La scuola degli alunni

Educare (e-ducare) significa estrarre da ciascuno i suoi talenti, aiutare ogni scolaro a scoprire la propria personalità e a costruirla in relazione con gli altri.
«La scuola è il primo luogo non domestico che il bambino frequenta. Solo attraverso uno spazio ben pro-gettato possiamo stimolargli emozioni e creatività», dice l'architetto Mario Cucinella, già collaboratore di Renzo Piano e ora titolare dello studio MCA con sedi a Parigi e Bologna. Servono, perciò, nuovi edifici con spazi flessibili e punti di incontro aperti oltre l'orario canonico.
Ma il rinnovamento degli edifici - come quello degli arredi (per esempio i banchi con ruote, recentemente oggetto di numerose polemiche) - sarebbe inutile senza un profondo cambiamento della mentalità comune sulla scuola: che riguarda i dirigenti scolastici, gli insegnanti e le famiglie, oltre che lo sclerotico e centralizzato governo ministeriale della Pubblica Istruzione.
È un cambiamento che richiede finanziamenti ingenti, tali almeno da portare la spesa per l'istruzione italiana al livello della media europea. Ma ci vogliono anche fantasia, coraggio e l'abbandono di una concezione burocratica che mortifica gli insegnanti, soprattutto i più disponibili e preparati, e tratta gli alunni quasi come oggetto di progetti aziendalistici, senza rispettarne personalità, tempi di apprendimento, attitudini caratteriali.
Proviamo a immaginarla una scuola che resta aperta tutto il giorno, dove c'è il momento dello studio (severo, rigoroso) ma anche quello del divertimento, del gioco, dello sport; dove si incontrano generazioni diverse che si trasmettono reciprocamente i propri saperi; dove ci sono insegnanti e assistenti che vi passano fisicamente 36-38 ore settimanali (e ovviamente vengono pagati di più di quelli che ce ne passano di meno) e sono impegnati nelle relazioni umane, non in quelle scritte per il dirigente di turno che ammassa carte inutili per l'eventuale ispezione; dove si trasmettono le nozioni ma si educa anche al dialogo, al rispetto dell'altro; dove gli studenti più bravi e capaci si prendono cura di quelli che hanno maggiori difficoltà, ed entrambi imparano la solidarietà invece che la competizione; dove i genitori collaborano con i docenti e li ringraziano - invece di insultarli - per aver cercato di correggere i loro figli da qualche cattiva abitudine magari imparata a casa...
In una scuola così ci sarebbe spazio per l'intervento di un'amministrazione comunale attenta non solo alla struttura dell'edificio scolastico (come è giusto) ma anche al funzionamento di un ambiente dove si preparano i cittadini di domani. E perciò collabora con dirigenti, insegnanti e famiglie per renderlo più attraente per gli alunni, che della scuola sono gli utenti principali: curando che sia dotato degli arredi e degli strumenti più moderni, delle figure di sostegno necessarie per aiutare ogni bambino e ragazzo a trovare la sua strada e ad affrontare, quando sarà il momento, le difficoltà della vita.
Utopie? Sogni? Divagazioni? Eppure da qualche parte riescono a farlo: qualche esempio magari stimolerà la fantasia: in primo luogo dell'assessore che se ne dovrà occupare ma poi di tutti coloro che hanno accettato di misurarsi con la gestione della cosa pubblica e che per questo hanno ricevuto la fiducia dei loro concittadini.