La sinistra era anzitutto lotta per i diritti del lavoro

Nei primi anni '70, oltre una ventina di giovani, donne e uomini, lavoravano nei diversi panifici pattadesi (Fogarizzu/Virdis, Fratelli Bellu, Sanna Gianni, un altro in zona Su cuccuru): Benedetta Amadu, Maria Cuccu, Giannangela Deiana, Sabina Pizzadili, Tonino Sechi, Gavina Scanu, Maria Filiberti, Salvatore Baruzzu, Giuseppe Canalis, Sebastiano Virdis, Graziella Amadu, Francesca Farche, Francesca Sechi, Giuseppe Amadu, Angela Cossu. Pina Cossu, Tonino Cossu, Sabina Ziccheddu, Mariangela Monzitta, Angelina Monzitta.
Con la collaborazione di Giannangela Deiana, una delle giovani e intraprendenti operaie, abbiamo cercato di ricostruire la storia delle accese lotte e proteste, sindacali e popolari, che ci furono a Pattada in quel periodo, per veder riconosciuti i diritti previsti dai contratti di lavoro, provinciali e nazionali, del settore della panificazione, con particolare riferimento agli aspetti retributivi, allo svolgimento delle diverse mansioni, e agli altri diritti contrattuali.
Racconta Giannangela Deiana: «Le lavoratrici e i lavoratori avevano presentato ai da-tori di lavoro le richieste di aumento della tariffa oraria (veniva corrisposta una paga oraria molto bassa: 200-220 lire all'ora per gli operai, che scendeva a 150 lire/ora per gli apprendisti nei primi anni di lavoro, fino ad arrivare a 180-190/ora, anche se il lavoro svolto era lo stesso degli operai: paghe molto al di sotto dei livelli retributivi previsti dai Contratti sindacali di categoria). L'orario di lavoro corrispondeva a dieci ore al giorno, senza riconoscimento delle ferie e con la so-la domenica pomeriggio di riposo; la domenica mattina si andava a pulire il panificio.
Dopo il rifiuto dei datori di lavoro, operaie ed operai decisero di rivolgersi alla Camera del lavoro, il cui segretario era Tiu Antoni Pintus. Con la collaborazione di Pierino Falqui, si riuscì ad organizzare un incontro con il segretario provinciale della CGIL Mastino. Dopo l'assemblea sindacale si arrivò quindi ad un incontro con i datori di lavoro. Questi, però, non accettarono le proposte contenute nelle richieste di aumento del salario secondo quanto previsto dalle tariffe indicate nel contratto collettivo.
Proclamammo lo sciopero a singhiozzo, al quale seguirono le ritorsioni del datore di lavoro, in qualche caso con la serrata dei forni, e con il divieto di accesso al panificio a chi doveva iniziare il turno. La nostra pro-testa era pienamente condivisa dalla popolazione ed anche il parroco don Ortu si recò presso la Camera del lavoro per trasmettere la sua solidarietà ai lavoratori nella rivendicazione del giusto salario. Ci furono giornate di picchettaggio del posto di lavoro, si decise di denunciare qualche datore di lavoro, che licenziò con la motivazione di ridurre il numero di personale ma, nello stesso tempo, cercando di assumere altro personale in sostituzione dei lavoratori licenziati. Fu condannato a risarcire le giornate di licenziamento e a riassumerci a tariffa sindacale.
Fu proclamato lo sciopero generale, con lo svolgimento di una pubblica manifestazione, organizzata con la collaborazione della CGIL e del PCI, che vide la partecipazione di molte centinaia di persone che solidarizzavano con i lavoratori nella loro lotta.
In seguito si riuscì a promuovere un incontro tra i datori di lavoro e le rappresentanze sindacali presso l'Ufficio Provinciale del Lavoro, dal quale emerse la positiva soluzione della vertenza, con il riconoscimento dei diritti previsti nel Contratto di lavoro della categoria»