Prima di noi di Giorgio Fontana

Uno scrittore di appena quarant'anni - ma da tempo apprezzato, avendo vinto nel 2014, a 33 anni, il Premio Campiello con il romanzo Morte di un uomo felice - si cimenta in un romanzo storico: l'epopea della famiglia Sartori, che inizia con la fuga di Maurizio dall'esercito, dopo la disfatta di Caporetto (1917) nella Grande Guerra, e si conclude dopo quasi un secolo, nel 2012. Quattro generazioni seguite dalle montagne del Friuli fino alla grande città, raccontate attraverso dialoghi serrati, in stile quasi teatrale o da sceneggiatura cinematografica.
Prima di noi è stato definito un grande romanzo italiano, dove «c'è la forza del passato, l'avventura, ci sono gli amori che siamo stati; è il libro di questa nostra vita. Leggerlo è sapere chi siamo oggi» (Marco Missiroli).
Le vicende del romanzo sono raccontate inserendole nel contesto della storia italiana del Novecento. Uno dei protagonisti incide la sua storia su un Geloso - chi ha qualche anno ricorderà quel registratore da famiglia - perché «a scrivere non era mai stato bravo»:
«A Milano? Dal quindici luglio 1948. Lo ricordo bene, perché era il giorno dopo l'attentato a Togliatti. Tutto fermo. Certi viali grandi come non ne avevo mai visti, e vuoti.[...] Ricordo di essere finito in una piazzetta piena di gente, tutti operai. Era tarda notte ma ancora discutevano. I fascisti, tornano i fascisti, dicevano. Molti erano armati. Adesso andiamo lì dal prefetto e lo appendiamo al muro, dicevano. Un ragazzo teneva sollevata una lanterna con un bastone, e c'era questa luce chiara sopra di noi. Era bello. Me ne sono andato a dormire su una panchna con la testa che mi girava. Il giorno dopo Bartali ha vinto un'altra tappa in Francia e di Togliatti già si parlava di meno»
O la diatriba tra operai e studenti sul tempo della rivoluzione.
«E la rivoluzione?», disse. «La rivoluzione quando la facciamo, compagno Sartori?».
«La rivoluzione con calma. Intanto bisogna prepararla».
«Per regalarla al Partito mentre noi sudiamo».
«Voi, eh».
«Sì. Perché io la fatica la conosco, sa? Faccio l'operaia in un'industria chimica. Respiro la merda da mattina a sera - e cosa devo fare? Aspettare la rivoluzione per riavere la salute?».
«Non hai trovato altro?».
«Me lo sono scelto».
Lo zio rise scuotendo la testa: «Un'altra che si è infilata in fabbrica per turismo Voi siete tutti matti. La rivoluzione ar-riva domani, mica oggi».
«Domani saremo tutti morti», disse Anna.
«Questo romanzo è un proiettile che entra nel Novecento italiano, passa la storia da parte a parte e fuoriesce dal presente trasformando il lettore, dopo essergli entrato nella testa quanto nel cuore» ha scritto la critica Claudia Durastanti.
Nella nota finale l'Autore dice di essersi ispirato alle vite del bisnonno Giovanni Fontana e del nonno Luigi Fontana; ai loro racconti orali e ai diari e scritti di quest'ultimo, senza i quali «Prima di noi non sarebbe mai nato».
di Salvatore Multinu