanna sociale e morale, una paziente azione pedagogica e culturale, per cercare di modificare queste posizioni, con strumenti che mettano in risalto la scarsa scientificità delle loro posizioni e il pericolo che recano a se stessi e a tutte le altre persone che sono messe a rischio dalla circolazione di soggetti esposti ai pericoli di attacchi del virus e dai conseguenti rischi della trasmissibilità dello stesso virus a chi può potenzialmente entrare con loro in contatto. Si pensi, in particolare, ad alcune categorie di lavoratori e professionisti, come i medici, gli insegnanti e tutte le altre categorie che entrano in contatto con l'utenza pubblica.
Recentemente, lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul tema della salute come bene pub-blico è intervenuto e «richiama alla responsabilità sociale e in questo periodo al dovere, morale e civico della vaccinazione. È lo strumento che in grande velocità la comunità scientifica ci ha con-segnato per sconfiggere il virus e sta consentendo di superarne le conseguenze non solo di salute ma anche economiche e sociali».
«Non si invochi la libertà per sottrarsi dalla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui. Chi pretende di non vaccinarsi, con l'eccezione di chi non può farlo per salute, e di svolgere una vita normale frequentando luoghi di lavoro o svago, costringe tutti gli altri a limitare la propria libertà, a rinunciare alla propria possibilità di recuperare in pieno luoghi e modi e tempi di vita».
«Non posso non dire una parola - ha aggiunto - sulla violenza e le minacce che affiorano in questo periodo, contro medici, scienziati e giornalisti e persone delle istituzioni, fenomeni allarmanti e gravi che vanno contrastati con fermezza, anche sanzionando con doveroso rigore».
Sembra evidente che il Governo, se nel breve periodo non saranno modificate alcune posizioni oltranziste e pericolose, sarà costretto ad ampliare il campo dei soggetti tenuti a vaccinarsi e a dotarsi delle necessarie certificazioni previste dalle norme vigenti, per poter continuare a svolgere regolarmente il proprio lavoro a contatto con il pubblico. Tutto questo potrà e dovrà essere previsto secondo i principi costituzionali vigenti, in particolare indicati dall'art. 32 della Carta: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Gianni Tola