Ritorno al futuro

12.02.2021

Nel 2019 l'export agroalimentare italiano ha toccato i 41,6 miliardi di euro (pari al 9% delle esportazioni totali di merci del nostro Paese. E il trend di crescita sembra continuare, nonostante l'impatto del Covid.

Si registra il boom delle iscrizioni nelle facoltà di Agraria e lo storico ritorno al-la terra dei giovani (oltre 56 mila sotto i 35 anni sono alla guida di imprese agri-cole, con un aumento del 12% negli ultimi 5 anni). Si accendono luci sui meriti e i limiti dell'agricoltura industriale, sui costi del dissesto idrogeologico e sugli equilibri di un ecosistema fragile, ma ricco di potenzialità da valorizzare. Si accendono anche conflitti sociali inediti con l'impiego della manodopera immigrata: i braccianti del nuovo millennio.

Nei primi anni dopo la Seconda guerra mondiale, il contributo del settore primario al reddito nazionale era del 32% e del 43 era la percentuale degli occupati sul totale (oggi le quote sono rispettivamente il 2,2 e il 4%). In questo periodo emergono le contraddizioni di un'industrializzazione accelerata che sembra decretare la «morte» della civiltà contadina: danni ambientali e inquinamento; scarsa programmazione e controlli; squilibri di reddito tra operai e contadini e tra aree costiere o pianeggianti e quel-le interne (la polpa e l'osso, secondo la felice formula di Manlio Rossi-Doria); peso delle divisioni sindacali accentuate dalla guerra fredda; conflitto generazionale tra anziani e giovani che lasciano la terra. Eppure prodotti come i formaggi, i vini, l'olio, la pasta conquistano progressivamente importanti settori di mercato.

Agricoltura e contadini hanno svolto e svolgono una funzione essenziale per lo sviluppo e la stabilità del Paese; e all'Europa si guarda ancora per lenire le ferite di uno sviluppo squilibrato che investe tutti i Paesi occidentali. Allora come oggi, ritorna il tema di come portare la città in campagna, favorendo l'afflusso di tecnologie e la costruzione di reti (prima la tv, oggi Internet). E allora come oggi si torna a parlare di una nuova riforma agraria, per combattere le diseguaglianze sociali e valorizzare le differenze colturali e paesaggistiche favorendo la rigenerazione della fertilità: grandi sfide, per il Next Generation Ue, tra il passato e l'immediato futuro.

Nella nostra realtà vale allora la pena di fermarsi a riflettere sulle potenzialità che il settore primario offre, a condizione che si integrino tradizione e innovazione, saperi antichi e nuove tecniche di coltivazione e allevamento.

E vale la pena di interrogarsi sul ruolo che in questa integrazione può giocare la capacità di una comunità locale di pensare se stessa: di immaginare il suo domani mentre amministra sapientemente il suo oggi.