Giuseppe Cambiganu (Zuseppe s'alveri): un barbiere... di qualità

16.03.2022

Quando Pattada, ancora nei primi anni del dopoguerra, contava ben oltre i 5mila abitanti, il paese brulicava di attività di ogni genere, artigianali, commerciali, agro-pastorali, che riempivano i suoi selciati di suoni e rumori caratteristici, sin dal primo mattino.

E, naturalmente, non mancavano figure caratteristiche di quei tempi, che si distinguevano per i loro tratti particolari, assumendo forme e colori di veri e propri personaggi.

Tra questi, non poteva mancare la figura del barbiere, che, in quel periodo, rappresentava, con il suo locale, non solo un servizio sempre richiesto, ma anche un luogo di ritrovo e di incontri. Mastru Zuseppe s'alveri, al secolo Giuseppe Cambiganu, (1903/1975), era proprio uno di questi.

Persona amena, di buonumore, pronto alle battute, qualche volta anche salaci, si accompagnava a un bastone da passeggio, per qualche sua difficoltà fisica, che roteava d'abitudine, anche in segno vagamente minaccioso. A tale proposito, si racconta che, mentre passeggiava davanti alla falegnameria di mastru Tomas Giagu in su sotziu, dove si trovava la sua bottega, fu proprio in occasione di una roteazione del suo bastone, forse troppo esuberante, avvenne la rottura della vetrina della porta della stessa falegnameria. A Mastru Tomas, che si lamentava del danno subito, Mastru Zuseppe rispose prontamente con una delle sue battute rimaste famose: «Eeh!... ant truncadu su c... a sa reina, e non poto truncare sa edrina a tie...?».

Mastru Zuseppe accoglieva nella sua bottega alcuni collaboratori, tra i quali possiamo ricordare, proveniente da Ozieri, il giovane Angelino Mureddu, e poi suo figlio Arturo. Dopo il loro apprendistato, questi avrebbero rappresentato una apprezzata generazione di barbieri e parrucchieri, ancora attiva a Pattada. Mastru Zuseppe aveva anche un altro importante collaboratore nella persona di Salvatore Uleri, suo assistente factotum.

Mastru Zuseppe, nel corso delle sue attività giornaliere, durante le quali poteva anche sperimentarsi nell'estrazione di denti doloranti di qualche supplichevole avventore, mentre affilava i suoi rasoi con s'istroppa, (una striscia di cuoio, la coramella) non disdegnava di accompagnare le sue prestazioni con frequenti assaggi di gradevole vinello pattadese, insieme a raffinate merende con cartocci di sardine ben salate e invitanti.

Qualcuno, malignamente, dato che, qualche volta, l'espressione del suo viso appariva leggermente plumbea, de su colore de sa bulvura, gli aveva appioppato il nomignolo di Piombo. Si diceva che, in queste occasioni, lui stesso, prima di iniziare la sua attività con i primi clienti, amava sornionamente fare la seguente battuta: «Oggi, bistecche...»

A proposito, si raccontava di qualche cliente che, dopo essere uscito dalla sua bottega, si recava presso l'attiguo bar di Cianeddu Fiore, riempendosi subito la bocca con sorsi abbondanti di buon vino, per verificare che lo stesso non fuoriuscisse dalle sue guance, appena trattate dal rasoio di Mastru Zuseppe.

Di nota fede comunista, forniva conti-ue espressioni, tra il faceto e il sornione, sui vari avvenimenti politici, che, diceva, ascoltava da Radio Londra: «si suponet chi apen bumbaldadu s'istazione de Chilivani», «paret chi Stalin siat mortu definitivamente».

Poteva anche capitare che, in qualche occasione, forse in seguito a troppo generose visite al suo vino preferito, i vicini di casa della via Mannu, dove abitava, venissero svegliati sul far del giorno dalle sue accese declamazioni comiziali dai toni comunisti, mentre, dalla finestra, sventolava un fazzoletto rosso, che spesso portava al collo per affermare le sue convinzioni politiche.

Durante una delle frequenti occasioni elettorali, notando che - come reciprocamente si usava tra gli opposti attivisti Comunisti e Democristiani - i manifesti con l'effigie di Stalin venivano regolarmente strappati dai muri della vicina Sezione, si arrabbiava e cominciava a canticchiare, affilando il rasoio sulla coramella: «Andat su pulman, torrat su pulman, s' iscoperzo chie 'nd'at truncadu sos bafos a Istalin, 'nde li sego su dundurrilloi...».