Forestazione: naturale e produttiva

12.02.2021

Le vicende, i problemi e i risultati della forestazione, in Sardegna e a Pattada, raccontate da un esperto. Si può salvaguardare l'ambiente e trarne vantaggi economici e occupazionali. Il ruolo dei diversi Enti interessati.


Da oltre un secolo la Sardegna è stata oggetto di attenzione da parte del sistema forestale pubblico sia per la gestione dei terreni demaniali dello Stato che per pratiche di rimboschimento di alcune aree sempre all'interno dei demani forestali. Nell'I-sola si sono sperimentate tecniche innovative da parte di illustri studiosi di selvicoltura prima, e tecnici di valore dopo il passaggio dei demani alla Regione poi, che hanno fatto la storia recente del sistema forestale sardo e affinato le tecniche selvicolturali in ambiente mediterraneo compresi i rimboschimenti, continuando l'attività innovativa nella tradizione forestale mediterranea.

Negli anni '70 e '80, anche nei terreni privati, vi è stata un interessante attività forestale legata alla cosiddetta forestazione produttiva finanziata vigorosamente dalla Cassa per il Mezzogiorno (75% a fondo perduto) che ha visto singoli privati rimboschire i loro terreni con specie a rapido accrescimento - principalmente eucalipti e pini mediterranei - in particolare una società ha incentrato il proprio progetto industriale nella produzione di legname per alimentare una cartiera realizzata nel 1963 ad Arbatax (Tortolì).

Tale società, la Marsilva, fondata dall'industriale Paolo Marras, fece partire una grande speculazione forestale su terreni pubblici e privati sparsi in tutta la Sardegna con migliaia di ettari di terreno rimboschiti per lo più con Pinus radiata - una specie originaria della California - che si adattava bene a crescere nei nostri climi e suoli, pubblicizzata a rapidissimo accrescimento e adatta a produrre cellulosa per alimentare la cartiera.

I rimboschimenti effettuati diedero, per lo più, buoni risultati con attecchimenti molto elevati che forse neanche i tecnici si aspettavano. La densità risultò quindi, da subito, molto elevata e necessitava già dopo 10-15 anni di diradamenti massicci, molto costosi e non remunerativi. Per questo non furono eseguiti su vaste superfici, e i boschi vennero lasciati crescere in perticaie fittissime.

La preparazione dei terreni per il rimboschi-mento venne realizzata, senza tutte le cautele che gli studiosi raccomandano, utilizzando trattrici potenti munite di ripper o aratri per lo scasso profondo nei terreni a lieve pendenza o di lama apripista per formare i gradoni in quelli a pendenza più elevata. Questi interventi di gradonatura modificarono la morfologia dei versanti che in un primo tempo venne nascosta dalla crescita delle piante ma, in seguito, per effetto dei tagli o più frequentemente per gli incendi, mise in luce gli ampi gradoni difficili da sanare dal punto di vista paesaggistico e visibili ancora oggi. In tanti siti il danno, oltreché paesaggistico e colturale fu principalmente idrogeologico, evidenziando dilavamenti e solcature con perdita del suolo ed erosione.

La società Marsilva, dopo un periodo di agilità finanziaria e migliaia di ettari rimboschiti, caracollò verso il fallimento che venne formalizzato nel 2000. Rimangono alcuni rimboschimenti che nel frattempo maturarono il turno del taglio e vennero quindi utilizzati, soprattutto quelli cresciuti nei terreni privati. Molti di quelli impiantati nei terreni comunali, dati in affitto, sono rimasti e stanno invecchiando inutilizzati, almeno per lo scopo per cui furono impiantati.

Sicuramente fu fallimentare l'obiettivo industriale: che si sappia, neanche un quintale del legname proveniente dai boschi sardi ha varcato la soglia della cartiera di Arbatax. La produzione di carta è stata assicurata dalla cellulosa proveniente da boschi del nord Europa e del Canada. Per questo si può parlare di speculazione.

