Focus: Contributo di Peppino Fogarizzu

06.04.2024

Pitzente istimadu, sono davvero rammaricato ma per precedenti impegni concomitanti non potrò essere presente alla presentazione del tuo libro, perché la sera sarò a Ottana per un premio letterario in lingua sarda, visto che anche io nel mio piccolo mi diletto a scrivere, come ben sai tu, che mi hai fatto la prefazione, per altro molto gradita e apprezzata, del mio romanzo S'Arrampellu. Mi scuso, ma tuttavia non posso esimermi, anzi lo faccio volentieri, dal ringraziarti di cuore, innanzi tutto per avermi fatto omaggio del tuo lbro e quindi esserti ricordato di me, anche se tu mi hai suggerito che i libri non si regalano perché così vengono considerati merce svilita, quando io ti proposi il mio Sa moida de su 'entu.

Un altro grazie te lo dobbiamo tutti a Pattada perché hai voluto presentarlo nel tuo natio borgo selbvaggio.

Questo è un altro pregio che tutti ti riconosciamo, cioè che non hai mai rinunciato né abiurrato alle tue origini, perché sei pattadese fino al midollo, in sas intragnas, anche se hai diradato le tue visite qua da noi. In questo ha ragione Giuanne Fiore nella prefazione.

Per entrare in argomento, bisogna dire che ogni volta che vene alla luce un libro di poesie, io sono feice; francamente li preferisco alle passerelle televisive di certi papaveri ammanicati, che propongono insistentemente i loro rigurgiti pseudo-mentali. Se poi il libro è scritto da qualcuno che mi gratifica della sua amicizia e stima che ricambio con gli interessi, sono doppiamente contento.

Talvolta di te mi vengono in mente i tempi, ormai remoti, di quando tu con altri, idolo dei ragazzini, giocavi a calcio (a sette) nell'oratorio parrocchiale, sa palestra, concesso con riluttanza dal parroco di allora a patto di frequentare la sagrestia della chiesa.

E mi ricordo anche quando i miei mi affidarono a te per darmi lezioni private di italiano. Tu eri già corrispondente della terza pagina della Nuova Sardegna e mi insegnasti i primi rudiimenti per comporre un italiano dignitoso, facendomi, tra laltro, leggere qualche libro adatto alla mia età di dodicenne.

Per brevità non mi avventuro nella critica a commento della silloge, e invito tutti a leggere le esaustive pagine di Fiori. Dico solo che le utopie di Vincenzo potevano realizzarsi, ma forse questo non dipendeva dalla sua volontà. Il suo percorso letterario è intriso di una percezione sinottica variabile, costantemente severa e oltremodo intransigente. Orpelli compiaciuti sono alieni dai versi, a volte blandi a volte ruvidi, ma sempre paradigmatici al reale vissuto. Il poeta che travasa dal suo sentimento intimo sull'esterno si potrebbe esporre al pubblico ludibrio, maggiormente se a leggerlo è gente che conosce leggermente l'autore. Quando si eviscerano i propri sentimenti è come girare nudo per le strade del paese. E di questo il poeta è consapevole ma ha la sfrontatezza necessaria e non gli importa assoluamente nulla di chi non riesce ad andare oltre il superficiale, e di chi ha limiti personali per non poter capire. 

Almeno, questo e molto altro è quello che ho provato io leggendo le liriche di questo libro.

Peppino Fogarizzu