Tra difficoltà e indifferenza

Lettera aperta di Angelo Carboni sulle politiche sanitarie SLA
Oltre tre mesi fa, abbiamo ricevuto, pieni di speranza, la visita del dott. Mario Nieddu, anche per l'interessamento del consigliere regionale Dario Giagoni, presente all'incontro. Sono state tre ore di confronto improntato, apparentemente, a reciproca comprensione e condivisione; erano presenti anche il Sindaco e un consigliere del Comune di Pattada.
Abbiamo illustrato a fondo le maggiori problematiche legate all'assistenza territoriale, corredate dai messaggi telefonici di altri pazienti SLA, a nome dei quali intendevamo parlare.
Intendiamo rimarcare che non si è minimamente parlato di soldi nè di aumento ulteriore del contributo, dato che andava bene l'impostazione indicata, 18 anni fa, dall'allora assessore alla Sanità Dirindin, e lasciata invariata dagli assessori De Francisci e Arru; ci interessava solo un'accurata e puntuale attenzione a qualche criticità.
La visita si era conclusa in un clima di reciproco ascolto, e nella consapevolezza di essere riusciti a presentare loro il quadro - riteniamo, abbastanza oggettivo - della disastrata condizione in cui versano tanti ammalati assistiti a domicilio, e la convinzione che il senso fosse stato recepito, visto il tono e l'atmosfera cordiale.
Chiedevamo semplicemente che il finanziamento venisse gestito dal comune, previa disponibilità dello stesso; che venissero reincluse le spese riguardanti la malattia, in vigore dal 2004, e incautamente modificate dall'attuale assessorato nel 2021; e che venisse risparmiata ai nostri cari la mendicante processione mensile e l'umiliante attesa dell'erogazione dei fondi da parte del Plus territoriali, regolarmente in ritardo di oltre due mesi, e non solo per loro esclusive responsabilità.
Il sistema dei Plus, a cui sono delegati i compiti di controllo dei bilanci presentati dai familiari dei pazienti assistiti a domicilio (al di là dei ritardi causati dalla pandemia o da altri impegni), prevede una erogazione dei fondi che, se potrebbe andare bene per i grossi centri e le aree metropolitane, è assolutamente inadeguato per le già abbondantemente penalizzate zone interne, alle prese con tanti annosi problemi che qui non pare il caso di sottolineare.
La nostra proposta non era un espediente per sottrarci alle nostre responsabilità, visto che, in precedenza, presentavamo al comune, tre volte l'anno, un dettagliato resoconto delle spese, che veniva inviato alla Regione per la verifica e l'approvazione.
Ogni incontro, perché sia autentico, esige un atteggiamento di reciproco ascolto, di apertura e di accoglienza. Evidentemente ci sbagliavamo: niente è cambiato, si è assistito a un inspiegabile e ambiguo voltafaccia dell'assessore, più attento all'apparenza che alla concretezza e ai reali bisogni dei cittadini.
Non sappiamo cosa ha spinto l'assessore e la giunta a modificare, in data 14 dicembre, gli emendamenti alla legge Omnibus con l'irrisoria mancetta di ben 2000 € annuali, del finanziamento Mi prendo cura (facilmente controvertibile in Mi prendo gioco, per restare nel confine della decenza!) che prevedono «un aiuto economico per l'acquisto di medicinali, ausili, protesi, non coperti dal sistema sanitario ma anche per il sostegno dei costi per le forniture elettriche e il riscaldamento che non trovano risposta negli attuali percorsi di presa in carico», mentre i 10 milioni previsti per il triennio 2021-2023 pare si perdano nelle fitte brume campidanesi! Facilmente equivocabile è infatti la dicitura sulla ripartizione dell'importo riservato ai Comuni: «con la ripartizione del 30% uguale per tutti e del restante 70% in base alla popolazione. Le amministrazioni civiche gestiranno gli stanziamenti direttamente e in autonomia per assicurare un supporto tempestivo con un apporto economico, che non dovrà essere superiore a 2000 euro». Più chiaro e burocratese di così!?!
L'assessore Nieddu e i suoi collaboratori sono, probabilmente, costretti a prendere decisioni cervellotiche dalla fallimentare gestione della pandemìa, dalla deplorevole condizione della sanità sarda e da scelte sull'assistenza territoriale che ricadono esclusivamente sulla loro irresponsabilità. Ma così si fa lo sgambetto a pazienti del tutto inermi, immobilizzati, che hanno scelto di continuare a combattere per la vita, collegati a dei macchinari.
Alla richiesta di delucidazioni ci è stato risposto, in un primo momento, con la cortesia di chi è disponibile a trovare una soluzione; il giorno dopo, la stessa persona si è mostrata stizzita, impacciata e, nel vano e patetico tentativo di arrampicarsi sugli specchi, si è appellata al politichese di presunte norme nazionali (mentre la misura era regionale).
In conclusione, ci sembra opportuno raccomandare vivamente agli interessati un attento e scrupoloso riesame dei LEA e del reale concetto di autonomia, oltre a un maggiore rispetto per chi, ogni giorno, lotta per un'esistenza nonostante tutto dignitosa.
Angelo Carboni