I Comuni e la transizione energetica

Il ruolo degli Enti locali nel processo di trasformazione verso l'utilizzo delle energie rinnovabili in sostituzione delle fonti fossili (petrolio, gas, carbone...), che è anche un processo di trasformazione del modello di sviluppo e dell'organizzazione produttiva.
La transizione energetica deve essere un processo che coinvolge l'intero sistema organizzativo sociale e produttivo del nostro Paese. Sarebbe ben poca cosa e una pia illusione ritenere che basti una pulizia del processo produttivo energetico per risolvere i problemi complessi e ormai drammatici legati al tracollo in atto del sistema ambiente. Per intenderci, il calcolo della CO2 emessa in atmosfera è solo un parametro, sicuramente determinante, per definire il collasso del sistema ambiente, ma la verità è che le risorse complessive del nostro mondo tendono ad esaurirsi. I processi di cambiamento in atto in tutti gli ecosistemi stanno producendo modifiche irreversibili con conseguenze già evidenti per l'intero genere umano. Pertanto il problema della transizione energetica va posto in modo assolutamente inscindibile da quello della modifica dello sfruttamento delle risorse del sistema e, quindi, al modello di sviluppo e di vita dell'intero genere umano. È evidente che la risposta non è solo tecnica o scientifica, ma investe tutto il sistema dei valori anche etici che sono alla base dei comportamenti umani.
Sarebbe certamente anche qui pia illusione pensare di non coinvolgere l'intero sistema economico in questo sforzo immane di trasformazione, così come sarebbe velleitario pensare di non coinvolgere la cultura, la morale e la consapevolezza dei cittadini.
Per ovvi motivi di spazio salto molti passaggi del ragionamento avviato, ma prima di arrivare al tema dei ruoli degli Enti Locali mi preme ribadire un concetto, che riprendo dalle considerazioni di Mariana Mazzucato: è necessario stabilire un nuovo accordo tra i portatori di interesse capitalistici e la collettività; dando valore prioritario agli interessi collettivi e lasciando poi spazio allo svolgersi regolato delle attività economiche. È evidente che ciò chiama in causa lo Stato, gli Stati, e la politica nell'accezione più ampia e nobile di essa. Una nuova forma di intervento keinesiano che non si limita a erogare risorse ma che definisce priorità, interessi collettivi e strumenti di azione e di intervento nella stessa economia. Spero che in futuro si avrà il modo di entrare di più nei particolari e di chiarire meglio questo tema dello Stato, dato che io lo considero come il più importante elemento per definire il progetto della sinistra che a me sta a cuore. Qui mi limito a dire che intanto bisogna ridefinire un insieme di esigenze - definiamole sociali - che partano dal funzionamento dei modelli attuali di vita delle comunità locali, quindi anche dei comuni, e che aggregate diventino esse stesse domanda per un nuovo modello di sviluppo.
La trasformazione energetica permea totalmente questo concetto: saranno i comuni a dover definire nuove forme di mobilità a basso o nullo impatto energetico; saranno i comuni a dover regolare i sistemi edilizi a impatto energetico zero; saranno i comuni a dover agevolare e incentivare le comunità energetiche; sono gli stessi comuni che, a parer mio, dovranno intervenire direttamente nella realizzazione e gestione di impianti di produzione da fonti rinnovabili. Malgrado una legge approvata sulla concorrenza che va in direzione opposta. Sono i comuni che dovranno decidere le disponibilità dei suoli o degli spazi da dedicare alla costruzione degli impianti; infine, dovranno essere i comuni a massimizzare e concepire le risorse naturali - il sole, il vento, le maree, la geotermia, etc - come beni comuni inalienabili al servizio dell'intera comunità e non della speculazione. Siamo in una fase di grande trasformazione tecnologica, e voglio fare alcuni esempi.
Al Politecnico di Milano si sta mettendo a punto un reattore modulare per la produzione di idrogeno a scala condominiale: al Politecnico di Torino si sta lavorando per realizzare in scala 1:1 un reattore che produce energia sfruttando il modo ondoso del mare, anche questo modulare che potrà fare uscire dalla dipendenza energetica piccole isole o comuni costieri; si stanno approntando sistemi di accumulo energetico tali da rendere autonomi interi comparti abitativi o produttivi. Qui si tratta di ridefinire il rapporto tra questi comparti e la rete generale della distribuzione energetica.
Voglio dire che la ricerca scientifica e tecnologica potrà dare soluzioni ai processi di trasformazione e che questi stessi processi avranno ricadute ed attuazione a scala locale, comunale e sovracomunale. Bisogna ripensare, quindi, al ruolo degli Enti Locali, alla loro capacità di intervento finanziario ed economico, alla loro stessa capacità operativa ed organiz-zativa.
Filippo Isgrò
Responsabile regionale di Sinistra Italiana per l'Energia e le attività produttive