Francesco Amadu: ricercatore in abito talare
La rubrica dedicata ai personaggi pattadesi non poteva di certo ignorare il Canonico Francesco Amadu, anche perché il 4 ottobre 2021 ricorre il centenario della nascita. La sua attività di ricercatore e storico è a tutti nota e documentata da una miriade di pubblicazioni e testi a cui hanno fatto riferimento sia la facoltà di Magistero dell'Università di Sassari sia moltissimi studenti che si sono appoggiati ai sui scritti, o a lui direttamente, per la compilazione delle loro tesi di laurea.
Nato da Salvatore Amadu e Giovanna Cabigliera entrò nel Seminario diocesano (veescovo Mons. Cogoni) nel 1932. Nel Seminario regionale di Cuglieri ricevette gli ordini minori di ostiariato e lettorato da Mons. Pirastru nel 1941; successivamente, a Ozieri e sempre dal Vescovo Cogoni, ebbe accesso agli ordini di esorcistato e accolitato (1942) e a Pattada all'ordine del suddiaconato (1943).
A Cuglieri (1944, vescovo mons. Ciuchini) divenne diacono nel 1944.
Fu ordinato sacerdote a Pattada il 29 giugno 1944 da mons. Cogoni, e nel mese di luglio dello stesso anno esercitò il ministero di economo spirituale di Bantine.
Un anno dopo l'ordinazione, nel giugno del 1945, si laureò in Teologia a Cuglieri.
Nominato vice parroco di Pattada nell'aprile del 1946, di fatto esercitò l'ufficio di Vicedirettore nel seminario diocesano di Ozieri e, dal 1 novembre fu nominato Aministratore dello stesso Seminario.
Nel 1950 fu nominato prima Vice-Cancelliere (gennaio) e, successivamente, Cancelliere della Curia Vescovile (ottobre).
Beneficiato della Cattedrale con Bolla vescovile del 1 ottobre 1951, prese possesso canonico il 4 ottobre successivo. Con Bolla pontificia del 1 ottobre 1959 fu nominato Canonico Penitenziere.
Il 16 novembre 1984 fu nominato Cappellano di S. S. Giovanni Paolo II.
Andato in pensione nel 1986, morì a Ozieri il 6 giugno 2015, all'età di 94 anni.
Agli incarichi ecclesiastici si aggiungo-no i riconoscimenti civili. Neinsignito del titolo di Cavaliere Emerito della Repubblica.
Dottor Amadu (questo era il titolo con il quale lo si designava comunemente) si è distinto in una ininterrotta attività pubblicistica; i suoi interessi hanno spaziato dalla storia del territorio e delle comunità a quella dei personaggi; in questi ambiti ha illustrato realtà sociali, artistiche, archeologiche.
Precursore degli sudi sull'insediamento, ne ha curato l'approfondimento soprattutto per quanto riguarda centri abitati e fortificazioni. Un particolare interesse lo ha portato a mettere al centro della sua attenzione la realtà del territorio di origine e di attività. Così Ozieri, Pattada, Ardara e le due diocesi che nel medioevo operarono in quest'area geografica - Bisarcio e Castro - lo hanno accompagnato come argomenti di ricerca di elezione dagli anni sessanta fino alla morte.
Per ben tre volte, nel 1978, nel 1984 e nel 1997, papa Giovanni Paolo II volle esprimere il suo benevolo apprezzamento per il suo lavoro nell'Archivio diocesano di Ozieri.
Uomo arguto, dalla battuta pronta e, talvolta, tagliente, destava una naturale simpatia in chiunque lo incontrasse, come testimonia la fioritura di aneddoti che lo riguardano. Uno dei più noti si riferisce ad un episodio avvenuto presso la Casa del Clero, dove abitava insieme ad altri sacerdoti non impegnati direttamente nel ministero pastorale per ragioni di età o, come nel suo caso, perché svolgevano altri compiti nell'organizzazione diocesana: alla fine di un pasto consumato con i confratelli in religioso (è il caso di dirlo) silenzio, alzandosi da tavola se ne uscì con l'ironica battuta: «Cunfrades, sos arrejonos già sunt bellos, ma eo apo ite faghere!».