Un caffè interculturale

11.05.2021

Per la mia permanenza polacca ho deciso di non affittare una stanza o un monolocale, optando per una stanza in un dormitorio per studenti. Questa era la migliore alternativa per incontrare persone nuove e diverse, non potendo avere, per il momento, una vita sociale normale: qui infatti è inevitabile fare degli incontri. Il dormitorio è organizzato in una serie di lunghissimi corridoi, divisi in sezioni ogni 15 stanze. Ciascuna di queste sezioni ha una cucina e dei bagni comuni.

Una mattina, mentre lavavo i piatti, entra una delle ragazze che abitano qui, precisamente la ragazza che ha la stanza affianco alla mia. Dopo qualche minuto (in cui forse prendeva un po' di coraggio) mi chiede da dove venissi. Le rispondo che sono italiana e le rigiro la domanda. Lei mi risponde che è turca. E poi mi dice che me lo chiedeva perché sentiva spesso il profumo del caffè che preparavo e le ricordava un po' l'odore del caffè turco. Così, una incuriosita dall'altra, decidiamo di organizzare uno scambio di caffè. Io avrei preparato per lei il caffè italiano e lei avrebbe preparato per me il caffè turco. Sabato pomeriggio organizziamo il nostro scambio, una sorta di gemellaggio.

Si presenta, il suo nome è Songül, e mi spiega che significa l'ultima rosa. Iniziamo a preparare i nostri caffè. Io uso la caffettiera, che mi porto sempre dietro, e lei usa un pentolino (spiegandomi che quello che sta usando non è appropriatissimo, ma comunque va bene), in cui mette il caffè e l'acqua, portandoli a ebollizione. Quando inizia a bollire, rimuove la schiuma beige che si forma e la mette nella tazza (per due/tre volte); quando bolle vigorosamente spegne il fornello e versa tutto nella tazza. Scambiamo i caffè.

Songül fa i primi sorsi di caffè italiano e mi dice che è forte. Poi capisco che mancava una cosa... Non avevo messo lo zucchero! (Povera! Avrà pensato che fosse una specie di veleno.) Ma essendo abituata a berlo amaro, dimentico di comprare lo zucchero, quindi non ce l'avevo proprio. Cerco di aggiustare il tiro aggiungendo del latte. Così può andare.

Per me forse è andata meglio, infatti ho trovato il caffè turco abbastanza leggero con un gusto molto piacevole, una bevanda pomeridiana interessante.

Mentre sorseggiavamo il caffè, abbiamo iniziato a chiacchierare. Le chiedo come mai avesse deciso di venire a studiare in Polonia. Il volto le diventa cupo e mi dice che pensa che per lei non ci può essere un bel futuro nella sua terra. Mi chiede se avevo saputo che Erdogan aveva ritirato la Turchia dalla Convenzione di Istanbul; io non avevo visto le notizie negli ultimi giorni, quindi sono rimasta basita per qualche minuto. Così mi dice che la situazione nella sua terra è esasperante, soprattutto per le persone che pensano, vivono e credono a proprio modo. In-somma, la libertà viene continuamente uccisa. Quindi ha deciso che un'esperienza in Europa fosse un'opportunità per il suo avvenire. Vede l'Europa come terra di speranza, con tanta cultura. Insomma, l'Europa era un po' il suo sogno di libertà. Così rispondo dicendole che pensavo che anche la sua terra fosse un posto culturalmente interessante e affascinante. Sorride e mi ringrazia. Tra me e me penso: «Perché mi ringrazia?» e forse la mia faccia diceva la stessa cosa. E mi spiega che si sentiva come l'ultima (nonché inutile) ruota del carro europeo e che rimanendo lì non potrebbe avere nessuna opportunità, ma neanche la libertà. Penso che sia come avere due padri padroni, Erdogan e l'Europa. Dovremmo riflettere anche sui no-stri atteggiamenti, talvolta molto ottusi, che spesso non tengono conto del fatto che anche loro non sono tutti uguali e ci sono persone disperate da una situazione politico-economica inconcepibile ai nostri tempi. Come tante altre, purtroppo.

Mi rendo conto che l'argomento la rattrista molto. Quindi dalla politica e dai diritti umani, siamo passate a parlare di altro, studi, cosa poter fare a Wrocław, ma soprattutto cibo (nostra passione comune). E il prossimo appuntamento sarà uno scambio turco-italiano di piatti tipici.

Giulia Fogarizzu