L'anno che verrà: parla il Parroco

15.01.2022

Non è facile addentrarsi, in questo tempo travagliato e incerto, in una realtà che ci permetta di fare progetti, se non per un breve periodo. Se questo era un presupposto prima della pandemia, ora lo è ancora di più.

Tuttavia, lo stesso titolo del giornale ci invita a non fermarci mai, a non vivere, appunto, senza prospettive.

Stiamo vivendo l'esistente o, per meglio dire, stiamo vivendo "alla giornata". Ma se, dal nostro orizzonte, eliminiamo la forza dei sogni e la tenacia di avere prospettive, siamo davvero alla frutta. Mi piace pensare, anzi sognare, che presto o tardi la pagina triste che stiamo vivendo lascerà il posto a un momento di grandi speranze.

Da parte mia ritengo che anche questo è momento storico, consegnato a noi, per essere vissuto, interpretato, capito. Tutto ha un senso, tutto deve avere un senso. Ce lo chiedono i tanti morti, gli anziani, le famiglie, i giovani e i ragazzi. Ce lo chiede il mondo del lavoro, le strutture sanitarie. E, nel nostro piccolo, ce lo chiediamo anche noi.

Quali prospettive, dunque, all'orizzonte? Prima di tutto cercare di entrare, come comunità cristiana, in una logica di fede. Siamo forse troppo religiosi che uomini e donne di fede. Siamo imbevuti di religiosità, ma non abbiamo il senso di Dio nella nostra vita e nelle nostre scelte. Per cui alla base di ogni sforzo e di ogni prospettiva è necessario riproporre sempre un cammino di fede.

Il Sinodo (parola ai più sconosciuta) è senza dubbio una occasione propizia. Non ci si chiede di fare un'altra chiesa, ma una chiesa diversa, ci ha ricordato Papa Francesco, cioè una chiesa che sentiamo nostra sia pure con limiti e peccati. Occorre perciò pregare, formarci ad una mentalità di fede. Aiutarci reciprocamente in un impegno educativo per le nuove generazioni. Ascoltarli e camminare con loro. O, almeno, provarci. È senza dubbio necessario rimodulare l'attività catechistica per i fanciulli e i ragazzi, con uno sguardo attento a non relegare il tutto alla preparazione ai due sacramenti (prima comunione e cresima). Purtroppo l'emergenza ci impone un calendario improntato alla prudenza. La prospettiva è quella, come per ciascuno, di poter riprendere in mano la nostra vita, personale e comunitaria.

La pandemia ci sta cambiando, sta a noi far si che impariamo qualcosa anche da ciò che più ci manca. I bambini, ragazzi e i giovani sono senza dubbio le fasce di età che maggiormente ne ri-sentiranno. I programmi saranno fatti, ma con uno sguardo attento e prudente.