I rapporti educativi e sociali tra scuola e famiglia

«Il punto cruciale è quello dell'incontro di base fra genitori e insegnanti, forma concreta dell'incontro fra Scuola e Società: se questo incontro fallisce, la struttura non vive», scriveva Gianni Rodari a proposito del rapporto tra scuola e famiglia.
La corresponsabilità educativa tra scuola e genitori si fonda innanzitutto sulla Costituzione italiana, in un quadro di diritti e doveri, competenze e valori, all'interno dei quali si esplica il ruolo dell'educazione nei confronti delle nuove generazioni. Con ruoli diversi ma complementari, la Carta assegna infatti a Famiglia e Scuola la responsabilità di educare, istruire e formare i giovani.
In seguito ai movimenti di rinnovamento sociale e culturale dei primi anni '70, si configurò quella che venne definita la partecipazione organica al governo della scuola da parte dei genitori, con l'istituzione degli organi collegiali, avvertiti all'epoca come una conquista nella corresponsabilità educativa sancita negli articoli 30, 33 e 34 della Costituzione, che attribuiscono appunto ai genitori e alla scuola uniti un compito attivo nell'educazione e nell'istruzione.
Questi strumenti, confermati dal testo unico sulla scuola del 1994, che ha previsto anche le Assemblee dei genitori, si associano, con il decreto n. 275 del 1999, alla previsione del contributo dei genitori alla determinazione dell'offerta formativa degli istituti scolastici.
Tuttavia, la maggior parte di queste misure sono rimaste sotto utilizzate o addirittura inattuate, tanto che le associazioni dei genitori hanno sottolineato come la nascita di una visione aziendalistica della scuola abbia messo ai margini la volontà di creare un rapporto organizzativo con i genitori, considerati non tanto membri della comunità scolastica, ma meri utenti. Lo stesso patto di corresponsabilità si risolve in un adempi-mento formale di sottoscrizione del patto educativo da parte dei genitori.
La realtà di queste esperienze, negli ultimi anni, ci mette perciò di fronte al pericolo di una burocratizzazione, se non all'insufficienza di queste forme di partecipazione e rappresentanza.
La crisi di modelli sociali e culturali positivi, sostituiti da valori individual-stici e di mercato nelle comunicazioni di massa, che le famiglie in molti casi si trovano a subire e ad affrontare senza sufficienti strumenti di elaborazione autonoma, ha fortemente contribuito a creare serie difficoltà, fino a elementi di vera e propria incomunicabilità e di conflitto, tra la Scuola e le Famiglie.
All'interno di questo rapporto, si possono individuare due principali tendenze e modalità di intendere i ruoli: il primo riguarda quello delle famiglie che non accettano la prevalenza del ruolo educativo della scuola, in particolare per ciò che riguarda i rapporti interpersonali tra docenti ed alunni, ma soprattutto per quanto concerne gli esiti della valutazione dei livelli di istruzione e di formazione degli stessi. Sono nelle cronache i risvolti di questi scontri, talvolta anche con esiti di tipo giudiziario.
La seconda modalità appartiene a quella fascia di docenti che, molto spesso, vivono negativamente il rapporto con le famiglie, interpretando questo rapporto con fatica, fastidio, o come vera e propria interferenza nella loro autonomia educativa.
Appare evidente che le prime vittime di queste posizioni, entrambe sbagliate, sono i soggetti destinatari della formazione e dell'istruzione: i bambini, i ragazzi, gli alunni.
Di fronte a queste considerazioni emerge l'esigenza e la necessità sia di una riforma degli Organi collegiali della scuola, nella struttura e nelle forme di partecipazione e di rappresentanza, sia di una azione della scuola, come istituzione educativa e tra i docenti, e di altre pubbliche istituzioni comunali, che prenda-no atto di questa situazione di sofferenza e si facciano carico di avviare le iniziative necessarie per ricreare le sinergie positive di un rapporto aperto, paritario e costruttivo. (gt)