L'inarrestabile vento di destra

Commentare dei risultati elettorali annunciati, come quelli delle recenti elezioni regionali, nel Lazio e in Lombardia, potrebbe sembrare un esercizio abbastanza scontato, tenuto conto del vento di Destra che ha soffiato molto forte nel Paese in occasione del rinnovo del Parlamento nel settembre 2022, vento che, durante i pochi mesi che ci separavano dall'affermazione di Giorgia Meloni, non poteva improvvisamente calare, o invertire la tendenza.
Il centrodestra riconquista il Lazio e lo fa con una vittoria netta trainata da Fratelli d'Italia, che vince ovunque e si conferma il primo partito con oltre il 34% superando il risultato delle politiche dello scorso settembre quando aveva ottenuto il 31,44%, prendendo come riferimento la Circoscrizione Lazio del Senato. In Lombardia, la vittoria riporta il centrodestra ai tempi di Roberto Formigoni che vinse tre delle sue quattro elezioni con la maggioranza assoluta lasciando poche briciole ai suoi avversari. Attilio Fontana ci arrivò vicino nel 2018, quando si fermò al 49,7% con quasi due milioni e 800mila voti mentre questa volta, complice un'astensione mai vista in Lombardia con l'affluenza al 41,6%, con un numero di voti inferiori supera abbondantemente la soglia del 50%. Con una differenza non da poco, però: non è più il suo partito, cioè la Lega, la prima forza della Regione.
Per la prima volta è infatti Fratelli d'Italia la forza trainante della coalizione, dopo un enorme salto in avanti che porta il partito di Giorgia Meloni dal 3,6% del 2018 al 26% di oggi. Il dato eclatante, e molto preoccupante per le sorti della democrazia italiana, risulta quindi un altro: il 60% degli elettori non ha votato. Tra i motivi che, secondo vari sondaggisti, hanno determinato la scarsa affluenza il primo fattore sarebbe da ricercare nella divisione delle opposizioni sia in Lombardia che nel Lazio. Un secondo motivo deriverebbe da una tendenza generale che viene favorita da una crisi della politica, non più intesa come strumento di partecipazione democratica, derivante da un chiaro scollamento tra rappresentati e rappresentanti, a causa del fatto che, in molti casi, molte persone sembrano pensare che il proprio voto sia ininfluente e che non possa cambiare le cose. Un 'altra delle cause che potrebbero avere favorito la scarsa partecipazione al voto, riguarderebbe proprio il suo esito scontato, a causa della compattezza del centrodestra, rispetto alle permanenti divisioni nel campo delle forze del centrosinistra.
Di fronte a questa situazione, che, per poter essere invertita, avrebbe sicuramente bisogno di approfondite riflessioni e di relative iniziative politiche nuove e molto incisive, si trova anche qualche presa di posizione di esponenti politici, che sembrerebbe una via di mezzo tra la supponenza e l'incapacità di analisi concreta della cosiddetta opposizione, come quella espressa da Carlo Calenda, del Terzo Polo: «Sono trent'anni che votiamo e siamo scontenti di chi votiamo. Sostengo da sempre che votiamo per ragioni sbagliate: appartenenza e moda. E basta guardare l'astensione per capirlo. È la ragione per cui abbiamo fondato Azione. Se stamattina volete sostenere che il voto a Fontana è basato sui risultati del buon governo, fatelo. Gli elettori decidono ma non hanno sempre ragione. Altrimenti non saremmo messi così». Al di là del fatto che le elezioni si svolgono per consentire ai cittadini di esprimere il proprio contributo di partecipazione e di scelta di una maggioranza di governo, e non per stabilire le colpe o le ragioni degli elettori, sembra proprio che decenni di divisioni e di ricerca di propri piccoli orticelli da coltivare per piccoli o grandi interessi di parte, non abbiano ancora insegnato nulla alle molteplici espressioni delle attuali opposizioni. In un recente confronto televisivo, su La 7 di Giovanni Floris, Pier Luigi Bersani, di Art. 1, ha provato a replicare alle posizioni di Calenda, esprimendo alcuni semplici concetti basici sui possibili modi di provare a cambiare questa situazione: «Se non ti impegni a costrui-re un campo, e lasci il tempo alla Destra di costruire il suo, finchè non trovi il bandolo della matassa, io credo che bisogna ricominciare da capo, se non c'è un'altra ipotesi, vanno avanti loro, e ce li teniamo...». (gt)