Dio di illusioni di Donna Tartt

Il romanzo Dio di illusioni ha un sapore davvero speciale: quello della dedizione necessaria per ideare un progetto così ampio e ambizioso; quello della cura con cui è stato studiato ogni dettaglio, ogni citazione e ogni sottotrama, e incastonato in una storia articolata e complessa; quello della passione con cui sono stati delineati i personaggi - reali, intensi, sfaccettati. Tutto ciò rivela una maturità stilistica e narrativa davvero sorprendenti per un romanzo d'esordio; l'esordio della ventottenne Donna Tartt, futura vincitrice del premio Pulitzer 2014.
La narrazione ruota attorno a un gruppo di cinque studenti in un elegante college del Vermont, la selezionatissima classe dell'ellenista Julian Morrow, pro-motore di un proprio ideale estetico ed elitario di cultura. Sono giovani ricchi (o più o meno), bellissi-mi e straordinariamente competenti, avvolti da una dirompente aura e legati da un'inseparabile amicizia. È facile immaginare l'attrazione che suscitano sul giovane Richard, protagonista e voce narrante della storia, appena arrivato da una misera e odiata (a tal punto da vergognarsene) cittadina dell'entroterra californiano. Per lui essere ammesso a questa casta significa poter accedere a un mondo di complicità e bellezza finora soltanto sognato. Ma ciò che luccica è spesso solo un'illusione sotto cui si cela qualcosa di terrificante.
«La morte è la madre della bellezza» disse Henry.
«E cos'è la bellezza?»
«Terrore.»
«La bellezza è raramente dolce o consolatoria. Quasi l'opposto. La vera bellezza è sempre un po' inquietante.»
E così il desiderio di distinguersi si trasforma nell'ossessione di essere diversi, migliori, onnipotenti. Di potersi sganciare dai meccanismi che regolano il presente, dalle regole del campus e dalla morale collettiva. Di poter ricreare quel mondo classico che tanto li affascina, inseguendo la terrificante promessa dell'estasi dionisiaca e della perdita del controllo di sé, perdendosi nell'alcool, droghe e lussuria. Di poter perseguire ogni proprio desiderio, ogni personale capriccio, fino al punto di decidere della vita e della morte. Ma l'omicidio, annunciato fin dalla prima pagina del libro, rappresenterà il limite oltre il quale non è più possibile tornare indietro e che porterà alla luce tutti gli inganni, le bugie e gli egoismi che reggevano in piedi questa amicizia.
Carnefici e vittime; vittime di Dioniso, Dio di illusioni, tra le altre cose.
Donna Tartt ci accompagna, con la sua prosa limpida ed elegante, in un viaggio profondo e complesso nei meandri del male: le giustificazioni e le dinamiche che ne sono alla base, il peso della colpa o della sua mancanza, e, soprattutto, il tormento psicologico che va a sgretolare il mondo idilliaco che si erano artificiosamente costruiti, conducendoli alla disperata ricerca di normalità.
«Alcune cose sono troppo terribili per entrare a far parte di noi a primo impatto. Altre contengono una tale carica di orrore che mai entreranno dentro di noi. Solamente più tardi nella solitudine, nella memoria, giunge la comprensione: quando le ceneri sono fredde, la gente in lutto è andata via; quando ci si guarda intorno e ci si ritrova in un mondo completamente diverso».
Nicola Fenu