Il rapporto perverso tra Regione ed Enti locali

17.02.2022

Il Consiglio Regionale in questo periodo è impegnato nella discussione della finanziaria, la legge di spesa che dovrebbe programmare lo sviluppo della nostra isola.

Come consuetudine prima di iniziare l'esame della legge si è tenuto l'incontro con il CAL (Consiglio delle Autonomie Locali).

Durante l'iniziativa è riemerso, soprattutto per merito dei Sindaci, il tema del rapporto tra Regione e Comuni, ampiamente trattato nel titolo V della Costituzione dall'art. 114 in poi.

Da tempo infatti nonostante si parli di programmazione dal basso e autonomia decisionale dei Comuni, la Regione Sardegna attraverso le sue leggi o atti accentra sempre di più competenze e risorse a danno dei territori.

Questo porta a un collasso del sistema centrale che molto spesso non è in grado o non riesce a dare le risposte attese da famiglie, imprese o associazioni, in particolare in questo periodo pandemico e di forte crisi economica e sociale dove la variabile tempo è determinante per il destino delle stesse.

Il tema è stato trattato anche dalla Corte dei conti europea che nelle proprie relazioni denuncia quanto la nostra isola sia in ritardo con la spendita dei fondi di sviluppo, trovandosi addirittura agli ultimi posti in graduatoria.

Oggi accade troppo spesso che i territori, soprattutto quelli più marginali della nostra isola si sentano abbandonati a se stessi, non ricevendo risposte sui temi più sentiti dai propri concittadini: sanità, istruzione, lavoro, energia, trasporti, sviluppo locale e lotta allo spopolamento.

L'esempio calzante è la ricerca costante da parte di Regione e Governo di economie che portano alla razionalizzazione/chiusura di plessi scolastici, servizi essenziali, fino addirittura all'assenza dei medici di medicina generale in tante realtà.

L'attacco alle Provincie o enti intermedi ha aggravato la situazione, perché invece di trasferire le funzioni ai Comuni con le relative risorse, Governo e Regione hanno tagliato i fondi non consentendo a ciò che è rimasto di poter affrontare i temi di più stretta competenza.

Mi riferisco in particolare alle strade provinciali e agli istituti scolastici di secondo livello.

Le conseguenze di queste scelte sono sotto gli occhi di tutti: mancanza di manutenzione, scarsità di interventi straordinari e assenza di programmazione.

Tutto ciò si traduce nell'aggravamento dei problemi relativi allo spopolamento, alla dispersione scolastica e all'aumento del divario tra zone sviluppate e non.

La vera sfida della prossima legislatura, considerato che quella attuale si sta dimostrando non all'altezza di risolvere i problemi, sarà la modifica delle legge 1 del 1977 che disciplina le "Norme sull'organizzazione amministrativa della Regione Sarda e sulle competenze della Giunta, della Presidenza e degli Assessorati regionali."

Detta modifica potrebbe consentire al sistema Regione di spogliarsi di diverse competenze che verrebbero trasferite ai Comuni, tenendo per sé il ruolo nobile di programmazione, controllo e coordinamento. Ciò permetterebbe probabilmente anche di focalizzare meglio l'attenzione sul ruolo legislativo che è primario nelle proprie competenze.

Si potrebbe arrivare cosi ad una vera applicazione del titolo V della Costituzione ridando alle amministrazioni locali e ai relativi Comuni il ruolo principe di programmazione partecipata e sviluppo dal basso.

Eugenio Lai, consigliere regionale di LeU