Sui sentieri della storia

Un gruppo di giovani, i Becos e Murones (nella foto), ci inviano questo contributo che volentieri pubblichiamo perché incrocia il focus sul turismo con quello sul territorio.
Le corte e fredde giornate tipiche del gennaio pattadese, con l'impossibilità degli spostamenti tra comuni dovuta alle ultime restrizioni anti-Covid, risultavano difficili da riempire con svaghi che permettessero di allontanare la mente dalla quotidianità fatta di lavoro e studio. Anche lo sport all'aperto era difficilmente praticabile, così come la maggior parte delle attività di gruppo.
Sono state queste condizioni a spingere un ristretto gruppo di ragazzi, accomunati dalla passione per l'escursionismo e la cultura nuragica, ad esplorare i numerosi siti archeologici presenti all'interno del territorio pattadese (comprendenti nuraghi, tombe dei giganti, villaggi, fonti e muraglie). Con il passare delle settimane, sempre più amici interessati a questa attività si sono uniti al gruppo, arrivando a formare quello attuale, costituito dalle stesse dodici persone che, riunendosi virtualmente, hanno scritto questo articolo. Siamo noi, i Becos e Murones, soprannome che ci siamo simpaticamente auto-affibbiati. È nato per scherzo, durante una delle nostre uscite: mentre ci arrampicavamo sulle rocce che portano al magnifico Casteddu de Olòmene, uno di noi domandò a voce alta: «Ma bois, in custu mamentu, bos parides pius becos o pius murones?» (che tradotto significa: «ma voi, in questo momento, vi sentite più caproni o più mufloni?»), provocando grasse risate e conseguenti scambi di battute.
Il nostro principale obiettivo è quello di riuscire a visitare tutti i siti nuragici presenti nel nostro territorio, non solo con lo scopo di osservarli, ma anche, se necessario, di geolocalizzarli in modo che possano essere raggiunti facilmente da altri escursionisti.
Grazie a queste uscite stiamo scoprendo posti meravigliosi a pochi passi da casa nostra, a molti di noi finora sconosciuti. Uno di questi è stato sicuramente il villaggio nuragico di Litu Pedrosu Mannu, nascosto sotto le fronde dell'omonimo bosco, in su Monte de Subra: ci ha decisamente stupito per la sua estensione (visto che i resti delle strutture si espandono a perdita d'occhio) e per il suo discreto stato di conservazione, nonostante non sia mai stato oggetto di scavi. Stessa cosa dicasi per il villaggio di Sedda Otìnnera. Per quanto concerne i nuraghi, sicuramente i più sorprendenti sono stati Crabiles a Bantine e il complesso di Sa Nièra. Il primo si presenta in buone condizioni e risulta accessibile, anche se l'ingresso principale è parzialmente sepolto. La volta appare intatta, tuttavia non è più possibile salire in cima attraverso le scale, ormai bloccate; tutt'attorno si possono notare i resti di quello che probabilmente era un villaggio.
Il complesso di Sa Nièra, situato sul colle da cui prende il nome, è composto da un nuraghe e da una fonte. Al nuraghe si può accedere dalla sommità, sebbene la tholos non sia più integra. Apparentemente un monotorre, alcuni elementi attorno alla struttura principale fanno pensare in realtà a un polilobato, mentre l'ingresso principale, anch'esso seminterrato, ricorda per forma e proporzioni quello del magnifico nuraghe Piscu di Suelli. Un po' più a valle si trova la splendida fonte nuragica; per la verità, la prima impressione non è stata delle migliori: l'anticamera si presentava completamente coperta dal fango e infestata da erbacce e rovi che ne impedivano l'accesso. Non avendo gli strumenti adeguati, ci siamo dovuti armare di tanta pazienza e ripulire tutto a mani nude, fango compreso. Ma ne è valsa la pena! Dopo questo lavoro abbiamo potuto apprezzare la perfezione dei dettagli costruttivi della cupola e alcuni particolari elementi esterni, come le piccole panchine ai lati del vestibolo e un curioso elemento circolare che sembrerebbe fungere da troppopieno, impedendo all'acqua all'interno della fonte di superare il livello della soglia.
