Prevale la sfiducia

Le risposte a un sondaggio online mostrano che il sistema dell'informazione non gode, nel suo complesso, di molta fiducia. L'attendibilità di TV, giornali e social media è messa in discussione. Solo momenti di dialogo e confronto reali possono contribuire a valutazioni corrette; ma non esistono.
Abbiamo lanciato, nelle scorse settimane, un questionario per monitorare come i cittadini si relazionano con l'informazione e come la giudicano.
Il campione che ha risposto (111 per-sone) è composto da una maggioranza femminile (60%). Le fasce di età sono tutte rappresentate: 15-19 anni (20,2%); 20-29 anni (15,6%); 30-39 anni (23,9%); 40-60 anni (23,9%); oltre i 60 anni (16,5%). Quasi la metà dei partecipanti (41%) è laureato e il 38% è diplomato. Il 61,5% di chi ci ha risposto lavora, il 23,9% è uno studente e l'11% è in pensione.
Oltre l'80% del campione si informa sull'attualità quotidianamente, prevalentemente attraverso internet (74,3%) e attraverso la televisione (61,5%), ma si affida generalmente ai social (61,5%) e al passaparola (53,3%) quando si tratta di notizie e cronache locali.
Per quanto riguarda il giudizio sui mezzi di informazione la situazione è varia e complessa. La stragrande maggioranza ritiene che le notizie false si diffondano principalmente grazie alla rete e ai social network (come era prevedibile). Il 75% del campione dichiara di valutare sempre la fonte quando legge o condivide una notizia sui social, mentre il 21% lo fa solo ogni tanto.
Vi è poi la consapevolezza della pericolosità dei mezzi di informazione: quasi l'80% del campione afferma che i media possano essere pericolosi. Alcuni giustificano la propria risposta con il richiamo alle notizie false, altri sostenendo che i mezzi di comunicazione possono potenzialmente degenerare in strumenti di controllo, manipolazione e propaganda più che di informazione. Ma non è il caso italiano, almeno a giudicare dai giudizi positivi sul mondo dell'informazione nazionale: secondo il 53,3% di chi ci ha risposto Tv e giornali sono generalmente attendibili (e quelli che valutano drasticamente in maniera negativa i media tradizionali sono solo il 14,3%). Secondo il 67% del campione, inoltre, in Italia abbiamo un sistema che garantisce il pluralismo e la varietà dell'informazione.
Vi è poi la preoccupazione per le notizie false: secondo la maggioranza (56,3%) sarebbe necessario un controllo statale per limitare la diffusione delle fake news, anche sotto forma di censura. A tal proposito è interessante sottolineare che il risultato cambia notevolmente in base alla fascia di età: i giovani si mostrano molto più propensi al controllo e alla censura. E infatti i ragazzi che vanno dai 15 ai 19 anni sono quasi unanimemente (oltre il 90%) favorevoli al controllo statale delle notizie; nella fascia d'età che va tra i 20 ed i 29 anni la maggioranza cala al 71% e continua a calare nelle fasce più adulte (dai 30 a oltre i 60 la maggioranza è contraria ad un controllo statale ed alla censura).
Va sottolineato anche che la risposta cambia notevolmente anche in base al titolo di studio: la maggioranza di chi ha la laurea (il 67%) è contrario alle limitazioni, mentre tra chi ha il diploma o titoli di studio inferiori il 70% è favorevole al controllo delle notizie.
Nel questionario erano presenti anche alcune domande in cui si chiedeva di giusificare le proprie risposte. Praticamente nessuno dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni ha motivato le proprie scelte nelle risposte aperte. Coloro che hanno risposto più approfonditamente alle domande aperte sono coloro che valutano negativamente i media: quelli che ritengono che i giornali non siano affidabili e obiettivi, che i mezzi di informazione possono essere pericolosi, i contrari alla censura e coloro che ritengono che il sistema italiano dell'informazione non sia vario e pluralista.
In molti denunciano che i quotidiani e le Tv siano eccessivamente condizionati dal conflitto di interesse dei proprietari, che limita la libertà di stampa; o che il controllo statale delle notizie false possa essere un'arma che colpisce il diritto all'informazione (con alcuni richiami all'articolo 21 della nostra Costituzione).
Per quanto riguarda il pluralismo coloro che hanno risposto denunciano l'assenza di voci contrarie nel dibattito pubblico, e portano anche gli esempi attualissimi della guerra in Ucraina e del caso Orsini.











