Kotlet schabowy o... cotoletta alla milanese?

Direzione Rynek, piazza principale e punto di incontro popolare (nella foto). Il sole è alto e caldo ormai e il languorino inizia a farsi sentire. Arrivo ad un incrocio e incontro gli Anonimowi przechodnie (passanti anonimi), quattordici uomini di bronzo, parte di loro si inabissa nella strada e sul lato opposto gli altri emergono da essa. Un'immagine molto suggestiva, ma lascio questa storia ai curiosi.
In lontananza vedo le piccole casette di legno dei mercatini (tipici del periodo natalizio, ma ora in una versione primaverile speciale, data dal Covid) e sento anche il profumo del cibo. Possiamo iniziare il tour gastronomico nel mercato. L'antipasto è l'oscypek, un formaggio affumicato prodotto dal 60% (almeno) di latte di pecora nel sud della Polonia. Ha la forma di un fuso o di dischetti decorati con tipici motivi. Dopo essere stato scaldato alla piastra, viene servito: generalmente con marmellata di fragole. Ha un gusto deciso e tra i denti emette un simpatico scricchiolio. Dopo questo stuzzichino, mi dirigo al centro della piazza perché ho scelto come primo piatto, banalmente ma felicemente, i pierogi. Sono una specie di ravioli, tipici dell'Est Europa (la loro origine è contesa tra vari stati), ripieni di quark, patate bollite e cipolle soffritte. Tradizionalmente vengono bolliti o cucinati alla piastra, ma esiste una variante, i pierogi al forno. Opto per questi. L'impasto è morbido. Il loro ripieno può essere di diverso tipo, ma i più popolari in Polonia sono i Ruskie pierogie il ripieno cremoso. Una gioia. La scelta del secondo è un po' più difficile. Fa caldo per provare una delle zuppe tradizionali. Quindi punto su un secondo di carne, la kotlet schabowy, che richiama la famosa cotoletta milanese. Ma i nomi, talvolta, possono giocare dei brutti scherzi, non resta che provare. Servita, e sì, è la sorella della cotoletta. Accompagnata da patate bollite con erba cipollina e insalata di cavoli. Gustosa. Questa cotoletta polacca discende dalla cotoletta milanese e quella viennese, ma i polacchi hanno preferito una fettina di maiale (popolarmente qui è più comune mangiare carne suina), impanata e fritta nello strutto. E con il passare del tempo questo piatto è diventato tipico.
Paese che vai, cultura che trovi. E il cibo è un aspetto culturale significativo per ogni popolo. Ci vuole del tempo per abituare il nostro palato a sapori molti diversi da quelli a cui siamo avvezzi, ma la curiosità di conoscere cose nuove è la forza motrice. Siano esse di tipo culinario, siano di tipo culturale in senso lato.
Mi piace pensare che il cibo sia la colonna sonora di ogni viaggio. Basta premere il tasto play.
Giulia Fogarizzu