Promuovere la lingua e la scuola sarda

06.05.2024

La redazione di prospettive ha posto alcune domande alla nuova responsabile dell'Assessorato regionale della Cultura, Beni culturali, Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo, la dottoressa Ilaria Portas, che ci ha gentilmente risposto.

Di seguito l'intervista.

D. Sul sito del nostro periodico abbiamo pubblicato due documenti che contengono il lavoro svolto nel 1982 dalla Scuola elementare di Pattada, sulla vita e sugli strumenti di lavoro, con i riferimenti in limba, de Su massaju e de Sa massaja, per porre in rilievo l'importanza della lingua e della cultura sarda, nella scuola e nel sociale. Quali sono le iniziative e le azioni che l'Assessorato regionale della P.I. intende concretamente avviare affinché la lingua sarda possa essere utilizzata e valorizzata nelle scuole e nella società?

R. Aprire questa intervista parlando di lingua sarda mi da l'occasione per dire quanto questa tema sia per me prioritario: sono orgogliosamente bilingue e ritengo che la valorizzazione, la conoscenza e la diffusione del sardo (e delle altre lingue minoritarie parlate in Sardegna) siano uno degli elementi chiave per la costituzione di una nuova era per la nostra isola.

L'Assessorato ha diversi strumenti a questo proposito. Proprio qualche giorno fa sono state approvate le delibere di giunta sui progetti di formazione, sportelli linguistici e promozione della lingua per il 2024 (aperti a tutti gli enti locali della Sardegna, anche in forma aggregata) e sulla standardizzazione ortografica del sassarese, del gallurese e del tabarchino. In questi anni, sono stati svolte diverse sessioni di certificazione del sardo e progetti di certificazione sperimentale delle lingue minoritarie: questo consente di trattare queste lingue alla stregua delle lingue straniere, formando e certificando gli operatori rispetto alla conoscenza del sardo e delle minoritarie (nel livello C1). L'approvazione nel 2018 della legge regionale n. 22 ha, inoltre, per-messo di normare nuove azioni sulla lingua: in questi cinque anni intendiamo agire soprattutto in sinergia con le istituzioni scolastiche per attuare un vero programma di conoscenza e diffusione sia della lingua che della storia sarda, come peraltro previsto dalla citata legge.

D. Tra i problemi più importanti e gravi delle scuole della Sardegna, ci sono quelli relativi al dimensionamento organizzativo e alla dispersione scolastica, quest'ultima con i tassi tra i più elevati rispetto alle altre Regioni italiane.Come possono essere affrontati, alleviati e possibilmente risolti, questi problemi?

R. La questione doppia D (Dimensionamento e Dispersione) è senza dubbio il filone di problemi maggiormente rilevante per la scuola sarda, ma in realtà le criticità non si esauriscono con questi due macrotemi: un costante abbandono di campo da parte della Regione in questi anni, ha avuto il duplice effetto di moltiplicare le criticità e, nel contempo, di renderci supini nei confronti del Governo nazionale.

Il problema del dimensionamento scolastico è solo l'ultimo dei successi dello Stato-ragioniere, che potremmo anche chiamare Stato-razionalizzatore. Noi crediamo che la situazione sarda non possa essere guidata da freddi calcoli relativi a dirigenze da tagliare. Il quadro normativo generale (in particolare, costituzionale) restringe il campo dell'azione regionale, in quanto trattasi di legislazione concorrente tra Stato e Regione: la legge regionale n. 2 del 2024 è la prova che il rischio di impugnazione di tutte le normative che non rispettino la competenza legislativa ai sensi dell'art. 117 Cost. La legge sarda sulla istruzione rappresenta un obiettivo della nuova Giunta regionale Todde: è necessario partire subito da un percorso di partecipazione, confronto e ascolto con le istituzioni scolastiche e, contemporaneamente, avviare da subito una interlocuzione con il Governo Nazionale, con gli Affari Regionali e la Conferenza Stato-Regioni e arrivare a un protocollo, giuridicamente forte, e istituzionalmente supportato, che consenta alla Sardegna, anche sulla base del principio di insularità in Costituzione, di adattare il sistema scolastico statale, rivedendone i parametri, alla specifica situazione sarda, cosi geograficamente, orograficamente e strutturalmente distinta dalla situazione italiana.

