La sinistra deve dialogare: l'avversario è la destra cialtrona

16.10.2021

Dal Circolo PD riceviamo e volentieri pubblichiamo


Sì, non c'è dubbio, siamo in difficoltà per motivi molteplici: il primo, la pandemia, ha reso difficile a tutti, non solo al PD, la comunicazione e la socializzazione; l'altro più annoso, ma non meno grave, è l'aspetto demografico dello spopolamento progressivo del paese; chi rimane sono gli anziani e non c'è ricambio generazionale. Anche questo è un problema di tutte le zone interne in tutta Italia, ne dobbiamo serenamente prendere atto, è inarrestabile. Il PD ha una proposta seria da fare per invertire la tendenza: accogliere e integrare le famiglie con tanti bambini in fuga dall'Afghanistan o quelle che arrivano con i barconi dal Mediterraneo, ma è cosa che richiede la volontà decisa delle istituzioni, in primis l'amministrazione comunale, poi una disponibilità all'accoglienza da parte della popolazione e una grande capacità progettuale e organizzativa nella prospettiva dell'integrazione di possibili nuovi cittadini e di costruzione di un nuovo futuro comune. Questa campana però non suona per la maggioranza assoluta della popolazione, che ascolta volentieri le sirene del populismo il quale promette, con piglio pseudo autorevole e demagogico che fa leva sulle paure della gente, a ciascuno ciò che vorrebbe qui e ora; se sia poi realizzabile non importa, l'importante è sentirsi gratificati con volatili discorsi: esempio ne sia, in un passato recente, il prezzo del latte a un euro al litro.

Noi proponiamo per il futuro del nostro paese una visione che tenga conto della sua identità ma anche della complessità della società in una prospettiva più ampia dell'interesse generale e del bene comune; della valorizzazione della dignità del lavoro; dell'integrazione fra culture e popoli differenti; dell'attenzione ai bisogni di ognuno e della valorizzazione dei talenti. La sfida si può superare insieme come comunità, disponendosi alla condivisione, all'ascolto e al confronto per intraprendere azioni concrete.

In questo paese c'è un gran bisogno di cultura che non è quella in pillole somministrata sotto controllo medico, di cui parla il sindaco in risposta ad una vostra intervista, ma quella cultura che spinge la mente a porsi domande sul mondo e cercare risposte consapevoli magari confrontandosi con gli ALTRI, stabilendo relazioni positive, prendendosi cura dei luoghi e delle persone. «Più i problemi diventano complessi più la gente vuole solo risposte» dice Umberto Galimberti, e aggiunge: «Invece i problemi vanno conosciuti e anche creati. La risposta quieta la mente ma la domanda è più importante»; anche Gramsci sarebbe d'accordo.

Ammettiamo, come soggetto politico, di non aver fatto abbastanza in questa direzione ma a noi mancano soprattutto le risorse umane. La scuola ha il compito istituzionale di formare teste ben fatte e la domanda è se è questo che la scuola sta facendo. Non è certo il PD che in questi ultimi sette anni ha portato il paese al degrado nella cultura, nella sanità, nell'amministrazione allegra (chiamiamola benevolmente) delle risorse economiche, nella cura del settore urbanistico e così via elencando. E se, come dice l'opinionista di prospettive, «il candidato diventa espressione, non più di un progetto politico culturale, ma di un consenso legato alla propria ramificazione familiare...» la campagna elettorale è stata condotta in condizioni non certo favorevoli per la situazione sanitaria, ma ancora di più non si poteva certo competere ad armi pari con chi nei mesi precedenti aveva avuto la possibilità di gestire, legittimamente, gli aiuti economici non irrilevanti che lo Stato ha erogato per la pandemia.

Ci dispiace che venga lanciata l'accusa, a carico del PD, della più pesante sconfitta di sempre (a parte il fatto che il PD di sconfitte brucianti ne ha viste altre!) collegata al ritardo con cui si è dimesso il segretario, e siccome questo è un fatto che riguarda il PD e le sue dinamiche interne, questa sembra un'accusa personale più che politica; quanto alla stagione del renzismo, che ha attraversato tutta l'Italia, obiettivamente la cosa giusta da fare era continuare a praticare la democratica dialettica interna alle anime del partito fino a di-ventare maggioranza anziché abbandonare la casa natia e formare un altro partito la cui consistenza ha certo indebolito il PD, ma da sola è meno influente del partito di Renzi e la storia, certo travagliata, ha dimostrato che il renzismo nel PD era in minoranza e bisognava solo resistere, resistere, resistere. Tutta la sinistra ci avrebbe guadagnato in prestigio e credibilità agli occhi degli elettori (che spesso non ne capiscono i motivi), anziché dare di sé un'immagine frammentata e litigiosa.

Oggi poiché, dice sempre Galimberti, i social hanno trasformato l'homo sapiens in homo videns, la gente vede e ascolta Salvini (non importa quanto sia incoerente e quanto venga smentito dagli stessi governatori leghisti!), la Meloni (sempre coerente con le destre sovraniste e xenofofobe e contro il governo!), cosi come qualche anno fa ascoltava Grillo (l'opposizione anticasta, rabbiosa e giustizia-lista, contrario a ogni compro-messo, che raggiunse il 32,75% di consensi al grido di «onestà», e persino Renzi a suo tempo aveva fatto raggiungere al PD il 40% usando come parola d'ordine «rottamazione»).

La gente non si pone domande su quello che dicono questi personaggi ma piacciono le risposte che danno e gli accorda il consenso. Chi però le domande se le pone, vede il pericolo ma le risposte che riesce a dare non sono ancora convincenti, soprattutto perché sono espressione di una parte frammentata; una frammentazione che non rafforza la democrazia ma la indebolisce perché impedisce la sintesi delle diverse posizioni in una proposta unitaria, autorevole e convincente. L'avversario dovrebbe essere la destra cialtrona e sovranista e chi la rappresenta. Noi sinistra dovremmo ascoltarci, dialogare, confrontarci per trovare i punti comuni a tutte le posizioni, dal locale al globale, arrivare ad una proposta unitaria e condivisa e presentarci compatti alle prossime competizioni elettorali fornendo nuovi stimoli per la partecipazione popolare e l'azione politica democratica