Quota 100: flop o successo? Demagogia o realismo?

13.11.2021

Ci ricordiamo durante la campagna elettorale del 2018 quando Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il primo leader della Lega, il secondo capo del Movimento Cinque Stelle, dichiaravano, in modo anche spregiudicato, che la prima legge che avrebbero cancellato era la Riforma Fornero? Nel primo Governo Conte, Lega e Cinque stelle avevano un'ampia maggioranza parlamentare, che gli avrebbe consentito di abrogare qualsiasi legge, compresa la tanto odiata riforma Fornero. È stato fatto? La risposta è no.

Quota 100 è una misura fondamentale della Legge di Bilancio del 2019, voluta fortemente dalla Lega e specialmente dal suo leader Matteo Salvini, volta a «superare», o meglio «cancellare», la tanto vituperata riforma delle pensioni, varata nel 2011 dal Governo Monti e dall'allora ministro del Lavoro Elsa Fornero. Riforma che, come tutti ben sanno, o fanno finta di dimenticare, venne approvata in condizioni di crisi finanziaria e fu fatta in soli 15 giorni.

In cosa consiste Quota 100? È davvero la cancellazione della legge Fornero? Ma, soprattutto, ha raggiunto gli effetti che i suoi creatori si erano prefissati? Quota 100 consente l'uscita anticipata per tutti i lavoratori che abbiano raggiunto almeno 38 anni di contribuzione con un'età anagrafica minima di 62 anni. Il tutto senza alcuna penalizzazione sull'assegno, o, eventualmente, con una penalizzazione minima.

Era una promessa contenuta nel contratto stipulato da Lega e Movimento cinque stelle nel maggio 2018. Piccolo inciso, sia la Lega che il Movimento cinque stelle, durante la campagna elettorale, avevano dichiarato più volte che: «al primo Consiglio dei ministri, la prima legge che verrà cancellata sarà la riforma Fornero».

Questa manovra è stata fi-nanziata dalla Legge di Bi-lancio del 2019 con un fondo di 3,9 miliardi per il 2019, 8,9 miliardi per il 2020 e 8,6 miliardi per il 2021. Nel decreto-legge che ha varato la misura, in vigore dal 29 gennaio 2019, all'articolo 14 leggiamo che la norma varrà «in via sperimentale per il triennio 2019-2021».

In base a quanto contenuto nella legge, quota 100 non ha mai cancellato la legge Fornero, tuttora in vigore e applicata alla maggioranza dei lavoratori. Ma, soprattutto, quota 100 ha funzionato?

Ricordiamoci quando sia Salvini che Di Maio, ma anche lo stesso presidente Conte, dichiaravano più volte che i pensionamenti di Quota 100 avrebbero creato un ricambio generazionale, addirittura affermando che il pensionamento di un solo lavoratore avrebbe comportato l'assunzione di tre giovani. Dati smentiti da tutte le istituzioni internazionali.

Al momento le stime sono tutte negative. Secondo la Corte dei Conti, l'impatto sull'occupazione complessiva è di circa 0,2 punti percentuali. Stessa valutazione è stata definita da un bollettino della Banca d'Italia, in cui si legge che nel periodo 2020-2022 «le maggiori fuoriuscite dal mercato del lavoro connesse con il provvedimento di Quota 100, sarebbero state solo parzialmente compensate da assunzioni».

In definitiva, possiamo consi-derare Quota 100 come un provvedimento che aveva come unico obiettivo quello del consenso elettorale, una misura propagandistica, che oltre a costare tantissimo alle casse dello Stato, non ha raggiunto gli effetti desiderati.

Come al solito, la ricerca del consenso elettorale è al primo posto nell'agenda politica italiana, mentre passa in secondo piano, ancora una volta, la capacità di fare riforme che guardino alle future generazioni, sulle quali grava un debito improprio.

Nanni Deiana

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Sul giudizio che il provvedimento definito Quota 100 non costituisca una riforma della legge Fornero, e che nasca dalla ricerca demagogica del consenso elettorale, si può concordare con chi ci ha inviato il contributo che volentieri pubblichiamo. Ma occorrerebbe riflettere anche sulla equità e sulla correttezza della legge Fornero, approvata frettolosamente e con il solo scopo di fare cassa a spese dei lavoratori dipendenti e dei pensionati - che costituiscono i maggiori contribuenti del fisco italiano - più che di pervenire a una riforma equa del sistema pensionistico, che tenga conto delle differenze tra le tipologie di lavori.

Gli errori di valutazione del governo Monti e del suo ministro hanno prodotto decine di migliaia di cosiddetti esodati (cioè persone che si sono trovate, in un'età cruciale per il mercato del lavoro, prive sia del lavoro che della pensione).

Non è certo mettendo in conflitto le generazioni interessate (giovani e anziani) che può essere risolto equamente il problema di assicurare agli uni un ingresso in un mondo del lavoro trasformato in giungla dove decine di contratti atipici inducono sfruttamento e ingiustizie, e agli altri la sicurezza di trascorrere una vecchiaia serena dopo una vita lavorativa spesso lunga e faticosa.

E finché il lavoro continuerà a essere considerato una merce come le altre, in un mercato senza regole, questo problema non potrà essere risolto.