Diario, tragico e triste, di un sistema sanitario che non funziona

12.12.2020

La sofferenza della situazione sanitaria creata dal Coronavirus, che tutti viviamo ormai da quasi un anno, forse anche per le notizie riportate ogni giorno in TV, sui giornali, sui social più diffusi, in modo quasi ripetitivo e senza una prospettiva di breve o facile soluzione, sembra da alcuni affrontata con un misto di rassegnazione, di incomprensione, e talvolta con leggerezza poco responsabile.

Questa leggerezza appare ancora più grave quando le Autorità preposte provano a farla apparire non proprio tanto seria, sulla base di dichiarazioni che indurrebbero a far pensare che il nostro sistema sanitario non funziona poi così tanto male, come risulta dalle notizie ANSA del 14 novembre, che riportano le affermazioni del Presidente della Regione Sardegna: «La situazione è pienamente sotto controllo, a dispetto delle rappresentazioni che qualcuno tende a fare procurando allarme, l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno».

Anche se con molta sofferenza, ritengo perciò opportuno rendere pubblico un episodio doloroso che ha colpito un mio povero parente, che ci ha lasciato, in modo del tutto imprevedibile.

Il 17 novembre scorso mi giunge la notizia che gli è stata diagnosticata una «polmonite bilaterale importante, con insufficienza respiratoria». Il paziente si trova al Pronto Soccorso di Sassari da un giorno, in attesa che si liberi un posto letto. È monitorato con terapia antibiotica, cortisone, ossigeno.

Il 18 novembre ha la febbre, è ancora al Pronto Soccorso, in barella insieme ad altri 35 non c'è un letto libero.

Poiché la situazione mi sembrava del tutto inaccettabile, il 19 novembre decidevo di chiedere a un consigliere regionale della minoranza di segnalare il problema durante la seduta del Consiglio in corso. Lo stesso consigliere provvedeva nella stessa serata a leggere il messaggio da me inviato, all'apertura del suo intervento, denunciando la gravissima situazione esistente presso l'Ospedale di Sassari.

Il 20 novembre vengo informato che il mio povero parente era stato finalmente trasferito in reparto.

Dopo una durissima lotta con il male che lo aveva colpito, nonostante la sua giovane e robusta fibra, nonostante l'opera infaticabile ed encomiabile del personale medico che aveva fatto tutto il possibile per salvarlo, ma forse anche a causa dei ritardi intervenuti ne-gli interventi necessari e urgenti che un sistema sanitario malato non riesce ad assicurare nei tempi dovuti, nella serata del 5 dicembre, la notizia che tanto temevamo è purtroppo arrivata... il mio caro e povero cugino Giuseppe Mura aveva lasciato tutti i suoi cari, increduli e senza più speranze.

Gianni Tola