Non possiamo inoltre non citare la fortezza di Olòmene, non molto distante dalla località Cugadu: l'imponente struttura è situata in cima ad una parete rocciosa, difficilmente raggiungibile, ma la sola vista dalla sua sommità vale la scalata (...e le svariate cadute!).
Durante alcune uscite fatte nel periodo di zona bianca, ci sono stati anche degli sconfinamenti non troppo oltre i limiti del territorio pattadese, che meritano una menzione. Tra questi possiamo citare sicuramente il nuraghe Errere e il nuraghe Tilàriga, rispettivamente a Buddusò e Bultei. Abbiamo trovato due strutture conservate molto bene, entrambe praticabili e con la tholos tuttora intatta. Nel caso del nuraghe Tilàriga, è stato interessante osservare un'architettura interna più articolata, che permetteva di accedere a più stanze, nonché la presenza di mensoloni in cima (una rarità). Tuttavia, in generale, i siti visitati si trovano in stato di completo abbandono: quelli in condizioni migliori sono agibili e pressoché intatti, ma non vi è traccia di scavi, non sono segnalati (se non sul geoportale di Nurnet.net, ma non tutti) e arrivarci è talvolta difficile poiché è necessario introdursi in terreni privati. Quelli in condizioni peggiori, purtroppo, risultano essere spesso poco più che gli scheletri delle strutture originali, come Olòmene, il nuraghe Elvanosu o la muraglia megalitica di Sa Chidade. Qualche volta ci è capitato di imbatterci in siti ammodernati o protetti in maniera approssimativa e frettolosa. Un esempio è dato dal nuraghe Su Tassu (Bultei), dove è presente una colata di cemento alle pendici della struttura, con tanto di cardini di un vecchio cancello incastonati nelle mura. Ma il caso più eclatante è indubbiamente quello della fonte nuragica a Sa Nièra. Tempo fa gli fu costruita attorno una semplice ma efficace muratura in blocchetti, per salvaguardarla dalle intemperie, dalla vegetazione e dal bestiame. Tuttavia, è innegabile che questa rovini drasticamente l'aspetto della fonte stessa, conferendogli quell'aria da tipico «non-finito sardo». Tale soluzione, teoricamente provvisoria, risulta tuttora l'unica protezione per questo meraviglioso esempio di architettura nuragica.
Migliorare la condizione di questi siti non è facile, anche perché si trovano spesso in aree private. Eppure, per molti di questi, sarebbe sufficiente anche solo renderli più accessibili mediante l'uso di segnali o la creazione di percorsi che permettano di raggiungerli facilmente, senza dover trasformare l'escursione in una gara di salto a ostacoli e soprattutto in modo che siano praticabili anche da escursionisti che non conoscono il territorio. Sarebbe inoltre auspicabile che vengano stanziati e utilizzati più fondi per il recupero e la conservazione delle sopracitate costruzioni, come è stato recentemente promesso per la fonte di Sa Nièra.
Queste uscite ci stanno permettendo di ri-scoprire il nostro patrimonio archeologico, storico e culturale (nonché paesaggistico) e di capire quanto questo sia ricco, nonostante l'area entro la quale sono state circoscritte sia relativamente piccola. È intuibile il potenziale che avrebbero tali siti se valorizzati, soprattutto dal punto di vista turistico.
Ogni singola escursione ci ha dato un nuovo stimolo per quella successiva, rafforzando sempre di più il legame con la nostra terra. La curiosità e la fame di conoscenza, stimolate da queste nostre passeggiate, ci spingono ad andare avanti con l'esplorazione. Come gruppo vogliamo continuare verso il nostro obiettivo, proseguendo con l'opera di geolocalizzazione dei siti non segnati in agro di Pattada. In futuro vorremmo anche provvedere all'installazione di una segnaletica per i luoghi più facili da raggiungere, per poi eventualmente occuparci anche degli altri, possibilmente con il supporto degli enti locali. Oltre a ciò, sottolineiamo che il nostro non è un gruppo chiuso: chiunque sia interessato alle escursioni, alla cultura nuragica, o semplicemente ha bisogno di una giornata diversa e in compagnia, è più che benvenuto a unirsi alle nostre uscite, con la speranza che presto arrivino tempi migliori.




