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30.09.2024

«Si comunica che l'individuazione di eventuali superfici idonee o non idonee a cura dell'ufficio tecnico comunale sulla base dei criteri tecnici e oggettivi previsti dal quadro normativo vigente richiede un lavoro preliminare di studio e pianificazione del territorio che non può essere portato a termine in appena 5 giorni lavorativi.

Come molti altri comuni avranno fatto notare, la richiesta pervenuta non può essere soddisfatta in modo esaustivo, con la tempistica accelerata e le risorse umane e strumentali disponibili. I dati richiesti dei vari Piani di programmazione territoriale quali Programma di fabbricazione, PAI e vincolistici vari sono già depositati presso la Regione Sardegna e la definizione delle proprietà catastali delle aree su un territorio di 165,4 Kmq richiederebbe una ricerca catastale lunga e complessa impossibile da portare a termine in un lasso di tempo così breve.

[...] la definizione e l'individuazione delle aree idonee è in capo alle Regioni e pertanto si ritiene che l'opportuno coinvolgimento degli enti locali, e dei propri Consigli Comunali, debba avvenire sulla base di una preliminare proposta di aree idonee o non idonee nel territorio di Pattada da parte della Regione Sardegna

Quelli riportati sopra sono alcuni stralci della risposta che il Sindaco di Pattada ha dato alla Regione che richiedeva indicazioni in proposito di definizione di aree idonee o non idonee all'installazione di impianti di energia da fonti rinnovabili.

Il termine prescritto era oggettivamente limitato, anche se questo non ha impedito ad alcuni Comuni di ottemperare alle richieste regionali: per esempio, il Comune di Ossi, uno dei 37 Comuni sardi (su 377) che ha approvato il Piano Urbanistico Comunale (PUC) in adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale (PPR).

Al di là di questo ci poteva essere da parte dell'Amministrazione un atteggiamento aperto, un coinvolgimento del Consiglio comunale (come richiesto dall'opposizione e dal Comitato No in Palas Nostras).

In questa occasione sono venuti al pettine i nodi di un lassismo amministrativo più volte denunciato. Infatti:

• se l'Amministrazione Sini avesse provveduto - come richiesto esplicitamente in molte occasioni anche da questo periodico - ad attivare la redazione del PUC, anche Pattada avrebbe avuto una puntuale conoscenza del suo territorio, avrebbe potuto individuare le parti più fragili dal punto di vista ambientale perché sede di emergenze storiche, naturalistiche, archeologiche, etc... degne di essere salvaguardate e valorizzate;

• se l'Amministrazione Sini avesse ottemperato alla delibera del Consiglio comunale che istituiva le Commissioni consiliari aperte alla partecipazione di cittadini ed esperti, avrebbe potuto convocare urgentemente la Commissione Urbanistica/Ambiente e raccogliere utili proposte circa le indicazioni da trasmettere alla Regione sulla idoneità o non idoneità di molte zone del territorio pattadese, a cominciare da quelle di proprietà pubblica e soggette a usi civici;

• se l'Amministrazione Sini avesse convocato in via di urgenza il Consiglio comunale, avrebbe potuto ascoltare le proposte che il gruppo di minoranza aveva formalmente preannunciato di presentare, rendendosi disponibile a farlo solo in quella sede e non - come aveva richiesto il Sindaco - come proposte di singoli consiglieri comunali.

I se potrebbero continuare a lungo, ma sarebbero tempo ed energie sprecate, perché la verità è che questa amministrazione si va sempre più rivelando inadeguata.

Parafrasando una celebre espressione, si­­ potrebbe dire che «ha esaurito la sua spinta propulsiva», non ha più niente da dire o da dare al paese. E invece la pandemia del Covid obbligherà Pattada a sorbirsela per una anno in più, fino alla primavera del 2026: undici anni invece che dieci. Era stato, infatti prorogato causa Covid il primo mandato, e sarà prorogato di sei mesi anche il secondo perché in condizioni normali si vota per le amministrative solo nella sessione primaverile: un altro colpetto alla democrazia e al sacrosanto diritto dei cittadini di poter giudicare in tempi certi l'operato dei loro amministratori.

È vero che, in un rigurgito di coscienza democratica, i consiglieri comunali potrebbero dimettersi e chiamare i cittadini alle urne; ma non circola aria simile, anche se la maggioranza nutre aspettative di riconferma.

Sarebbe l'occasione per verificarlo.