Dove va l'Europa?

A un mese dalle elezioni per il nuovo Parlamento - mentre non tutti gli eletti hanno espresso la loro adesione a qualcuno dei gruppi politici europei e mentre si attende l'esito delle elezioni francesi dopo lo scioglimento dell'Assemblea nazionale da parte del Presidente Macron - sembra che si intenda procedere come se niente fosse accaduto. Popolari, Socialisti e Liberali trovano l'accordo per la rielezione di Ursula von der Leyen alla Presidenza della Commissione; ai socialisti andrà la presidenza del Consiglio europeo per l'ex premier portoghese Antonio Costa e la liberale estone Kaja Kallas sarà nominata Alta rappresentante (una specie di ministro degli esteri piuttosto anomalo visto che una politica estera unitaria l'Europa non ce l'ha).
Ma ciò che preoccupa di più è che alla continuità dei nomi e degli accordi si accompagna la continuità della vecchia politica, quella che gli elettori europei - sempre più sfiduciati e astensionisti - hanno bocciato facendo crescere il consenso delle forze antisistema. Che troveranno nuova linfa nell'opporsi a politiche basate solo su parametri finanziari ma distratte relativamente al malessere delle popolazioni.
In questo scenario si arrabatta la Presidente Giorgia, respinta dal punto di vista politico per l'opposizione della maggioranza, ma pur sempre a capo di uno dei grandi paesi fondatori, il che le permette di contrattare qualche posto di rilievo per l'Italia. Si parla del ministro per l'Europa Fitto per la vice presidenza. Ma anche la promessa di cambiare l'Europa, Giorgia non potrà onorarla.
Aggiungerà qualche smorfia di malcontento al suo vasto repertorio e continuerà ad andare a traino.