Gli «onori» di una cronaca infame

Come un fulmine a ciel sereno, improvviso e rumoroso, si è abbattuta la notizia delle dimissioni dall'incarico in Curia e la rinuncia ai diritti del cardinalato di don Angelino - come tutti siamo abituati a chiamarlo qui a Pattada. Nei giorni successivi a quella sera la stampa di tutto il mondo si è gettata come un rapace sulla vicenda, raccontandola a modo suo, come da tempo la stampa (soprattutto italiana) è abituata a fare; senza curarsi delle conseguenze, inchiodando a una sentenza di colpevolezza preventiva una persona apprezzata da tutti, che ha mantenuto con il suo paese di origine una consuetudine e una vicinanza rare per chi assurge a ruoli importanti come quello che ne ha fatto il pattadese più famoso; e coinvolgendo una famiglia altrettanto stimata, data in pasto alla curiosità morbosa di chi so-spetta scandali e complotti in ogni vicenda umana.
Il giudizio di eventuale colpevolezza spetta alla magistratura, vaticana e italiana, e quello sulle responsabilità personali del cardinale, come di chiunque altro, ad una più alta e non umana Giustizia, probabilmente più misericordiosa.
Quello che sembra sbagliato, e forse non conforme neanche ai desideri di don Angelino, è che parta il tifo degli uni contro gli altri: Becciu contro il Papa.
Il commento più azzeccato sembra quel-lo di don Ettore Cannavera sull'Unione Sarda degli ultimi giorni di settembre: il problema non è il cardinal Becciu, della cui onestà non si può allo stato dubitare, ma l'organizzazione del Vaticano nella gestione dei suoi ingenti flussi finanziari. Il clero, dice Cannavera, non dovrebbe occuparsene, è stato ordinato per altri compiti. Il Papa lo chiama clericalismo e lo indica come malattia grave della Chiesa.
Altri commenti, che tendono a far apparire Francesco come condizionato o guidato da altri poteri (qualcuno dice dal papa laico Eugenio Scalfari) sembrano oltre che infondati, inopportuni. E rischiano di far precipitare ancora in una dimensione apologetica quella Chiesa che Francesco vorrebbe profetica, aperta al mondo, in uscita.