Fratelli tutti: l'enciclica sociale di Francesco

08.10.2020

Il Papa si è ispirato ancora una volta al santo di cui ha voluto prendere il nome, Francesco d'Assisi, per la sua ultima enciclica che ha intitolato Omnes fratres, Tutti fratelli: un lungo e accorato invito ai cristiani, ma esteso a tutti gli uomini, perché contribuiscano a costruire un mondo più giusto e solidale all'insegna della fratellanza. Un tale argomento potrebbe rischiare di rimanere nell'empireo dei buoni sentimenti; invece Francesco scende nel concreto delle varie situazioni, utilizzando come schema metaforico la parabola del Buon Samaritano e sviluppandone il senso più profondo ai vari livelli nei quali la consapevolezza di far parte dell'unica famiglia umana si può esprimere: tra i singoli uomini o tra le nazioni; nella relazione fisica concreta o in quella virtuale di internet.

L'enciclica è divisa in sette capitoli per complessivi 287 paragrafi dai titoli significativi: 1. Le ombre di un mondo chiuso; 2. Un estraneo sulla strada; 3. Pensare e generare un mondo aperto; 4. Un cuore aperto al mondo intero; 5. La migliore politica; 6. Dialogo e amicizia sociale; 7. Percorsi di un nuovo incontro.

Per le caratteristiche di questo periodico il capitolo più interessante è, ovviamente, il quinto, quello dedicato alla politica; capitolo a sua volta diviso in sezioni altrettanto significative: Populismi e liberalismi, Valori e limiti delle visioni liberali, Il potere internazionale, La politica di cui c'è bisogno, Più fecondità che risultati.

Alcuni passi di grande incisività, dopo aver criticato il dogma del libero mercato: «Per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l'inefficienza di alcuni politici. A ciò si aggiungono le strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l'economia o a dominarla con qualche ideologia. E tuttavia, può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica?».

Prosegue definendo la politica di cui c'è bisogno: «Mi permetto di ribadire che la politica non deve sottomettersi all'economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia [...] Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi attuale».

Altrove condanna senza appello il concetto di guerra giusta e la pena di morte, inammissibili in ogni circostanza. Alcuni, come il filosofo Massimo Cacciari, non hanno visto nell'enciclica sostanziali novità rispetto alla tradizionale dottrina sociale della Chiesa, tranne appunto queste condanne e l'apertura - tardiva - ai valori dell'Illuminismo di libertà, uguaglianza e  fraternità.

Ma è un giudizio forse attribuito dall'alto di una cattedra filosofica che vorrebbe ergersi a inappellabile e supremo criterio di giudizio; perché, se vogliamo, di libertà, uguaglianza e fraternità qualcuno ha parlato ben prima dell'Illuminismo. Non sono parole inventate nel XXVII secolo, ma nel primo.

Salvatore Multinu