Nuove coltivazioni: la canapa

12.02.2021

Canapa, cannabis legale, marjuana light, sono solo alcuni dei nomi comuni utilizzati nel gergo comune per definire l'entità floreale che da alcuni anni fa discutere tutti in Italia. Dal punto di vista botanico/sistematico. Canapa sativa L. è il nome latino attribuito alla pianta della canapa da alcuni autori di manuali di determinazione, come il botanico S. Pignatti che nella sua raccolta La flora d'Italia classifica così questo taxon. Il termine Canapa fa riferimento al genere a cui appartiene la pianta, mentre sativa fa riferimento alla specie, in quanto ne esistono diverse in tutto il mondo come la ruderalis o la indica; L. (Linneo) infine indica l'autore che per primo ha classificato questa specie.

Le leggi che permettono la coltivazione sono abbastanza precise nello stabilire quali varietà possono essere coltivate in Europa, in Italia e, di conseguenza, in Sardegna. La legge che regola la coltivazione della canapa in Sardegna è la legge 242 del 2016, Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa.

Questa normativa viene applicata unicamente alle varietà ammesse nel «Catalogo comune delle Varietà di specie delle piante agricole» ottenute tramite sementi certificate.

Da qualche anno nella nostra isola è ripresa la coltivazione della canapa cosi detta «industriale», che si differenzia da quella considerata «stupefacente» per via del basso contenuto di uno dei principi attivi conosciuto con il nome di THC, classificato come sostanza psicoattiva.

Il clima e il nostro territorio offrono una buona capacità di crescita per questa pianta, così alcuni imprenditori agricoli hanno deciso di lanciarsi in questo business, riqualificando i propri terreni incolti, magari abbandonati da anni, con questa nuova coltura.

Ma perché si vuole coltivare la canapa? I costi di produzione sono relativamente bassi, il consumo idrico per alcune varietà è ugual-mente basso e la resa per ettaro è notevole. Della pianta non si butta via niente, qualsiasi parte viene destinata ai più svariati utilizzi. Con le prime coltivazioni, gli imprenditori, hanno sperimentato la resa di questa pianta per la creazione di prodotti come oli, farine e materiale vegetale destinato alle lettiere per uso zootecnico. Ma alcune parti sono utilizzate in ambiti diversi come la medicina, la cosmesi, la cucina, l'edilizia, il settore zootecnico e quello tessile per la produzione di tessuti di ottima qualità.

Alcune varietà si coltivano per la particolarità della crescita elevata del fusto e da esso si ricavano fibre per il tessile e cellulosa per la produzione di carta. Dai semi si ricavano oli e farine da usare per l'alimentazione umana e zootecnica: sul mercato possiamo trovare piatti tradizionali sardi come biscotti e gnocchetti a base di queste farine. Dalle foglie (in minor quantità) e dai fiori si possono ricava-re principi attivi come ad esempio i cannabinoidi (terpenofenoli), utilizzati in ambito medico e della cura del corpo.

Visti i numerosi impieghi della materia prima sono nate nuove aziende che si occupano della lavorazione, trasformazione e vendita di questi prodotti, creando nuove opportunità lavorative soprattutto tra i giovani che hanno deciso di investire su questa pianta. Negli ultimi tre anni in Sardegna il numero delle coltivazioni è aumentato a dismisura, sfruttando terreni che prima erano abbandonati o addirittura preferendo questo tipo di coltiva-zione a quelle classiche di mais, grano etc. Sono nate inoltre associazioni che aiutano e promuovono lo sviluppo di queste colture, che curano la vendita e si occupano della filiera. Ancora le leggi che permettono la coltivazione e la vendita sono molto confuse: per ottenere risultati economicamente efficaci, il settore avrebbe necessità di maggiore chiarezza su questo punto.

Gianfranco Deledda