In memoria di Pierina Cilla

30.10.2021

Donna di grande cultura, intelligenza e sensibilità, Pierina Cilla (scomparsa il 6 marzo di quest'anno) è stata negli anni protagonista e animatrice di eventi e iniziative dove i diritti delle donne si sono sempre uniti con la difesa della libertà e la valorizzazione della lingua sarda.

Amante della poesia e poetessa essa stessa, è tra le autrici di La luce oltre le crepe, volume di poesie pubblicato nel 2012 a favore delle popolazioni terremotate dell'Emilia Romagna. Nel 2015 pubblica Sa poesia de sas fèminas, dae su '700 a sos annos chimbanta de su '900, un importante e prezioso lavoro di ricerca che, negli anni e attraverso tanti paesi dell'isola, le ha permesso di recuperare le poesie e la memoria di tante poetesse sarde sconosciute di cui ha trovato traccia e che rischiavano l'oblio letterario e ha voluto dimostrare che anche nella poesia sarda sono esistite moltissime voci femminili.

Carmela Arghittu

(pubblichiamo, di seguito, l'introduzione scritta da Pierina Cilla alla parte del volume da lei curata)

La poesia delle donne kurde


«La poesia delle donne kurde è stata per tanto tempo trascurata, ma in tutto il mondo le donne hanno sempre fatto poesia, ad iniziare dall'antica Grecia, sia nei contesti familiari di gioia, come in quelli di dolore, compresi i momenti tragici di lotta partigiana. Già alla fine del XIX sec. Toumanian (1869-1923) uno scrittore armeno scrisse "ogni kurdo è un poeta" e le donne non sono da meno. In Kurdistan la poesia scritta tradizionale è per la maggior parte maschile, mentre la poesia lirica più intima, soprattutto orale, è femminile.

I quattro paesi che nel 1923 si hanno spartito il Kurdistan, Iran, Iraq, Siria e Turchia hanno cercato di portare avanti in tutti i modi un processo di islamizzazione forzata.

Il divieto islamico di far musica fuori dal contesto religioso, in Kurdistan non ha mai attecchito. La poesia kurda ha continuato nonostante le imposizioni a creare poemi epici, d'amore, fiabe e leggende, basti pensare al laùk, un canto tipico composto e cantato solo dalle donne, che ancora resiste, nonostante i divieti religiosi. In Irak avere cassette di musica kurda era rigorosamente vietato e prevista anche la pena di morte per chi le pos-sedeva.

La poesia delle donne kurde è diventata poesia sociale, di resistenza, testimonianza e denuncia anche delle stragi del 1987-1988 di Anfal, Halabja e altri villaggi, irrorati di gas, che hanno provocato la morte di migliaia di donne, uomini e bambini.

Oggi esiste in Kurdistan una articolata rete di organizzazioni democratiche al femminile dove, tra l'altro, si promuovono scuole con classi miste, (molto difficile da capire nel contesto mediorientale) dove si insegna la lingua e la cultura kurda.

Inquadrate nelle milizie femminili dello YPJ, (l'Unità di Protezione delle Donne), abbiamo visto le fiere donne kurde, combattere a volto scoperto, distinguendosi con atti eroici, sino a meritarsi il rispetto e l'ammirazione dei compagni di lotta. In Kurdistan ci sono poetesse di grande valore, di cui manca la traduzione delle opere. A differenza di altre, come Bejan Matur, Chouman Hardi, Hevi Dilara, conosciute per meriti poetici e let-terari in patria e all'estero.

Poetesse che con la poesia hanno dato voce al popolo kurdo, facendo conoscere in occidente, oltre alle loro innegabili ragioni, anche le continue violazioni dei diritti umani.

Sono le donne kurde che hanno combattuto l'ISIS, contribuendo a liberare paesi e città, dando speranza anche a noi, per un mondo più giusto e paritario tra uomini e donne».

(Nella sezione poesia pubblichiamo un brano della poetessa kurda Heci Dilara e la traduzione di P. Cilla)