La riconferma di Angelo Sini

13.11.2020

Un interlocutore attento alle vicende politico-amministrative si chiedeva, vedendo il risultato delle elezioni locali: «Ma ha vinto la maggioranza o ha perso la minoranza?». La domanda è meno peregrina di quanto sembri a prima vista; e per quanto la risposta, ovvia, sia che sono accadute entrambe le cose, si tratta di cogliere le sfumature di un esito così netto della contesa.

È evidente che il vincitore è il Sindaco uscente, che - per la prima volta da 20 anni fa, quando Antonello Deiosso ottenne la riconferma - ha spezzato la serie di alternanze tra liste civiche che si richiamavano più o meno esplicitamente, a schieramenti di centrosinistra e centrodestra. Non solo, a differenza di Deiosso che, pur riconfermato, vide diminuire in modo piuttosto consistente il proprio consenso (dal 61,23% al 57,94%, da 554 voti di scarto a 381), Angelo Sini ha migliorato il risultato di cinque anni fa, sia in termini assoluti (nonostante la diminuzione del numero di votanti) che in termini percentuali, arrivando a sfiorare la soglia del 60%.

Detto questo, e aggiunto che una delle caratteristiche di queste elezioni amministrative è stata la tendenza a riconfermare le amministrazioni uscenti (si era già visto al livello nazionale nelle amministrative e nelle regionali di settembre, e forse la gestione dell'emergenza Covid non è estranea a tale tendenza), va detto che Sini non è Churchill, lui stesso ne è consapevole: è stato, e probabilmente sarà, un amministratore assiduo, disponibile ad ascoltare le richieste dei suoi concittadini e a tentare delle risposte; ma non basta questo a invertire la tendenza al declino del paese, non si intravede una visione politica, e del resto già cinque anni fa aveva contribuito ad archiviare ogni riferimento a schieramenti politici alleandosi, da uomo dichiaratamente di sinistra, con esponenti altrettanto apertamente classificabili nel centrodestra. E ha ripetuto lo schema.

In questa situazione, la minoranza ha scelto, più o meno consapevolmente, di giocare sullo stesso terreno: dopo un'opposizione debole, e la rinuncia a tentare direttamente la rivincita (nessuno dei candidati di 5 anni fa si è ripresentato) ha provato a costruire un'alternativa che tale non era. Ha avuto il merito di convincere alcuni ottimi giovani (e più donne che uomini) a mettersi in gioco, ma avendo cura di nascondere ogni riferimento politico. Lo sfidante Renzo Canalis, già consigliere nella prima amministrazione di Antonello Deiosso - quando era stato il più votato dei candidati - nel suo appello agli elettori, ha dichiarato di aver raccolto l'invito di un «gruppo di amici», quelli che, nati intorno al 1960, avevano costituito, venticinque anni fa, il primo vero rinnovamento del personale amministrativo locale, in concomitanza con l'entrata in vigore del sistema di elezione diretta dei sindaci.

La scelta della minoranza non ha pagato, e anche il benemerito coinvolgimento di forze giovani - che ci auguriamo possano e vogliano continuare a dare la loro disponibilità a occuparsi delle scelte che interesseranno Pattada nei prossimi decenni - è rimasto intrappolato in una visione che si potrebbe definire commerciale della politica, quella in cui a pesare sono i rapporti familiari, di amicizia, di greffa, piuttosto che quelli di interesse culturale, economico e sociale. In tempi come quelli attuali, nei quali la politica non gode certo di buona fama, è stata la scelta più ovvia, ma su questo terreno la sconfitta è stata netta.

Sarebbe stato forse più opportuno tentare un taglio diverso, basato su un richiamo ai grandi ideali piuttosto che al modo di spendere quattrini pubblici: non per replicare il passato (le repliche, di solito, finiscono in farsa), ma per aprire prospettive nuove. Forse la sconfitta sarebbe arrivata ugualmente, ma in termini meno duri e, comunque, avrebbe segnato un'inversione di tendenza per il futuro. Canalis è apparso come l'emblema di una continuità con il passato più che ventennale di una parte che aveva sperimentato sia l'amministrazione che l'opposizione, e la novità della lista non è stata sufficiente a nasconderlo.

Infine, va sottolineato un dato: mentre la maggioranza uscente è arrivata alla fine unita e coesa, al di là di qualche scaramuccia che può esserci stata durante i cinque anni del mandato, l'opposizione vi è arrivata sfilacciata, con defezioni significative anche se non espresse aperta-mente con gesti pubblici. Si vedrà se, anche nei prossimi cinque anni, la maggioranza riconfermata manterrà la stessa coesione: alcune preferenze uscite dalle urne, a cominciare dall'exploit di Carlo Pastorino, potrebbero in qualche modo limitare l'autonomia di cui Angelo Sini ha goduto finora.

Per il resto, non è tardi per provare a instaurare una dialettica più centrata sulle diverse visioni e opzioni politiche e amministrative. E dovrebbero riprovarci entrambi gli schieramenti, puntando su una più continua, aperta e trasparente partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative: attraverso commissioni aperte, presentazioni e dibattiti pubblici dei progetti proposti, referendum consultivi, e via dicendo.

Da parte loro, i cittadini dovrebbero riprendere a frequentare l'aula consiliare, o almeno a consultare l'albo pretorio (fisicamente oppure online) per rendersi conto dei processi attraverso i quali ma-turano le scelte che li riguardano e dell'esistenza di possibili alternative sulle quali esprimersi.