Da Gramsci a Berlinguer
Cento anni fa nasceva il Partito Comunista Italiano

Parlare oggi di politica, o di un partito politico, in tempi di grandi malesseri e sofferenze, sociali, economiche, culturali e morali, potrebbe sembrare un azzardo, un'utopia, una sfida al sentire di ampie fasce di cittadini, molti dei quali, dopo aver creduto nella funzione della politica, quella con la P maiuscola, assistono - nel migliore dei casi disillusi e sconfortati, nel peggiore con astio e inimicizia gravi - alle vicende pubbliche e istituzionali.
Eppure, chi tra di noi ha vissuto esperienze importanti e significative all'interno di quel partito, ritiene che non possa essere dimenticato, nel bene e nel male, il ruolo che ha svolto nella costruzione e nello sviluppo dell'attuale Stato democratico.
Quando parliamo di Partito Comunista Italiano, bisogna, prima di tutto, rendersi conto che questo, così come si è sviluppato con la nascita della Costituzione della Repubblica Italiana, è stato il punto di arrivo di un processo storico, in molti casi drammatico, vissuto dal Socialismo italiano, durante il «Biennio rosso» dell'Italia sconvolta e sofferente del 1919/20, dopoguerra caratterizzato dalle lotte operaie e contadine, che trovarono il loro culmine con l'occupazione delle fabbriche nel settembre del 1920, e nel clima politico e sociale conseguente alla rivoluzione russa del 1917.
Il 21 gennaio 1921, dalla separazione dell'ala di sinistra guidata tra gli altri da Nicola Bombacci, Amadeo Bordiga, Antonio Gramsci e Umberto Terracini, al XVII Congresso del Partito Socialista Italiano, nacque così il Partito Comunista d'Italia, come sezione ita-liana dell'Internazionale Comunista.
Già allora, all'interno di quel partito comunista, si scontravano posizioni massimaliste con altre meno settarie; già allora Antonio Gramsci rifletteva sull'esigenza di elaborare strade più aperte e democratiche: «noi, però, ci limitammo a battere sulle quistioni formali, di pura logica, di pura coerenza, e fummo sconfitti, perché la maggioranza del proletariato organizzato politicamente ci diede torto, non venne con noi [...], non avevamo saputo tradurre in linguaggio comprensibile a ogni operaio e contadino italiano il significato di ognuno degli avvenimenti italiani degli anni 1919-20. [...] non abbiamo saputo, dopo Livorno, porre il problema praticamente, in modo da trovarne la soluzione, in modo da continuare nella nostra specifica missione che era quella di conquistare la maggioranza del proletariato...» (L'Ordine Nuovo, 15 marzo 1924, Contro il pessimismo)
Dopo il discorso che Gramsci pronunciò alla Camera il 16 maggio 1925, Mussolini e il fascismo decisero di fermare la sua azione politica e intellettuale: «Bisogna impedire a quel cervello di funzionare per almeno vent'anni», dichiarò il p.m. fascista Isgrò contro Antonio Gramsci durante il Processone del maggio 1928 del Tribunale Speciale; e infatti, Gramsci, il 4 giugno, venne condannato a venti anni, quattro mesi e cinque giorni di reclusione. Morì all'alba del 27 aprile 1937, a quarantasei anni, lasciando al movimento della sinistra italiana un'eredità culturale e politica fondamentale, per il suo successivo sviluppo e trasformazione.
L'ingresso in clandestinità, la guerra, la Resistenza, rappresentarono momenti salienti e drammatici della storia dei comunisti italiani, all'interno di lotte e contraddizioni nei rapporti con la Russia di Stalin, che diventarono sempre più sofferenti e problematici dopo i fatti d'Ungheria del 1956 e dopo l'invasione da parte dei paesi del Patto di Varsavia della Cecoslovacchia di Dubcek, nel 1968.
Molto significativo delle successive posizioni del PCI fu l'intervento di Enrico Berlinguer al XXV Congresso del PCUS, il 27 febbraio 1976: «Lottiamo per la costruzione di una società socialista nella libertà, nella democrazia e nella pace... Noi ci battiamo per una società socialista che sia il momento più alto dello sviluppo di tutte le conquiste democratiche e garantisca il rispetto di tutte le libertà individuali e collettive, delle libertà religiose e della libertà della cultura, delle arti e delle scienze. Pensiamo che in Italia si possa e si debba non solo avanzare verso il socialismo, ma anche costruire la società socialista, col contributo di forze politiche, di organizzazioni, di partiti diversi, e che la classe operaia possa e debba affermare la sua funzione storica in un sistema pluralistico e democratico...».
E, ancora, il 15 dicembre 1981, Enrico Berlinguer affermava: «Quello che mi pare si possa dire in linea generale è che effettivamente la capacità propulsiva di rinnovamento delle società, o almeno di alcune società, che si sono create nell'est europeo, è venuta esaurendosi. Oggi siamo giunti a un punto in cui quella fase si chiude, ...è necessario che avanzi un nuovo socialismo nell'ovest dell'Europa, nell'Europa occidentale, il quale sia inscindibilmente legato e fondato sui valori e sui principi di libertà e di democrazia. Si tratta, in sostanza, della politica, della strategia, dell'ispirazione fondamentale del nostro partito, che ricevono da quei fatti una nuova conferma...».
Nel novembre del 1989 Achille Occhetto annunciava ai partigiani della Bolognina la svolta, decisa dal PCI in ben due Congressi: «Fa parte della storia del comunismo italiano perché non è stata un'abiura, né una negazione dei meriti storici. Nasce dalla consapevolezza del mutamento di un'epoca....».
Nacque così il Partito Democratico della Sinistra, il 3 febbraio 1991, quando a Rimini, a conclusione del XX Congresso del PCI, la maggioranza dei delegati sancì il cambio del nome e del simbolo del partito, sostituendo la falce e martello con una quercia alla cui base rimaneva comunque il simbolo rimpicciolito del PCI come elemento di congiunzione alla tradizione comunista italiana. In continuità con il PCI, il primo segretario fu Achille Occhetto, sostituito nel 1994 da Massimo D'Alema.
Il 14 febbraio 1998 il PDS, al termine degli Stati Generali della Sinistra, approvò l'apertura a gruppi provenienti dalla tradizione cattolica, laica, socialista e ambientalista, cambiando nome in Democratici di Sinistra.
Con le elezioni primarie del 14 ottobre 2007, seguì la nascita ufficiale di un nuovo partito, il Partito Democratico.
Ma questa è un'altra storia, ancora aperta, della quale ci proponiamo di parlare, nel bene e nel male, in una successiva occasione.