Un'altra società, la Sarfor, che ha effettuato impianti notevoli in varie aree regionali, ha avuto miglior sorte dato che i rimboschi-menti (molto ben riusciti) su terreni comunali e l'intera società, compreso il personale molto professionalizzato, è stato fatto transitare all'Azienda Foreste Demaniali dalla Regione Sardegna.

Col finire degli anni '90 del secolo scorso sono praticamente terminati anche i rimboschimenti sui terreni pubblici compresi quelli demaniali. In quegli anni e si è proceduto ad effettuare vari rimboschimenti con finanziamenti comunitari UE, impiantando soprattutto sugherete, pure o miste ad altre specie, atte a creare boschi misti comunque produttivi.

Certamente l'impianto di boschi misti sul modello di quelli naturali ha il grande vantaggio di essere plurispecifico e, pertanto di evidenziare le specie più adatte che permangono e si autodifendono meglio dalle avversità parassitarie e fungine.

La scelta delle specie usate nei rimboschimenti è frutto di diverse valutazioni tecniche sia climatiche sia ambientali in genere: per quanto alcune specie attraggano per velocità di crescita e per fattori estetici, non sempre sono le più adatte per le nostre situazioni.

Tra le note positive da ricordare dei rimboschimenti in Sardegna la prima è sicuramente l'occupazione, considerata la forza lavoro impiegata dalla fine dell'800 a oggi, soprattutto nei periodi di grave crisi economica e sociale come a cavallo delle due grandi guerre o dopo l'ultima fino agli anni '70. In alcune aree, allora particolarmente depresse, i rimboschimenti oggi sono una realtà e ricoprono interi versanti, proteggono il suolo e i terreni a valle, producono legname, catturano anidride carbonica e costituiscono un'economia per le varie attività dell'uomo come l'allevamento di bestiame allo stato brado o semibrado, il turismo attivo, la raccolta di frutti del sottobosco e di funghi. Inoltre garantiscono la difesa della biodiversità per piante e animali. In alcuni casi, come le pinete litoranee, i rimboschimenti sono stati una base di sviluppo turistico di quei territori.

A Pattada ci sono esempi di varie attività forestali legate al passato meno recente e al presente: il boschetto impiantato negli anni '30 è ancora un bell'esempio di rimboschimento ben pensato e ben realizzato che da decenni ha connotato il paesaggio di Pattada ed è stato utilizzato sia per ricreazione che come contorno ad altre attività economiche; la foresta demaniale Monte Lerno, istituita con il primo nucleo di Bilotze, di circa 300 ettari coperto da boschi naturali di sughera e leccio e da impianti di rimboschimento di leccio e roverella misto con pini mediterranei (questi ultimi si stanno riducendo per scelta tecnica e per vecchiaia). I vecchi fabbricati presenti fronte lago sono stati recuperati nei primi anni 2000 con la finalità di affidarli in gestione a operatori locali per usi compatibili con la naturalità dei luoghi, in modo da costituire una vetrina per commercializzazione di prodotti locali legati al mondo delle campagne, di turismo attivo e campeggistico. Tale obiettivo potrebbe destare attenzione per l'Amministrazione civica per offrire ai giovani del luogo nuove opportunità.

Negli anni '70 del secolo scorso l'Azienda forestale regionale acquistò dal Comune circa 2500 ettari per ampliare in maniera consistente la Foresta di Monte Lerno, comprendente la cima del Monte ed estendendosi fino ai confini di Buddusò e Oschiri. In questa nuova porzione di territorio c'è stato un grande investimento in opere di rimboschimento con lavorazioni del terreno diversificate. Si è iniziato con buche fatte a mano dalle maestranze forestali per poi passare ai gradoni realizzati con ruspe e infine a lavorazioni più rispettose del paesaggio e del suolo quali quelle a trincea o con ripper senza modificare la morfologia e il suolo.

