I cinque quesiti referendari

02.06.2022

Una breve spiegazione dei quesiti affinché i cittadini che volessero partecipare al referendum possano orientarsi nella scelta. Allo stato attuale i sondaggi indicano che i referendum non raggiungerebbero il quorum previsto per la loro validità, cioè la maggoranza degli aventi diritto al voto.


Legge Severino su incandidabilità dei politici

Il quesito propone l'abrogazione del Decreto Legge conosciuto come Legge Severino, che prevede l'incandidabilità, l'ineleggibilità, la decadenza e la sospensione automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per gli amministratori locali in caso di condanna a un elenco specifico di reati, e comunque a seguito di condanne per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena massima della reclusione pari a quattro anni.

Nel caso di vittoria del NO resterebbe in vigore l'attuale legge. Se vincessero i SI sarebbe abrogata l'intera legge, e si tornerebbe alla situazione preesistente alla sua approvazione.

Va specificato che, in questo caso, non vuol dire che l'ordinamento rimarrebbe senza tutele. Ciascun Giudice, di volta in volta (quindi non automaticamente, come ora), in caso di condanna può applicare l'istituto dell'interdizione dai pubblici uffici previsto agli artt. 28 e 29 del Codice Penale.

Sospensione delle misure cautelari

L'articolo 274 del Codice di procedura penale prevede la possibilità di misure cautelari (arresti domiciliari o carcerazione) in tre casi: pericolo di inquinamento delle prove, pericolo di fuga (nel caso di reati per i quali sia prevista la pena massima di due anni di reclusione), rischio che l'imputato possa commettere reati gravi con uso di armi, violenza personale o reati inerenti la criminalità organizzata; in quest'ultimo caso la misura cautelare può essere applicata - nel caso di pericolo che vengano commessi reati della stessa specie di quello per cui si è indagati - solo se si tratta di delitti punibili con la pena massima di quattro anni (o di cinque anni se la misura cautelare consiste nella carcerazione).

Il quesito chiede l'abrogazione di una parte di questo articolo, per cui, in caso di vittoria del SI le misure cautelari non si potrebbero applicare nel caso di pericolo di reati della stessa specie di quello per cui si è imputati, mentre resterebbe applicabile per le altre tipologie (delitti gravi attraverso l'uso delle armi o della violenza, o diretti contro l'ordine costituzionale o di criminalità organizzata).

In sostanza si chiede di privilegiare il principio costituzionale di non colpevolezza, per cui la persona è innocente fino a una sentenza di condanna definitiva, evitando le pesanti conseguenze, soprattutto di immagine, che ricadono su un indagato che magari potrebbe essere assolto nel processo o addirittura non essere neanche rinviato a giudizio.

Separazione delle funzioni dei magistrati

In questo caso la richiesta di abrogazione riguarda alcune parti dell'Ordinamento giudiziario approvato addirittura col Regio Decreto n 12 del 30 gennaio 1941. Si tratta di un argomento più volte affrontato nel dibattito politico italiano e mai risolto.

In caso di vittoria del SI la conseguenza sarebbe che il magistrato dovrà scegliere all'inizio della carriera la funzione giudicante (Giudice) o requirente (Pubblico Ministero), per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.

Oggi, dopo aver superato il concorso di magistratura, il magistrato può scegliere di svolgere la funzione di P.M. o di Giudice e, nel corso della carriera, può cambiare funzione per un massimo di quattro volte, facendo trascorrere ogni volta almeno cinque anni.

I promotori del referendum ritengono che con la vittoria ci sarà maggior chiarezza di funzioni e la magistratura sarà effettivamente più indipendente.

Si parla di separazione delle funzioni perché resta comunque unico il concorso per accedere alla Magistratura.

Alcune forze politiche sostengono che si debba arrivare a una separazione delle carriere, ovvero due diversi concorsi per accedere in magistratura: uno per di-ventare P.M., un altro per diventare Giudice. Solo così, a loro parere, si garantirebbe un'effettiva non comunicabilità dei due ruoli.

Equa valutazione dei magistrati

Oggetto della richiesta di abrogazione sono alcuni articoli del Decreto Legislativo n. 25 del 27 gennaio 2006, e precisamente quelli che riguardano le attività dei componenti non togati (cioè non magistrati, come avvocati o professori universitari), i quali attualmente possono partecipare alle discussioni e alle decisioni dei Consigli giudiziari tranne a quelle relative alla valutazione dei magistrati.

I Consigli giudiziari sono organismi ter-ritoriali composti per 2/3 da magistrati e per 1/3 da avvocati o professori universitari.

Il quesito referendario intende abrogare tale limitazione e quindi estendere la partecipazione dei membri non togati a tutte le deliberazioni dell'organismo.

In altre parole, in caso di vittoria del SI, gli avvocati e i professori universitari che fanno parte dei Consigli giudiziari esprimeranno la loro valutazione sull'operato dei magistrati.

L'obiettivo dichiarato è quello di avere delle valutazioni più equilibrate, mentre oggi prevale la forza corporativa dei magistrati. Da parte dei magistrati, invece, si ritiene tale fattispecie una ingerenza indebita nell'autonomia della Magistratura prevista dalla Costituzione. Per difendere tale autonomia i Magistrati hanno proclamato uno sciopero, per la giornata del 16 maggio.

Riforma del Consiglio Superiore della Magistratura

Il quesito riguarda la composizione e il funzionamento del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), il massimo organo di autogoverno della stessa, presieduto dal Capo dello Stato, regolato dalla Legge 24 marzo 1958 n. 195.

Dopo alcune modifiche al testo originario, un magistrato che intenda candidarsi a far parte del CSM deve raccogliere, a sostegno della sua candidatura, un numero di firme compreso tra 20 e 50. Tali modifiche, secondo i proponenti il referendum, sarebbe responsabile della formazione delle cosiddette correnti della magistratura, imputate del progressivo mal funzionamento dell'organismo.

Con la vittoria del SI, di fatto perderebbero di senso le correnti interne alla magistratura, le quali hanno il ruolo di sostenere le candidature stesse.

Si tornerebbe alla formulazione originaria della Legge 195/1958, ovvero tutti i magistrati potranno candidarsi liberamente al CSM. L'obiettivo dichiarato è quello di avere votazioni trasparenti, che valorizzano il magistrato e le sue qualità professionali piuttosto che l'appartenenza a una delle correnti.

Sul quesito referendario pesa la possibilità di un suo annullamento all'ultimo minuti qualora venisse approvata dal Parlamento la riforma della giustizia Cartabia, attualmente in discussione.