E' chiaro che, a cascata, il problema della progressiva riduzione delle autonomie scolastiche, la maggior quantità di scuole da gestire da un solo dirigente e un dirigente amministrativo, non permette alle singole scuole di organizzare e pianificare un percorso di attrattività quotidiana e affezione per la scuola. Da qui, ma anche da strutturali problemi nei trasporti, della qualità e quantità dei servizi (assenza del tempo prolungato, delle attività extrascolastiche, della mensa e dei servizi accessori) e del-a bassa attrattività dei territori periferici, nasce l'atavico problema della dispersione scolastica.

Noi intendiamo ripartire da dove eravamo rimasti con i progetti di Tutti a iscol@; tuttavia, prima di dire che vanno ripresi e implementati, noi pensiamo che debbano essere studiati, monitorati e verificati i risultati. Dai dati si deve ripartire per mettere in campo nuovi e innovativi metodi, al fine di ricreare negli studenti e nelle studentesse sarde l'interesse e l'affezione per la scuola e aggredire i tassi di dispersione cosi elevati.

D. Una delle questioni rilevanti per la Scuola riguarda il ruolo che gli Enti Locali, e in particolare i Comuni, possono svolgere al fine di favorire una specie di simbiosi nell'azione educativa, facendo uscire le istituzioni scolastiche dalla pura e semplice azione didattica e di istruzione, per migliorare la conoscenza e i rapporti con i fenomeni sociali più eclatanti ed importanti per gli studenti. Non sarebbe utile che la Regione Sardegna, attraverso il suo Assessorato della P.I., avvii una serie di incontri e di iniziative con queste Istituzioni, sia per conoscere meglio le realtà locali, sia per interagire positivamente sui problemi concreti degli studenti? E, a questo proposito, cosa pensa della recente iniziativa del ministro Valditara per tenere aperte le scuole nel periodo estivo?

R. Come ho accennato parlando di Dimensionamento scolastico e di legge regionale sulla istruzione, intendiamo iniziare questo per-corso necessariamente dal confronto e dall'interlocuzione con il mondo della scuola: calare dall'alto azioni, misure e norme è assolutamente controproducente e scorretto, tanto nei confronti delle istituzioni scolastiche e degli enti locali, quanto nei contronti dei ragazzi e delle loro famiglie.

Per quanto riguarda, invece, la questione della scuola aperta anche in estate, riterrei questa ipotesi non perseguibile in Sardegna: in primis a causa del clima e della scarsa presenza di sistemi di condizionamento nei plessi; in secondo luogo per la tempistica ristretta con cui questo progetto andrebbe a realizzarsi; da ultimo, perché ritengo che la scuola rischierebbe di essere considerata una sorta di parcheggio estivo. La scuola non è un parcheggio e dobbiamo evitare che lo sia, tanto in inverno quanto in estate: la funzione della scuola è quella educativa e formativa, non è un servizio a domanda per famiglie che lavorano. Mi pare inoltre che, in questo caso si sia partiti dalla fine: abbiamo i soldi, facciamo l'azione, poi definiamo obiettivi e contenuti. Questa azione ministeriale, sicuramente animata da nobili intenti, è un esempio di quanto accennato prima: azioni calate dall'alto e nessun confronto con la scuola.

Noi crediamo in una Scuola che sia un presidio culturale nei territori, uno spazio aggregativo e di conoscenza, che esprime la sua azione in nove mesi di frequenza e che lascia ai ragazzi e alle ragazze il tempo di sperimentare la vita vissuta, soprattutto nei momenti di vacanza.