Piano casa: il festival della pigrizia

13.03.2021

Il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la legge piano-casa (LR 1/2021). La maggioranza sardista-leghista ha mantenuto la promessa, fatta in campagna elettorale, di allentare il sistema delle regole deciso con il piano paesaggistico del 2006. Brutta legge, insensibile agli appelli autorevoli a non dissipare ulteriormente le risorse del pianeta. È andata peggio di come si temeva: impietoso il programma iperliberista-pop di sperpero di terre e paesaggi dell'isola; fuori misura la raffica di deroghe per incrementare i volumi edificati dappertutto, pure nelle aree più tutelate. Irresponsabile la linea della politica che rinuncia a svolgere il ruolo di governare le trasformazioni.

Sul ciclo edilizio senza norme si fa con-to per trainare l'economia, ma i benefici saranno scarsi come si è visto in questi ultimi dieci anni di deregulation. Né mancheranno i contraccolpi, penso alle aree interne dell'isola afflitte dal pro-cesso di spopolamento. Si sa, gli inter-venti consentiti dal piano-casa saranno concentrati nei territori più vicini al ma-re; e l'illusione di trovare lavoro nell'insediamento litoraneo alimenterà le migrazioni dal centro verso i bordi dell'isola che a loro volta continueranno a perdere i caratteri naturali. Mentre le capitali del turismo mostrano le loro fragilità sociali - come può testimoniare la Caritas.

La legge voluta da Solinas &C. non è fondata. La Regione non dispone di un quadro aggiornato delle conoscenze sul territorio (l'ultimo risale a una quindicina di anni fa). E in assenza di analisi attendibili sui caratteri dell'urbanizza-zione, l'approvazione di una disciplina in materia urbanistica è quantomeno imprudente.

In assenza di presupposti le scelte, inevitabilmente arbitrarie, provocheranno danni alle trame ecologiche e squilibri nell'assetto del territorio stracarico di manufatti scarsamente utilizzati: uno scenario molto denso di contraddizioni in cui si procede approssimativamente.

Privo di senso, ad esempio, l'ampliamento dei volumi concesso agli alberghi il cui indice di occupazione è attorno al 50% nei mesi estivi, un'inezia nel resto dell'anno (fonte Crenos).

Assurdo l'incremento delle troppe case-vacanza disseminate nei litorali e nelle campagne sottratte all'uso agricolo; tanto più con la pericolosa trovata dei crediti volumetrici cedibili senza il controllo della pianificazione sovraccomunale condannata all'inerzia, ovvero rassegnata a registrare a posteriori gli esiti dei processi di trasformazione. Una eccedenza di edifici che provoca distorsioni. Come dicono finalmente pure gli albergatori, che avvertono la concorrenza sleale dell'offerta eccessiva nel mercato delle vacanze.

Peggiorerà il carattere degli insediamenti. Per averne un'idea basta leggere l'elenco degli interventi ammissibili, comprendente la chiusura di verande e di piani pilotis, la copertura di piscine, il recupero ad uso abitativo di vani seminterrati, ecc. Immaginabile il trionfo di sciatterie dove già si constata la sovrabbondanza di brutture. Non si otterrà in questo modo l'auspicata crescita dei valori immobiliari, che casomai può realizzarsi con una maggiore tutela degli habitat naturali resi più accessibili grazie a un sistema di trasporti efficiente. E magari con investimenti per migliorare la qualità della vita in Sardegna, incrementando i servizi e le attività culturali non solo d'estate - e non solo nelle riviere.

Non ci sono dubbi sugli effetti negativi del provvedimento nella fascia costiera tutelata (ben più estesa di 300 metri dal mare). Laddove - come previsto dagli articoli 19 e 20 delle norme tecniche di attuazione del Piano Paesaggistico - non sono ammesse trasformazioni incompatibili con i vincoli sul paesaggio. Secondo la giurisprudenza costituzionale le disposizioni della pianifica-zione paesaggistica sono modificabili solo d'intesa con il Mibact (Ministero per i beni culturali); e non dal legislatore regionale in modo unilaterale - com'è nel nostro caso.

È plausibile che per questo la legge possa essere impugnata; e bocciata dalla Consulta se si accertasse che la tutela costituzionalmente garantita del patrimonio dei beni culturali sia invece stata subordinata ad altri interessi. L'articolo 9 della Costituzione e il Codice sono fortunatamente a difesa pure del paesaggio della Sardegna.

Sandro Roggio


Sandro Roggio, architetto e urbanista, si occupa in modo militante di argomenti che hanno a che fare con il governo del territorio. Scrive su quotidiani e riviste, ed è consulente di amministrazioni pubbliche.