La lunga marcia della verità

Per quanto il processo aperto in Vaticano - secondo procedure giuridiche non proprio trasparenti - sembri ancora lontano dalle sue conclusioni, alcuni avvenimenti recenti fanno sperare che le accuse contro il nostro illustre concittadino comincino a mostrare significative crepe.
Come sempre accade, la stampa nazionale, che ha cavalcato con grande enfasi il momento iniziale - dando in pasto all'opinione pubblica una persona stimata, i suoi famigliari e la stessa chiesa locale - risulta ora molto parsimoniosa nel dare e commentare le notizie che emergono dallo svolgimento del processo; notizie che mostrano una certa superficialità dell'impianto accusatorio e che raccontano una verità diversa da quella propagata ai quattro venti. La ricostruzione dei fatti, puntigliosamente ribadita dai difensori di don Angelino e dalla sua stessa deposizione nel processo, sta progressivamente illuminando le molte ombre che si erano addensate su vicende assai complesse anche per le connessioni con il mondo della finanza internazionale, che non brilla certo per trasparenza e linearità, non solo nel caso in questione ma proprio per la sua intrinseca natura costitutiva.
Si aggiunge, positivamente, il gesto del Papa, che ha voluto chiamare al recente Concistoro il cardinal Becciu, reinserendolo in quel Collegio dal quale era stato, forse troppo frettolosamente, escluso. Un gesto di grande umanità che ha certamente restituito un po' di serenità e la speranza che la verità possa emergere in tutta la sua evidenza.
Come abbiamo sempre ripetuto, non spetta a noi sostituirci a chi ha il delicato compito di far luce su vicende importanti e dolorose; ma possiamo ben gioire, insieme a tutti i pattadesi e ai molti che conoscono e stima no don Angelino e la sua famiglia, del fatto che pian piano si riconosca la sua correttezza e la sua fedeltà alla Chiesa, da lui mai messa in discussione durante lo svolgersi della vicenda.
L'augurio è che i tempi della sentenza non si dilatino ulteriormente, e che venga, rapidamente e apertamente, riconosciuta la sua innocenza.
Potrebbe anche essere l'occasione per migliorare le procedure di uno Stato che non ha ancora pienamente acquisito tutte le garanzie degne di una giustizia giusta, per quanto possa esserlo ogni attività umana. La cultura moderna si fa strada sempre lentamente in una realtà come quella ecclesiale dove si intrecciano elementi umani ed elementi soprannaturali; e tra le conquiste del progresso umano vi è certamente quel concetto di presunzione di innocenza fino a una sentenza di condanna, che il Papa ha voluto esplicitamente ribadire nell'invito a riprendere il suo ruolo, rivolto al cardinale.
Nel frattempo, continuiamo a esprimergli - certi di interpretare il pensiero della stragrande maggioranza dei pattadesi - tutta la solidarietà e la partecipazione attenta agli sviluppi che potrà avere una vicenda per molti aspetti inedita e da risvolti oscuri che non riguardano solo la personale sofferenza dei protagonisti diretti ma le modalità di vivere in una comunità che si richiama agli altissimi valori del cristianesimo. Il Vaticano avrà incessantemente bisogno di pulizia e di conversione: se per progredire in questa direzione occorre pagare il prezzo di qualche errore, più o meno doloso, la sofferenza del cardinale, patita con silenziosa dignità, non sarà stata inutile.