Procedura di Salvatore Mannuzzu

03.08.2021

Salvatore (Toti) Mannuzzu è stato magistrato, politico, scrittore. Siamo stati partecipi, anche a livello locale, del suo importante impegno politico nella Sinistra.

Con il suo romanzo Procedura ha ottenuto il Premio Viareggio nel 1989.

Toti Mannuzzu disse in un'intervista del 2004: «Il fatto è che io non ho mai scritto soltanto per pubblicare. Non sono uno di quegli scrittori tenuti a essere presenti, che un libro lo devono fare, altrimenti la gente si dimentica di loro. A questi protocolli non mi sono mai sentito legato. A me stesso, per scrivere, ho sempre richiesto due cose: la sincerità e la necessità. Sono i miei fantasmi, che pretendono che io scriva. Se non c'è questo input non riesco a mettermi alla tastiera».

Il critico letterario Geno Pampaloni scriveva: «La scrittura di Mannuzzu è piana, ma ricca di vibrazioni sottili, come se il soffio della vita non finisse mai, convivendo sommessamente con la disperazione; una disperazione per così dire cementata dall'accettazione, poiché sempre si guarisce in qualche modo dalla vita».

Ma Mannuzzu replica: «"Si guarisce in qualche modo dalla vita". Ora invece protesto contro questa mia affermazione. Oggi dico che dalla vita non si guarisce... non accetto più, sommessamente, la disperazione, protesto contro la disperazione...».

Mentre l'Italia è colpita dalle notizie della strage e del sequestro Moro, in Sardegna, nella città di T., il giudice Valerio Garau rimane ucciso tra i tavoli di un bar, avvelenato, secondo l'autopsia, dal cianuro di potassio, mentre si trovava a bere un caffè, in compagnia della sua collega e amante, Lauretta Oppo Martinez.

Il giudice Garau, nonostante il suo ruolo di magistrato, si dedica al traffico clandestino di reperti archeologici, accumulando una ricca collezione.

L'amante, l'ex moglie, lo zio canonico, la zia cieca, i colleghi... tutti potrebbero avere avuto un motivo per provocare la sua morte.

Il magistrato incaricato, indagando sulla morte del collega, scopre un mondo di storie parallele che lo costringono a riflettere anche su se stesso: «ciò che viene tirato a riva delude sempre, quando non spaventa». Che cos'è la verità? E che ce ne facciamo? è il pensiero che lo assilla anche quando il cerchio sembra chiudersi con una possibile soluzione.

Il romanzo di Mannuzzu riflette sulle condizioni di possibilità/impossibilità di trovare la verità, in una presenza folta di indizi. Come è morto il magistrato Garau? Suicidio, omicidio? Lo scrittore riflette sull'umana fatica dei giudici, in un ambiente giudiziario di provincia, dove la vicenda si sviluppa.

Nel 2000, dall'opera di Toti Mannuzzu, da alcuni inserita nel filone di narrativa gialla o noir, il regista Antonello Grimaldi trasse il film Un delitto impossibile.

Gianni Tola