Fermare la destra, ricostruire la sinistra

Alcune parole chiare, di sinistra, in attesa che si diradi la palude nebbiosa del-l'attuale marasma politico, sono state pronunciate, di recente, da Pier Luigi Bersani, tra i fondatori, dopo l'uscita dal PD di Renzi nel 2017, di Articolo1-Movimento Democratico e Progressista. Uno che, nella Sinistra, è stato sempre espressione di serietà, ragionevolezza, di iniziative concrete per trovare soluzioni positive e incisive ai problemi economici e sociali dei settori più disagiati della società italiana.
Interrogato, in uno dei talk show dedicati alle discussioni preelettorali, su quali possano essere alcune delle parole chiave di un programma della Sinistra, ha immediatamente fatto riferimento alle «disuguaglianze sociali», e quindi al lavoro, dignitoso, adeguatamente remunerato e con dei diritti riconosciuti e difesi, al welfare universalistico, alla fiscalità generale progressiva.
Tutte queste misure, sostiene Bersani, non possono essere adottate a pezzi, una staccata dalle altre: senza fiscalità generale progressiva, ognuno si fa il fisco che gli fa più comodo, ma, senza le risorse che si hanno attraverso questa, non vi può essere un welfare universalistico, cioè un sistema sociale che vuole garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili, attraverso il quale, per esempio, nel campo della salute, il povero, per curarsi, non deve avere un trattamento diverso rispetto al ricco.
Questi concetti, secondo Bersani, sono stati messi in un angolo, e anche da qui derivano le difficoltà della Sinistra. Ma, allora, la Sinistra è finita?
Risponde Bersani: la Sinistra, in natura, è un po' come un fiore di campo, un po' nasce quando vuole lei; la Sinistra è sopravvissuta al fascismo, ne ha visto di tutti i colori, in forme arretrate, giuste, sbagliate, modificate... dopo queste elezioni penso che ci sarà un reset della politica, perché così non siamo a posto...
In conclusione, chiede un ascoltatore: «Ma, se questa è la situazione politica, perché te ne vai, perché non ti ri-candidi».
Nella risposta di Bersani possiamo ritrovare la serietà del personaggio, ma anche qualcuno dei motivi che hanno provocato l'esplosione e il perdurare di una certa antipolitica, che viene da una concezione della stessa basata sulle accuse di poltronismo e di attaccamento al Potere fine a se stesso.
Afferma Bersani: «E' una co-sa normale, come il tempo che passa. Ho fatto per vent'anni il parlamentare, da ministro, da segretario, mi sembra abbastanza; non abbandono la politica, la farò in altro modo...».
L'attuale sistema elettorale, e l'adagiarsi di molti partiti su di esso, insieme a gravi errori tattici e strategici nelle scelte dell'attuale PD guidato da Enrico Letta, (come, ad esempio, la ricerca di accordi separati tra forze politiche diverse - nel caso di Calenda e Fratoianni - oppure la chiusura a qualsiasi tentativo di accordo con il Movimento 5 stelle, che, pur nelle sue ambiguità di antipolitica, rappresenta importanti fasce di elettorato che guarda a sinistra) hanno contribuito a creare una situazione di sofferenza per chi vorrebbe fare una scelta elettorale progressista e di sinistra.
In conclusione, dovrà essere compiuto dagli elettori progressisti uno sforzo particolare per scegliere il campo ritenuto più vicino alle proprie idee, anche quando, a causa del sistema elettorale, non vi sia stato quel fondamentale livello di partecipazione democratica nella scel-ta dei singoli candidati.
Infine, ultimo aspetto fondamentale, qualunque sarà il risultato elettorale, sembra del tutto evidente la necessità di quel reset della politica richiamato da Bersani, con l'obiettivo della ricostruzione di un nuovo soggetto unitario della Sinistra, aperto e plurale, dato che l'attuale frammentazione esistente in questo campo non può essere considerata come un fatto ineluttabile e, soprattutto, ancora di più, non in grado di recuperare quei milioni di voti dello scontento progressista, sparpagliati in modo inefficace in partiti più o meno credibili, nei diversi strati della società italiana.
Gianni Tola