Passavamo sulla terra leggeri di Sergio Atzeni

«Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominate dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici.»
Il viaggio nel testo rivela al lettore «la storia delle donne e degli uomini che hanno vissuto prima di noi nell'isola dei danzatori, madri e padri forse a noi simili per dolcezza e sorrisi o per la follia che non sappiamo come nasca…».
Sono due i protagonisti che attingono alle ri-sorse della memoria collettiva per tessere le trame di una storia millenaria.
Il primo è un narratore-scrittore (in cui l'autore si riconosce) che assolve il compito di trasmettere le memorie degli antichi, in forma scritta, interrompendo una lunga tradizione di oralità.
Il secondo è Antonio Setzu, narratore orale e custode delle antiche memorie, che racconta la storia passata a un bambino che, diventato alunno, assume la voce del narratore-scrittore.
La storia si sviluppa e si mescola tra miti, leggende, fiabe, per narrare di un antico popolo, quello dei S'ard, che proveniva dall'oriente, da un paese tra due fiumi, e arriva sui lidi di un'isola senza nome. Si sviluppa dalla notte dei tempi, fino alla fine del Giudicato di Eleonora d'Arborea, la fine della libertà, col passaggio dell'isola alla Corona d'Aragona, nel 1409.
La scrittura di Sergio Atzeni è lontana dai classici canoni narrativi di un romanzo e si sviluppa attraverso microstorie di varia origine e con un andamento rapsodico, simile a un linguaggio musicale che si arricchisce di tonalità e ritmi alterni e diversi.
Una scrittura anche ricchissima di segni e di nomi, antichi e fiabeschi: Sul, Mir, Is, Urak, Umur, Sar, ma anche storici, con i richiami ad Arbarè, Barisone, Mariano, Eleonora.
Un'opera, quella di Atzeni, che potrebbe sembrare di non facile lettura, ma che avvolge e spinge il lettore, incuriosito e affascinato, in meandri balucinanti e fantastici di parole, di storie, di personaggi, in un percorso che si consuma tutto d'un fiato, fina alla fine.
Altri importanti lavori letterari di Atzeni sono stati pubblicati dopo la prematura scomparsa: L'apologo del giudice bandito (1986), Il figlio di Bakunin (1991), Il quinto passo è l'addio (1995), Bellas Mariposas (1996) e altri lavori che comprendono racconti, poesie, fiabe, saggi.
La vita e la carriera dello scrittore sardo, nato nel 1952, si concludono tragicamente nel mare di Carloforte, dove Atzeni muore il 6 settembre 1995, gettato da un'onda sugli scogli dell'isola di San Pietro.
Gianni Tola