Considerando le condizioni pedoclimatiche, a Monte Lerno, sono state impiegate inizialmente almeno due specie alternando pini mediterranei a leccio o sughera. Successiva-mente si sono utilizzate solo specie autoctone, principalmente sughera, leccio e roverella (a seconda dell'esposizione) frammisti a pino marittimo derivante dalle pinete spontanee e naturali della Sardegna, da Monte Pinu di Telti e Carracana di Berchidda. Ove possibile sono state introdotte altre specie della vegetazione locale, importanti dal punto di vista fitoclimatico, quali tasso, agrifoglio, ciliegio, acero minore, perastro e altre.

I rimboschimenti nelle terre pubbliche sono terminati a metà degli anni '90 per due motivi: il primo è che le aree nude o coperte da macchia bassa e degradata, disponibili a questo scopo, erano state utilizzate quasi per intero e il secondo, più di sostanza e culturale oltreché colturale, che la macchia nei vari gradi evolutivi, protetta da incendi e pascola-mento eccessivo e continuato, portava ad affermare spontaneamente le specie arboree autoctone sottomesse.

In sintesi si dimostrava più facile, economico e produttivo ricercare in mezzo alla macchia le piantine, spesso polloni e anche piantine nate da ghianda, di leccio, sughera e roverella e di altre specie arboree e allevarle in maniera da ottenere un bosco simile all'originario andato perduto. Per fare un esempio locale, tutto il costone che va da Badu Onu a Sa Pedrosa e quello di fronte ospitano ormai un bosco a prevalenza di sughera cresciuto dopo la potatura di allevamento e la riduzione della macchia nelle immediate vicinanze. In questo modo il paesaggio è integro, la vegetazione in evoluzione naturale, il terreno coperto al 100% per la difesa dal di-lavamento del suolo e sono assenti piante esotiche a modifica del paesaggio forestale originario.

In generale si rileva comunque che i boschi sono in costante continuo aumento in tutta Italia e anche in Sardegna. Si assiste alla ricolonizzazione di terreni marginali, abbandonati dall'attività zootecnica, da parte delle piante arboree che incrementa ogni anno la superfice forestale, più di quanto se ne perda a causa degli incendi che spesso ripercorrono le stesse aree nei vari anni.

Altro esempio è il demanio comunale di Pattada che confina con la Foresta demaniale di Fiorentini. La buona gestione del bosco con tagli razionali determinati dalla tecnica forestale applicata e la regolamentazione del pascolo, hanno consentito di portare il bosco verso una fustaia di leccio, sughera e roverella, produttiva sia per il sughero che per la quantità di legna da ardere, derivante dal diradamento, che viene concessa alla popolazione di Pattada.

La foresta demaniale, unita al demanio comunale di Sa Linna Sicca, ricca di piste e sentieri, laghetti e aree di soste, può ora essere utilizzata per attività produttive compatibili e sostenibili. In circa 3.000 ettari collegati alle altre foreste demaniali di Oschiri, Alà dei Sardi, Berchidda e Monti si possono realizzare molte attività a partire dal turismo attivo, all'ippoturismo e al cicloturismo, al campeggio montano ma anche all'alleva-mento controllato di specie rustiche come, ad esempio, il maiale sardo per la produzione di insaccati sul modello spagnolo.

Associando tutti gli enti interessati sarebbe auspicabile lo sviluppo di un parco naturalistico, anche come strumento per valorizzare ulteriormente i prodotti del territorio. Ci sono esempi anche in Sardegna e funzionano.

Graziano Nudda, laureato in scienze forestali, è stato di-rigente del Corpo forestale, dell'Azienda Foreste Demaniali, della Tutela del Paesaggio, del Genio civile e Direttore generale prima dell'Ente Foreste della Sardegna e poi della Protezione civile fino alla pensione nel 2018.