Focus: intervento di Rino Cambiganu

Ho avuto il piacere di presenziare e poter fare un intervento in merito, durante la presentazione della raccolta di poesie del poeta Vincenzo Mura, "Utopie...e altro ancora". Dopo essermi deliziato della lettura di alcune opere ivi contenute, e alla luce di quanto già di mia conoscenza delle sue opere pregresse, sia in versi che in prosa, ho ascoltato con interesse quanto i relatori hanno ampiamente evidenziato nelle profonde e sapienti analisi critiche, sia sull'opera che sul profilo artistico ed umano dell'autore.
ammettere che nulla di gratuito è stato attribuito al merito letterario, ed è emersa la dovuta considerazione che il Mura è riuscito a guadagnarsi nel panorama della letteratura sarda, sia in lingua italiana che locale. L'autore usa in maniera alternativa l'ambivalenza lessicale, mantenendo inalterata la profondità del pensiero "su meledu" tipico dei poeti a tavolino, differenti dai poeti improvvisatori o estemporanei, tradizionalmente molto radicati nella cultura sarda e pattadese in particolare.
Diretto discendente della nuova corrente letteraria sarda, che a fine anni '50 del secolo scorso ha messo in discussione le mode classiche di composizione in versi rimati e con metriche consolidate dalla tradizione fin dagli albori della poesia, egli preferisce la composizione a verso libero, senza ingabbiature formali, pur mantenendo la musicalità ed il contenuto rievocativo ed allegorico del verso, utilizzando nella metafora, figure retoriche della tradizione.
Di Vincenzo Mura mi ha colpito la sua capacità di proporre le sue poesie dalla lingua sarda in italiano. Egli non traduce mai alla lettera, bensì propone due componimenti autonomi che producono le medesime sensazioni, praticamente produce la stessa opera, una pensata in sardo e l'altra in italiano, raggiungendo il medesimo risultato ed obiettivo preposto. Un racconto emozionale di esperienze e sogni vissuti, spesso utopie mai realizzate, seppur ostinatamente perseguite. Mai un rimpianto o malinconico tuffo nel tempo ingrato, bensì una presa d'atto degli eventi e della storia. In ciò vedo tratti leopardiani della "Ginestra" resistente agli eventi, delle "umane sorti e progressive", ma anche nel "passero solitario" "Oimé, quanto somiglia al tuo costume il mio".
Un poeta vero di alta qualità espressiva e varietà di immagini, ricche di cultura ed esperienza vissuta, da quella protopastorale della povertà post bellica a quella della società industriale con annesse lotte sindacali, alle lotte attive sul campo della politica, all'insegnamento fino al confronto e forse il raggiungimento del conforto e delle risposte che solo la letteratura può dare.
Altro aspetto che mi ha favorevolmente colpito è la padronanza della parola: lemmi, verbi ed eloquenza di una vastità sconfinata. Confesso che tante parole sarde le ho imparate per la prima volta leggendo le sue poesie e lo spassoso romanzo "Su deus isculzu". Si denota la ricerca "ossessiva" del purismo linguistico, lavando il lessico contemporaneo in "su riu Mannu", abborrendo italianismi ed altre contaminazioni della lingua, passate e presenti.A buon titolo può essere considerato il frutto maturo della corposa tradizione letteraria pattadese e uno dei più rappresentativi scrittori e poeti della Sardegna contemporanea.
Lussorio Cambiganu