Sconfitta la chiusura al dialogo

12.12.2020

Intervista a Gianni Pompedda


Abbiamo intervistato Gianni Pompedda, per molti anni protagonista della vita politico-amministrativa del paese, per avere una sua opinione sull'attuale situazione.

Prima domanda d'obbligo: quali sono le tue con-siderazioni sul risultato delle elezioni del 25 ottobre scorso?

Da una prima analisi sulle elezioni del 25 ottobre, la considerazione immediata da fare sarebbe la mancanza di una ideologia politica, che negli anni è andata dissolvendosi. Ed è proprio questo che è venuto a mancare nella politica attiva del paese: un conto è il mero consenso popolare, un altro è avere dei progetti che vadano a favorire la comunità. La lista Radici e Futuro aveva come auspicio la novità, con persone nuove alla politica, giovani che hanno comunque raccolto un buon risultato pur presentandosi per la prima volta alle elezioni e quindi rappresentano il futuro, se questo patrimonio non verrà disperso. Non ho visto le radici o, almeno, ne ho visto solo alcune.

Se il discorso politico della nuova compagine amministrativa fosse stato discusso con umiltà e lealtà all'interno del gruppo PD, che voleva sostanzialmente mettere una pietra sopra il passato presentandosi con una lista completamente nuova formata da giovani, poteva essere una buona scelta, ma doveva essere, appunto, ragionata e pensata per creare un nuovo sviluppo politico; e allora bisognava quantomeno rinnovare tutto, compreso il Sindaco, e forse candidando un giovane avremmo non dico vinto ma sicuramente avuto una disfatta meno pesante. Come si può pretendere di appoggiare un percorso nuovo se questo non viene condiviso e discusso all'interno del gruppo ma sola-mente tra pochi intimi?

I numeri sembrano avvalorare le tue afferma-zioni, ma vorremmo farti la domanda delle cento pistole, come direbbe Sandro Paternostro: tu ti collochi tra gli sconfitti o tra i vincitori?

Né tra i vincitori né tra gli sconfitti, però mi preme rimarcare che se una maggioranza viene confermata, lo si deve sempre anche alle lacune della minoranza, che si è chiusa nella propria sezione lasciando a pochi il libero arbitrio e la consequenziale libertà di espressione che sta alla base di una democrazia. In pochi o pochissimi hanno pensato, senza pensare che anche gli altri pensano.

Non vi è stata nessuna discussione sul merito, sono stati messi dei paletti affinché nessuno degli uscenti dovesse essere candidato, ed utilizzando ulteriori ostacoli ancora più discriminanti nei con-fronti del sottoscritto che si era reso disponibile ad una candidatura. Una scelta sciagurata, distaccata dalla realtà, nella convinzione che pochi amici potessero influenzare l'elettorato che, a loro dire, era stanco della politica di Angelo Sini. Per rispondere ancora meglio alla domanda, dico che non sono così addolorato per la sconfitta, poiché la stessa non è dipesa dal sottoscritto, come qualcuno vuole insinuare, bensì da un numero molto più numeroso di pattadesi che liberamente non hanno condiviso questo nuovo percorso fatto di ipocrisie.

Tu hai partecipato attivamente alla politica amministrativa pattadese da circa 40 anni. In questa tornata elettorale, come hai spiegato, non sei stato coinvolto in prima persona. Hai deciso di abbandonare la politica?

Io sono entrato in politica nel 1980, avevo 21 anni, con l'amministrazione di Cappiali-Luridiana. Ero giovane e nei primi due anni sono rimasto ad ascoltare, a vedere come funzionava la macchina amministrativa, a studiare le interpellanze e le mozioni presentate dalla allora minoranza. Una grande lezione di politica. Successivamente anche io ho iniziato ad alzare la testa a proporre nuove iniziative, sia alla maggioranza di cui facevo parte, che alla minoranza, combattendo con tenacia in Consiglio comunale per far approvare quelle iniziative. Da quella esperienza sono nate idee per l'utilizzo del nostro territorio comunale, un patrimonio ambientale non ancora sfruttato, e quindi l'idea della cooperativa per il recupero ambientale della foresta, della apicoltura. Per alcuni (anche fra voi della redazione) erano fumo, oggi sono realtà. Oggi a Pattada esercitano la loro attività forestale diverse cooperative che operano nel territorio ed occupano diverse decine di operai, Ci sono produttori di miele, ci sono due agriturismi.

Ma una nuova attività di cui vado ancora più fiero è il panificio: pur non essendo panettiere e non provenendo da una famiglia di panettieri, oggi il panificio esiste grazie anche ai giovani che vi lavorano con impegno e serietà dando lavoro a sei persone. Nel nostro piccolo paese sono una boccata di ossigeno assieme alle altre realtà esistenti .

Pertanto in risposta alla vostra domanda, sempre con la diplomazia che mi ha contraddistinto negli anni, affermo che : «Non ho mai smesso» di fare politica attiva all'interno della comunità . Preciso altresì che in questi ultimi anni ho partecipato con minore costanza alla vita politica del partito per ovvie ragioni di lavoro, ma non ho mai tralasciato o messo in secondo piano l'interesse della comunità. Interesse che dal 1980 porto avanti con convinzione, certo delle grandi potenzialità che questo paese ha sempre avuto. Continuerò oggi e negli anni a venire a fare politica, contro la acrimonia ed il livore che ha leso l'intero partito, nell'interesse del paese in cui credo. Cosi come disse l'amico di Che Guevara, chi non lotta ha già perso.

Ciò che affermi attribuisce delle importanti responsabilità al PD. In effetti dal 2010 (vittoria con +450 voti di differenza) al 2020 (sconfitta con -333 voti di svantaggio) è stato dissipato un patrimonio di circa 800 voti! Quali iniziative pensi che dovrebbero prendere coloro che hanno condotto il partito a questo risultato?

Alla domanda sarebbe ovvia la risposta, ma credo che non spetti a me dire cosa deve fare chi ha portato il partito a questi risultati anche perché io stesso sono un iscritto al partito, piaccia o non piaccia. Forse ho sbagliato a non esporre subito pubblicamente il mio disappunto sulle cose dette in premessa, ma quando vi sono delle responsabilità politiche da che mondo e mondo qualcuno dovrà prenderne atto. Io sono pronto per ricostruire una nuova fase del partito democratico che veda come principio assoluto il dialogo aperto e sincero dove la dialettica politica fra le diverse opinioni sia di auspicio per far crescere un nuovo gruppo dirigente che abbia a cuore prima di tutto il Paese con estrema umiltà ma non dimenticando che la politica si fa per gli altri!