Le intermittenze della morte di José Saramago

Il 2020, l'annus horribilis, bisestile, pandemico e quant'altro, che ormai volge al termine (per fortuna) ci ha portati, di necessità e/o più di quanto non ci sia accaduto prima, a pensare alla morte.
Più di qualcuno si sarà chiesto: «cosa accadrebbe se la morte smettesse di adempiere al suo nefasto compito?". Avrà pensato che se venisse a mancare l'atavica paura della nera mietitrice le cose andrebbero meglio e che non ci separeremmo mai dai nostri cari, dai nostri affetti.
La realtà, però, potrebbe essere molto più complessa rispetto ad una questione meramente affettiva, molto diversa rispetto allo scongiurato pericolo di venir privati della luce della vita.
José Saramago (premio Nobel per la letteratura, 1998) prova a dare risposta a questo quesito nel romanzo Le intermittenze della morte, e immagina cosa accadrebbe alla nostra società se le persone smettessero all'improvviso di morire.
«Il giorno seguente non morì nessuno. [...]»
In un luogo non meglio identificato, dal primo giorno del nuovo anno, all'improvviso le persone smettono di morire suscitando da subito stupore e incredulità; a questi sentimenti subentra una grande gioia poiché si è avverato uno dei sogni più reconditi dell'uomo: la vita eterna.
Questo status di euforia dura poco poiché ben presto si fanno i conti con la realtà; una realtà che si abbatte su tutti gli aspetti della socialità: dallo stato alla chiesa (in crisi perché senza morte non ci può essere risurrezione); dalle agenzie assicurative alle pompe funebri (costrette ormai a prendersi cura solo degli animali domestici morti); anche per i direttori e gli amministratori degli ospedali sorgono problemi più di natura logistica che sanitaria. Un lungo elenco di criticità.
Dopo qualche mese, la morte fa la sua comparsa avvertendo che riprenderà la sua attività mille-naria, ma con modalità differente dal passato: ogni persona verrà avvisata qualche giorno pri-ma, via posta con una lettera viola.
Da qui in avanti la storia si sviluppa in modo sorprendente. Il lettore scoprirà.
Singolare la scrittura di Saramago: scarsa la punteggiatura, assenti i punti interrogativi, dia-loghi non virgolettati. Le pause, le domande so-no affidate alla sensibilità, all'attenzione, alle riflessioni, ai sentimenti di chi legge. Sulla narrazione aleggia un tono di scettica ironia.
All'inizio si faticherà ad entrare nello stile di scrittura dell'autore portoghese, ma compresa la formula la lettura sarà scorrevole, affascinante. Parliamo pur sempre di un genio assoluto della narrativa.
«[...] Il giorno seguente non morì nessuno.»
Nicola Fenu